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Cia: Programma di ricerca sulla modificazione del comportamento

Mercoledì, 3 agosto 1977
U.S. Senate Select Committee on Intelligence, and Subcommittee on Health & Scientific Research of the Committee on Human Resources
Washington, D.C.

Quello che segue è un estratto della dichiarazione di apertura dal senatore Edward Kennedy (D-Mass.).

Scarica la trascrizione completa della procedura per la consultazione personale e la condivisione (PDF).

Il senatore Kennedy. La ringrazio molto, signor Presidente. Siamo lieti di unirci per discute di questo settore.

Circa 2 anni fa, la sottocommissione per la sanità del Senato ha ascoltato le agghiaccianti testimonianze sulle attività di sperimentazione umana della Central Intelligence Agency. Il vice direttore della CIA ha rivelato che oltre 30 università e istituzioni furono coinvolte in un programma di “test e sperimentazione” che comprendevano la somministrazione nascota di droga a cittadini inconsapevoli “a tutti i livelli sociali, alti e bassi, nativi americani e stranieri.” Molti di questi test hanno comportato la somministrazione di LSD a “soggetti inconsapevoli in svariate situazioni sociali.”

Dai risultati di queste attività si stabilisce che ci fu almeno un morte quella del dottor Olsen. La stessa Agenzia riconosce che questi test ebbero poco significato scientifico. Gli agenti di monitoraggio non erano qualificati osservatori scientifici. I soggetti sottoposti ai test furono raramente rintracciabili dopo le prime ore di test. In un certo numero di casi, il soggetto di prova si ammalò per ore o addirittura giorni, rendendo quasi impossibile una efficace sorveglianza. Altri esperimenti furono ugualmente offensivi. Per esempio, venivano reclutati facilmente i tossicodipendenti da eroina per gli esperimenti con l’LSD poichè la ricompensa era rappresentata da una dose di eroina.

La cosa forse più inquietante di tutta la vicenda è che non si può stabilire con certezza la portata della sperimentazione. Le registrazioni di tutte queste attività sono state distrutte nel gennaio 1973, sotto comando dell’allora direttore della CIA Richard Helms. Al posto di indagini persistenti da parte della Health Subcommittee Intelligence Committee, non furono disponibili ulteriori informazioni o rapporti. Nessun singolo individuo – ricordava i dettagli, neppure il direttore della CIA, che ordinò la distruzione dei documenti, neppure l’ufficiale responsabile del programma, né alcuno dei suoi collaboratori.

Un individuo, attraverso il Freedom Of Information Act, realizzò quello che i due comitati del Senato degli Stati Uniti non erano riusciti a fare. Riuscì a far si che l’agenzia cercasse registrazioni aggiuntive relative al programma della CIA sulla sperimentazione con soggetti umani. Questi nuovi documenti vennero scoperti dall’agenzia a marzo. La loro esistenza non fu resa nota al Congresso fino a luglio.

I documenti rivelano una serie molto più ampia di esperimenti di quanto precedentemente pensato. Ottantasei università o istituti furono coinvolti. Vennero rivelati inoltre altri comportamento non etici da parte del personale Cia.

Il popolo americano ripone molta fiducia nella comunità di servizi segreti di questa Nazione. Il programma della Cia sulla sperimentazione umana degli anni Cinquanta e Sessanta violò questa fiducia. Venne violatata di nuovo il giorno in cui vennero distrutti la maggior parte dei documenti dell’agenzia nel 1973. Si viola ogni volta che un funzionario responsabile si rifiuta di ricordare i dettagli del programma. La migliore garanzia contro possibili abusi futuri è un registro completo pubblico degli abusi del passato.

Il presidente Inouye ha sottolineato: Questi sono problemi, sono domande avvenuti negli anni Cinquanta e Sessanta, nonostante ciò sono notizie che compaiono nelle prime pagine dei quotidiani attuali, nelle televisioni e nei media di questo paese , e la ragione è, credo, il fatto che non se ne sa abbastanza. L’unico modo per lasciarci definitivamente alle spalle questo periodo è quello di avere maggiori informazioni possibili su queste sperimentazioni.

La Central Intelligence Agency drogò i cittadini americani senza il loro consenso. Usò strutture universitarie e il personale all’interno senza autorizzazione. Finanziò importanti ricercatori, spesso a loro insaputa.

Fonte

U.S. Senate Select Committee on Intelligence, and Subcommittee on Health & Scientific Research of the Committee on Human Resources
Washington, D.C.

La guerra in Libia è una operazione Cia studiata già 30 anni fà

L’attivista David Icke, che mise in guardia sulla natura fittizia della “primavera araba” da quando iniziò e cioè ben 6 mesi fà, ha rispolverato un articolo del 3 agosto 1981, intitolato: “Un piano per rovesciare Gheddafi “.

‘I dettagli del piano erano imprecisi, ma sembrava essere una classica campagna di destabilizzazione della CIA. Un elemento per portare a termine la missione era un programma di “disinformazione”, progettato per mettere in imbarazzo Gheddafi e il suo governo. Un altro era la creazione di un “governo di opposizione” che sfidasse la sua pretesa di leadership nazionale. Un terzo – potenzialmente più rischioso – era una campagna paramilitare, probabilmente composta da cittadini libici delusi, di far saltare ponti, condotta su scala ridotta attraverso operazioni di guerriglia per dimostrare che a Gheddafi si opponeva una forza politica indigena “.
….

Ovviamente questo piano è stato eseguito alla lettera, con la necessaria aggiunta di un intervento della NATO per salvare quei “paramilitari” citati nello spezzone sopra, dalle forze di sicurezza libiche – un piano di emergenza esplicitamente enunciato in un altro report dal titolo “Which Path to Persia?”, creato dalla Brookings Institution e sovvenzionata da Wall Street e da Londra.

Usare la forza militare per assistere le rivoluzioni popolari, pagina 109-110 (pagine 122-123 del pdf): “Di conseguenza, se gli Stati Uniti riuscissero mai ad innescare una rivolta contro il regime dei mullah, Washington potrebbe essere costretta ad intervenire fornendo una qualche forma di sostegno militare per evitare che Teheran la schiacci.” ” Questo requisito implica che una rivoluzione popolare in Iran non sembrerebbe adattarsi al modello delle “rivoluzioni di velluto” che si sono verificate altrove. Il punto è, che il regime iraniano non accetterà tranquillamente questa “buonanotte”, come invece, è accaduto con tanti regimi dell’Est europeo, potrebbe scegliere di combattere fino alla morte. In tali circostanze, se non c’è assistenza esterna militare per i rivoluzionari, potrebbero non solo perdere la battaglia, ma essere anche massacrati.
Di conseguenza, se gli Stati Uniti perseguono questa politica, Washington dovrà prendere in considerazione questa possibilità. Ci sono anche altri interessanti dettagli nei piani: è necessario includere sistemi per indebolire l’esercito iraniano, o indebolire la volontà dei leader del regime, oppure che gli Stati Uniti siano pronti ad intervenire per sconfiggere definitivamente il regime “.

….

La campagna di disinformazione è iniziata in febbraio, come risaputo sono state dette molte falsità al pubblico, sia per quanto riguarda la natura della rivolta sia per quanto riguarda la reazione del governo libico ad essa. Mentre i carri solcavano le strade libiche, e i jet volavano nei cieli la battaglia si faceva più dura e i mercenari di Al Qaeda mossero guerra contro l’esercito libico, i media corporativi in tandem con gli stati membri della NATO si preparavano ad intervenire, ritraendo una rivolta costituita da attivisti pacifici che venivano crivellati dai colpi delle mitragliatrici e bombardati dagli aerei. Ci sono ora le prove che confermano che tali atrocità non sono mai avvenute, ma l’Onu citando questa DISinformazione ha autorizzato l’intervento della NATO.

La natura stessa dei ribelli Bengasi è stata presentata in maniera ingannevolmente al pubblico. In realtà, erano una miscellanea di estremisti e mercenari, molti dei quali avevano combattuto di recente in Iraq e in Afghanistan contro le forze Usa. Questi mercenari, pagati dalla CIA e dall’MI6 negli ultimi 30 anni (vedi linea del tempo), vengono raffigurati come “una forza politica indigena” di opposizione al governo libico. Recentemente è stato rivelato che il comandante dei ribelli che hanno tentato la conquista di Tripoli altro non è che Abdelhakim Belhadj, una pedina di Al Qaeda che venne precedentemente catturato in Malesia, torturato dalla Cia a Bangkok, in Thailandia nel 2003, prima di saltar fuori di nuovo in Libia dove sta ora combattendo per conto della NATO.

Un’altra via in cui è stata propagata disinformazione è stato il tentativo di rappresentare Gheddafi come un pazzo vagabondo che, nonostante la denigrazione, si rivelò essere uno dei pochi capi di stato “sinceri” sul conflitto che assediava la sua nazione. Dalle sue prime dichiarazioni sul fatto che la rivolta fosse fomentata dall’esterno e che fosse coinvolta Al Qaeda, alle affermazioni ormai certe del fatto che la ribellione servisse per inaugurare una nuova occupazione straniera assieme alla depredazione delle risorse della Libia, aveva colto nel segno.

Quello a cui stiamo assistendo in Libia è una di aggressione orchestrata da finanziatori/capi corporativi per i loro interessi. Hanno cospirato apertamente sul fatto di effettuare una campagna di conquista militare ed economica in tutto il Medio Oriente (e oltre), includendo il Nord Africa e specificamente anche la Libia. Dal discorso di Wesley Clark nel 2007, all’articolo del Newsweek del 1981, ci sono state consegnate delle confessioni firmate sul fatto che sono i “nostri” governi i veri nemici da cui l’umanità si deve liberare, mascherano la loro agenda con la sottile patina della giustificazione morale. Ancora una volta, dobbiamo impegnarci ad individuare  i veri interessi che hanno messo in moto questo conflitto, guardando dietro i leader militari e politici meri esecutori della “politica internazionale.”

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Ufo: Manipolarne la percezione attraverso film e tv

UFO ed esseri alieni vengono inseriti molto spesso nei mass media, che si tratti di film o show televisivi. La maggior parte di queste apparizioni sono state comunque molto curate e calcolate dal governo americano al fine di comunicare un atteggiamento particolare nei confronti di questo misterioso fenomeno. Qual è lo scopo di questi sforzi? Questo articolo prende in esame l’affascinante storia del coinvolgimento del governo nei film e negli show televisivi legati agli ufo.

Questo articolo è originariamente apparso nella rivista 49th Parallel, vol. 25 (primavera 2011) ed è riprodotto su Vigilant Citizen con il permesso degli autori: Robbie Graham (Università di Bristol) * & Matthew Alford (Università di Bath) †.

     * Robbie Graham è un dottorando presso l’Università di Bristol nella sua ricerca sta esaminando le rappresentazioni storiche degli Ufo ad Hollywood e di come sono state rappresentate le visite sul nostro pianeta. E ‘anche creatore del blog Silver Screen Saucers.
     † Matthew Alford è l’autore di Reel Power: Hollywood Cinema and American Supremacy (Pluto Press, 2010). Ha conseguito il dottorato di ricerca in Cinema e Politica presso l’Università di Bath nel 2008.

Il 22 gennaio 1958, il popolare show televisivo della CBS, Armstrong Circle Theatre, presentò un intero programma dedicato al tema degli oggetti volanti non identificati dal titolo: “UFO: Enigma dei Cieli”  Tra gli ospiti di alto profilo invitati a parlare allo show: Il maggiore in pensione della US Navy Donald Keyhoe – direttore del Comitato Nazionale indagini dei fenomeni aerei (NICAP) – il suo intervento fù notevole per le opinioni da lui espresse riguardo il velo di oscurantismo gettato dal governo per nascondere il fenomeno UFO. Per argomentare contro la realtà degli UFO vennero invitati al programma l’astronomo e veemente scettico UFO Donald Menzel e un rappresentante della Air Force il colonnello Spencer Whedon dell’Air Techincal Intelligence Center (ATIC). Il loro compito avrebbe dovuto essere facile dato anche che i contenuti dello show erano stati scritti in anticipo a tavolino dalla CBS in collaborazione con la US Air Force, e a tutti gli ospiti – soprattutto con Keyhoe – che venne incaricato di leggere il loro materiale preapprovato, su un gobbo.

Quando arrivò il turno di parola di Keyhoe, deviò per frustrazione dalla sua sceneggiatura e dichiarò alla nazione: “Ora ho intenzione di rivelare qualcosa che non è mai stato rivelato prima …” 1 Il resto del suo annuncio non fù ascoltato dagli spettatori alla televisione: all’insaputa di Keyhoe, il suo microfono venne silenziato dall’emittente. Keyhoe continuò:

“Negli ultimi sei mesi abbiamo lavorato con una commissione del Congresso, indagando la tematica secretata degli UFO. Se tutte le prove che abbiamo fornito a questo comitato fossero divulgate in audizioni pubbliche, si dimostrerebbe con assoluta certezza che gli UFO sono macchine reali sotto un controllo intelligente. “2

Dopo lo spettacolo, la CBS venne inondata di telefonate e lettere da spettatori che chiedevano di sapere perché l’audio di Keyhoe era stato occultato: “Chiamatela come vi piace”, scrisse uno spettatore, “ma sembrava essere una dimostrazione molto scioccante di censura, che è certamente offensiva per l’intelligenza del pubblico americano … “3 Nove giorni dopo, la CBS ammise che il discorso era stato oggetto di censura ufficiale. In una lettera a uno spettatore scontento del 31 gennaio 1958, il direttore dell’editing della CBS, Herbert A. Carlborg, dichiarò:

“Questo programma è stato accuratamente eliminato per motivi di sicurezza. Pertanto, è responsabilità di questa rete l’assicurare prestazioni in conformità agli standard pre-determinati di sicurezza. Le indicazioni riguardanti il fatto che ci sarebbe stata una “deviazione” nell’argomento porterebbe a formulare affermazioni che né la rete né le persone del programma sono state autorizzate a rilasciare. “4

Come sarà evidenziato in questo saggio, gli sforzi storici del governo statunitense per censurare i prodotti mediatici sugli Ufo si estendono ben oltre l’incidente di Keyhoe ed hanno notevolmente influenzato il contenuto di numerosi film e prodotti tv in queste ultime 6 decadi. Prima di passare ad esaminare alcuni di questi casi, tuttavia, è necessario chiedersi: perché il governo americano vuole esercitare la sua influenza sulle rappresentazioni mediatiche di un tema così apparentemente fantasioso come gli UFO? La risposta a questa domanda diventa chiara anche con una rapida occhiata alla documentazione iniziale del governo sull’argomento, che riflette una preoccupazione costante sugli UFO (se non un consenso sulle loro origini) ai massimi livelli delle forze armate statunitensi.

BACKGROUND

L’interesse del governo degli Stati Uniti per quanto riguarda gli UFO risale all’estate del 1947 quando l’apparato di sicurezza nazionale americana venne sommerso da centinaia di segnalazioni da cittadini e peresonale militare preoccupati per quelli che sembravano essere oggetti metallici a forma di disco che stavano attraversando i cieli della nazione, a volte in formazione e spesso a velocità impossibili. Il 24 giugno l’aviatore privato ​​e uomo d’affari Kenneth Arnold riferì di aver visto una formazione a catena di nove oggetti insoliti sulle Cascade Mountains, nello Stato di Washington. Arnold descrisse il movimento degli oggetti ‘come fosserro dei piattini scagliati contro l’acqua”, ispirando la stampa sulla decisione del nome di “dischi volanti.” per questi strani mezzi. 5 Molte centinaia di avvistamenti vennero segnalate in tutto il mondo nei mesi a seguire.

Nel 1948 la US Air Force ha prodotto la Top Secret e molto controversa “Stima della situazione”, un rapporto ufficiale che concludeva che i dischi volanti avessero origini interplanetarie.6 Altre fazioni all’interno della Air Force, tuttavia, favorirono la più appetibile (anche se forse non meno allarmante) idea che i dischi fossero stati il ​​prodotto delle innovazioni tecnologiche dell’Unione Sovietica. In entrambi i casi, il segreto per quanto riguarda la tematica qui esposta era di fondamentale importanza dopo che la questione sul fatto che fossero reali o meno aveva dato esito positivo convincendo i capi militari americani. In una lettera segreta, diretta alla sede della Air Force il 23 settembre 1947, il generale Nathan Twining, capo del Air Materiel Command (AMC), dichiarò che i dischi volanti erano “reali e non allucinazioni fittizie ,” che avevano “superficie metallica o che riflettevano la luce [s], erano “circolari o ellittici”, piatti sul fondo e con una cupola in alto, “sono stati avvistati talvolta volare ordinati in formazione in un numero che varia dai tre ai nove oggetti. “7 In un precedente documento top secret del governo canadese risalente al 1950, Wilbert Smith – capo del progetto di ricerca UFO del governo canadese, il Magnet, notò riferendosi al fenomeno UFO che “La tematica è il soggetto più altamente classificato nel governo degli Stati Uniti,  ha un punteggio più elevato anche rispetto alla bomba H” 8.

Oggi, numerosi governi in tutto il mondo mantengono costosi progetti di studio sugli UFO – raccogliendo e spesso investigando prove sulle migliana di avvistamenti UFO riportati annualmente alle autorità. Nel solo sud america, i governi di Argentina 9, Uruguay 10, Perù 11, Chile 12 e Brasile13 operano sia indagini sugli UFO e raccolgono attivamente le segnalazioni degli avvistamenti UFO attraverso le loro forze armate. Altri governi, inclusi quelli di Francia 14, Nuova Zelanda 15, Danimarca 16, Canada 17 e Russia 18 negli ultimi anni hanno rilasciato al pubblico migliaia di pagine di file precedentemente classificati sugli UFO.

Anche il governo britannico ha aperto i suoi archivi Ufo al pubblico attraverso un processo continuo che ha visto il rilascio di migliaia di file precedentemente classificati su commissione del National Archives 19. Secondo il ministero britannico della Difesa, gli UFO (o UAPs – Unidentified Aerial Phenomenon – come li chiama il Ministero della Difesa) “certamente esistono”, ma sono “ancora poco compresi” 20. In un rapporto segreto di 400 pagine sulla valutazione del fenomeno UFO uscito nel 2006 in base al Freedom of Information Act, lo staff dell’UK Defence Intelligence ha riconosciuto che:

“I fenomeni si verificano su una base quotidiana e globale … Che gli UAP esistono è indiscutibile. Si accredita loro la capacità di librarsi in aria, atterrare, decollare, accelerare a velocità eccezionale e svanire, possono alterare la loro direzione di volo improvvisamente ed esibiscono chiaramente forme aerodinamiche che vanno ben oltre quelle di qualsiasi aeromobile conosciuto o missile – sia con equipaggio o senza equipaggio. “21

Il rapporto rileva inoltre che “i tentativi di altre nazioni di intercettare gli oggetti non identificati, che possono chiaramente cambiare posizione più velocemente di un aereo, hanno già causato morti”, e avverte che, con la crescente densità di rapporti UAP nella regione britannica di difesa aerea , “esisterebbe una piccola possibilità … di uno scontro aereo con uno UAP” 22.

Appare, dunque, esservi un ampio consenso tra i governi citati: gli UFO sono oggettivamente reali – anche se non sono stati del tutto spiegati dalla scienza – degni, nella migliore delle ipotesi, ad uno studio mirato o, almeno, ad un monitoraggio sostenuto nell’interesse della sicurezza aerea e della sicurezza nazionale. Chi canta fuori dal coro sono gli Stati Uniti, che si distinguono per il loro silenzio, quasi totale, sulla questione UFO, silenzio mantenuto fino alla chiusura nel 1969 del progetto sugli UFO della Air Force chiamato: Il libro blu 23. Malgrado il tentativo di mantenere la bocca chiusa, l’interesse storico degli americani riguardo la questione degli UFO rappresenta chiaramente un passaggio significativo – se non un intero capitolo – nella storia delle macchinazioni della guerra fredda.

A loro volta, dettagli del coinvolgimento del governo americano nella questione ufo sono scarsi nelle pagine del cinema e della storia della televisione, l’unica opera sostanziale che riguarda questo tema è stata prodotta da Lorenzo Suid.25 Anche se il lavoro di Suid fu innegabilmente utile (se ne fanno moltissimi riferimenti in questo pezzo), si fa passare, come cosa secondaria, la preoccupazione dei militari per il fenomeno ufo – quando in realtà fu una importante questione che sollevò inizialmente seri interrogativi riguardo la sicurezza nazionale – infine non sottolinea alcuni casi di film e produzioni TV che le autorità hanno cercato attivamente di manipolare, ai fini politici, in linea con la politica del governo sugli UFO.

Questo saggio si basa sul lavoro di Suid, colmandone le lacune, chiarendo i diversi periodi e facendo luce, ulteriormente, sulle motivazioni storiche che hanno portato il governo a voler influenzare l’informazione mediatica sugli UFO grazie al cinema e alla televisione. L’impegno storico del governo si può trovare analizzando i rapporti intrecciati tra il Dipartimento della Difesa (DoD), che ha lavorato a lungo con Hollywood in cambio del diritto di modificare gli script per 60 anni con l’obiettivo principale di ingaggio e del mantenimento del personale, come indicato da Suid nel suo vasto tomo Guts and Glory (2002) e dal giornalista David Robb. Tuttavia, in pratica, il compito del Pentagono ha un raggio d’azione molto grande, in quanto favorisce sistematicamente la propria versione della storia degli Stati Uniti, sanificando l’immagine pubblica dei militari statunitensi: attraverso la rimozione di un personaggio chiave in Black Hawk Down (2002) che nella vita reale fu condannato per aver violentato un ragazzo di dodici anni; 26 quando si rifiutò di collaborare al film Counter Measures (1998) sulla base del fatto che non voleva ricordare al pubblico della scandalo “Iran-Contra”, 27 o quando rimosse una battuta riguardo il  “perdere il Vietnam” nel film di James Bond Tomorrow Never Dies (1997) .28

IL PROBLEMA UFO: GESTIRNE LA PERCEZIONE

Per quanto riguarda gli UFO, gli sforzi del governo nel gestirne la percezione sono molto ben definiti, il primo esempio in materia, il cosiddetto “Incidente di Roswell” nel mese di luglio del 1947 quando la Roswell Army Air Force (RAAF) annunciò frettolosamente alla stampa la “cattura” di un disco volante abattuto nei pressi di un ranch isolato nel deserto del New Mexico.29 Poche ore dopo, la RAAF cambiò la sua versione dei fatti dicendo che ciò che era stato recuperato, infatti, era un comune pallone metereologico.30 La United States Air Force (USAF) cambiò questa storia di nuovo nel 1995 annunciando che il “pallone meteo” era in realtà un pallone – spia Top Secret ad alta quota.31 Questa storia venne poi ufficialmente ri-scritta nel 1997 per tenere conto di una serie di testimonianze oculari che affermano di aver visto corpi non umani nella zona del crash. I corpi, riferì l’USAF, erano cadaveri umani, manichini, o entrambi.32

Non sorprende, quindi, che quando i registi lavorino a film che hanno come tema gli UFO cerchino la collaborazione da parte del Pentagono, la cui risposta è stata sprezzante: negare la cooperazione a tutti i livelli oppure richiedere modifiche allo script che delegittimerebbero lo studio del fenomeno. Questo processo di de-legittimazione ufficiale può essere fatto risalire alle raccomandazioni fatte nel 1953 da Robertson Panel sponsorizzato dalla CIA, un gruppo di eminenti scienziati riuniti dal fisico del governo degli Stati Uniti, Howard Percy Robertson coni il compito di rivedere i files dell’Air Force sugli UFO. I principali risultati del gruppo furono affermare che gli UFO non erano una minaccia diretta alla sicurezza nazionale. Tuttavia, questo suggerisce che l’Air Force iniziò un’opera di “debunking”, impiegando i migliori talenti tra gli psichiatri, gli astronomi e le celebrità (lo fa anche adesso il CICAP, peccato che non vi sia la creme scientifica dei giorni nostri, ma un gruppo di corrotti), con l’obiettivo di demistificare gli avvistamenti UFO.33 La raccomandazione aveva come senso, la convinzione che i sovietici starebbero provando a “mascherare” un’invasione degli Stati Uniti, provocando un’ondata di falsi avvistamenti UFO per confondere il pentagono e le altre agenzie militari:

  “Che le agenzie di sicurezza nazionale prendano provvedimenti immediati per strappare quel velo speciale e togliere quell’alone di mistero che copre e avvolge, purtroppo, l’argomento Oggetti Volanti Non Identificati.” 35

Il Robertson Panel dichiarò inoltre che questo dovrebbe “essere realizzato dai mass media come la televisione [e] i film …” facendo specifici riferimenti alla Walt Disney.36 Non è chiaro in che misura e con quale grado di successo queste raccomandazioni siano state messe in pratica. Tuttavia, anche dopo il 1966 il Robertson Panel esercitò un’influenza dimostrabile oltre che nelle rappresentazioni mediatiche degli UFO, anche nella trasmissione TV della CBS sugli UFO: Friend, Foe, or Fantasy?(1966), un documentario anti-UFO narrato da Walter Cronkite. In una lettera personale indirizzata all’ex Segretario del Robertson Panel, C. Durant, il membro del Robertson Panel, il Dott. Page Thornton confidò che “contribuì ad organizzare il documentario sulla base delle conclusioni del Robertson Panel,” 37…la stranezza è che la lettera è stata scritta tredici anni dopo che il Robertson Panel venne sciolto e, non meno importante, l’organizzazione era in perfetta sintonia con l’esistenza dei dischi volanti.

La mentalità del Robertson Panel (prodotto Cia) fu presente in altre produzioni nel corso del 1950. Notevole è anche il documentario del 1956, Unidentified Flying Objects: The True Story of Flying Saucers, che indusse l’USAF ad elaborare piani di emergenza per contrastare le fuge di informazioni anticipate dal film alla sua uscita. Il direttore del gruppo di investigazione ufficiale sugli Ufo dell’USAF, cioè il gruppo del Progetto Blue Book, il capitano George T. Gregory, fu incaricato di monitorare non solo i processi di produzione del film, ma la sua accoglienza da parte del pubblico e della critica. Credendo che il film avrebbe suscitato una “tempesta di polemiche pubbliche,” l’USAF preparò un file speciale che avrebbe falsificato ogni caso analizzato nel film spingendosi a tal punto da avere tre dei suoi ufficiali “Blue Book” a fornire assistenza tecnica ai registi, “nel tentativo di controllare il contenuto del documentario.”38

Un altro caso in questo filone si riferisce ad un episodio della serie TV di Steve Canyon (1958-1959) che sollevò le ire della US Air Force. Sostenuta dalle sigarette Chesterfield, e prodotta agli Universal Studios con la piena collaborazione della USAF, lo show della NBC raccontava le cronache del celebre personaggio dei fumetti di Milton Caniff. L’episodio a cui l’USAF fa riferimento venne intitolato “Project UFO” e vide il colonnello Steve Canyon indagare su una ondata di avvistamenti di dischi volanti denunciati ad una base locale dell’Air Force. Secondo lo storico dell’aviazione, James H., “Questo era un episodio che l’Air Force non apprezzò molto andasse in onda,” perché l’argomento UFO era una “patata bollente.” 39

Dopo ch l’USAF finì di compilare lo script, esso appariva, secondo Farmer, “abbastanza smussato” … rispetto alle precedenti versioni.” 40 Nell’episodio in onda infatti gli avvistamenti UFO vennero attribuiti ad una combinazione di bufala indotta dall’isteria e – a sostegno dell’originale storia di copertura del caso Roswell dell’USAF – gli oggetti volanti non erano che palloni meteo. Il produttore John Ellis della Tenuta Milton Caniff (che possiede lo Steve Canyon) spiegò: “Ogni singola pagina venne ri-scritta e riscritta e ri-scritta …” 41 David Haft, produttore dello show, si concentrò particolarmente sul ricordo della sua reazione quando l’USAF presentò la prima bozza dello script per l’approvazione ufficiale: “Oh oh, oh, oh! No, no, no, no! “42 Haft notò anche che l’USAF aveva difficoltà nel decidere ciò che era accettabile da essere trasmesso.43

In una delle prime bozze di “Project UFO,” Steve Canyon parla al suo comandante, il colonnello Jamison, in difesa di un testimone civile UFO: “Perché lo chiamano coglione?”, chiede Canyon, “Mi sembra, da come si è comportato, che sia un cittadino dalla mente forte e lucida… “44 Questo dialogo è stato rimosso. In altre parti del progetto, Canyon sembra essere entusiasta dei dischi volanti. Ad un certo punto, quando un nuovo rapporto UFO arriva alla base, Canyon, “Si alza in piedi di scatto, si precipita verso la porta”, e grida “Questo devo vedere!” Prima di uscire frettolosamente. “45 Nella scena finale, come originariamente scritto, Canyon viene inquadrato mentre sta leggendo un libro sui dischi volanti”… “46 Questa scena, però non è riuscita ad arrivare alla stesura finale, e, nella versione in onda , l’eccitazione di Canyon, per quanto riguarda gli UFO viene sostituita con lo scetticismo e l’indifferenza. Un’intera trama riguardante il recupero e l’analisi scientifica di ciò che inizialmente si sospettavano essere i detriti di un disco volante (ma che risultano alla fine non essere nulla del genere) venne  rimossa. Il progetto avrebbe incluso, dialoghi del genere: Quella cosa [il disco volante] rilascia una pallina di metallo che racchiude un apparecchio elettrico così intricato, così geniale, che nessuno ancora è stato in grado di capirne lo scopo e, il metallo, non risponde a nessuno dei test standard. “47

Nonostante le rescritture, la USAF preferì che che l’episodio non andasse in onda. “E ‘rimasto fermo su un vecchio scaffale,” dice Ellis nel suo commento del DVD, “era finito … ma hanno aspettato la fine della serie per mandarlo in onda.” 48, Infatti, fù solo l’ultimo atto di sfida da parte dei produttori della serie verso la fine del suo ciclo di messa in onda nel 1959 che permise la proiezione integrale dell’episodio.49

Anche prima della formazione del Panel Robertson, l’atteggiamento del governo nei confronti delle produzioni televisive e cinematografiche con tema ufo, nel 1950 era ostile, come Lawrence Suid osserva:

“La decisione se l’esercito dovesse collaborare con un regista dipendeva non solo dal modo in cui il militare sarebbe stato raffigurato, ma anche se il film differisce dalle posizioni del Dipartimento della Difesa su temi come UFO e forme di vita aliene.” 50

Tuttavia, le preoccupazioni vennero perlomeno sollevate da un film che non cervaca la cooperazione militare. The Flying Saucer (1950) fu il primo film americano sul fenomeno UFO e il regista, Mikel Conrad, sostenne pubblicamente, mentre il film era in produzione, che sarebbe riuscito a portare negli schermi i filmati genuini di un disco volante vero e proprio. Nel settembre 1949, Conrad disse all’Ohio Journal Herald: “Ho scene che mostrano l’atterraggio del disco volante, il decollo, il volo e alcune acrobazie.” 51 Poco dopo Conrad fu per due mesi oggetto di indagini ufficiali della Air Force. I documenti resi pubblici in base al Freedom of Information Act rivelano che un agente dell’Ufficio della Air Force per le indagini speciali è stato spedito, non solo ad interrogare Conrad riguardo le sue affermazioni, ma anche per assistere alla prima proiezione privata del suo film. Non sorprende che la storia di Conrad fu presto “smascherata” come una truffa di elaborato marketing volto a promuovere ciò che fu, in realtà, un film piatto e noioso.52 Tuttavia, il caso Conrad è significativo per dimostrare l’alto grado di serietà con cui l’USAF considerò la questione della rappresentazione mediatica del fenomeno UFO.

Sempre nel 1950, l’USAF ha rifiutato la collaborazione con RKO Picture sul film The Thing from another world (1951). In un incontro del Pentagono con il produttore del film, Edward Lasker, gli ufficiali USAF hanno spiegato che avevano appena speso mezzo milione di dollari a dimostrazione che i dischi volanti non esistevano e gli chiesesero: “Perché dovremmo aiutarla a fare un film sul genere?” 53 Sottolinearono il fatto che “l’Air Force non parteciperà più a qualsiasi attività che potrebbe essere interpretata come una perpetuazione della bufala dei dischi volanti.” 54

Ultimatum alla Terra (1951), che raffigurava l’atterraggio di un disco volante a Washington DC, venne ugualmente respinto dall’USAF, anche se alla fine il Pentagono fornì assistenza limitata attraverso la Guardia Nazionale, perché, dissero, nel caso di un’invasione aliena, le forze armate avrebbero dovuto veramente difendere la nazione.55 In altre parole, anche se ci furono chiari tentativi atti a prevenire la diffusione della mitologia UFO durante gli anni 50, vi fu almeno una certa flessibilità nei criteri di costruzione degli script, da parte del Pentagono sulle tematiche ufologiche.

Nel 1969, gli Stati Uniti chiusero il Progetto Blue Book,questo studio sistematico sugli UFO, concluse che questi avvistamenti non rappresentavano una minaccia per la sicurezza nazionale non vi era stata nessuna scoperta tecnologica o du principi che andassero al di  la della moderna conoscenza scientifica.56 Eppure il modello mediatico di cooperazione e manipolazione con le forze militari, per la modifica del “copione” è rimasto generalmente in vita fino al 1970 e anche oltre. Nel 1976, molti enti del governo hanno rifiutato di cooperare nel film Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg (1977), il classico kolossal in cui ci si immagina il contatto con gli alieni.

Il maggiore Sidney Shaw della Guardia Nazionale di Washington scrisse alla Columbia Pictures:

“Abbiamo esaminato lo script e credo che sarebbe inopportuno per l’Air Force o per la National Guard Bureau sostenerne la produzione. Nel 1969 l’USAF ha completato uno studio che concluse che non vi erano prove sull’esistenza degli UFO. Il film proposto lascia la netta impressione che gli UFO, esistano. Coinvolge anche il governo e i militari immischiati in una enorme operazione di cover up sull’esistenza degli UFO. Questi due punti sono contro l’Air Force e il Department of Defense policy il che rende la produzione abbastanza inadeguata. “57

La NASA respinse anche la possibilità di collaborare con “Incontri ravvicinati”, anche se l’agenzia spaziale era nota per essere “più flessibile, a volte fino al punto di rottura” – rifacendosi alle parole di Suid – oltre la sua volontà a collaborare con film che la avrebbero fatta apparire in cattiva luce, tra produzioni come “Abbandonati nello spazio” (1969) e il film cospirativo della Nasa Capricorn One (1977) .58 Suid, tuttavia, nella sua analisi di questo caso, trascura di dire che non solo la NASA rifiutò la collaborazione con Spielberg, ma che l’agenzia spaziale cercò attivamente di convincere il regista a non fare il film. In un’intervista del 1978 per la rivista Cinema Papers Spielberg dichiarò:

“Ho davvero trovato la mia fede [riposta negli UFO] quando sentii che il governo si oppose al film. Se la NASA ebbe il tempo di scrivermi una lettera di 20 pagine, allora capii che doveva essere successo qualcosa. Avrei voluto cooperare con loro, ma quando lessero la sceneggiatura si arrabbiarono molto e fu lì che sentii che il film sarebbe stato pericoloso. Penso che scrissero la lettera soprattutto perché Jaws convinse così tante persone in tutto il mondo che ci fossero gli squali nelle toilette e nelle vasche da bagno, non solo negli oceani e nei fiumi. Avevano paura che lo stesso tipo di epidemia si sarebbe manifestata con il fenomeno Ufo. “59

UN’ERA DI GRANDE FLESSIBILITA’

Tuttavia, dal 1980 fu possibile, citare gli ufo in un film senza per questo avere il fiato sul collo del DoD, a partire dal film di fantasia per bambini Invaders from Mars (1986), a cui fu concessa la piena cooperazione del Dipartimento della Difesa. Tale cooperazione, tuttavia, era basata sul fatto che il film non traeva affatto ispirazione dalla tradizionale mitologia ufo dei mainstream media, il tradizionale “disco volante” non fu il tema portante bensì fu relegato a poche apparizioni e anche perché il film presentava immagini positive dei militari. Il maggiore Fred Peck dell’LA Public Affairs Office e il suo vice, il maresciallo capo Chas Henry, aiutarono il regista Tobe Hooper a visualizzare come i marines avrebbero potuto effettivamente reagire in caso di invasione. Peck commento che i “Marines non esitarono a uccidere i Marziani”.60 aiutarono anche Hooper ad identificare i riservisti della marina che sarebbero andati a costituire l’unità cinematografica  delle teste di cuoio reclutando anche un ex agente degli affari pubblici, il capitano Dale Dye, per preparare gli extras.61

In un ritorno alle sue vecchie abitudini, a metà degli anni 1990, il Pentagono negò la cooperazione ad Independence Day (1996) anche se le raffigurazioni degli UFO non erano le uniche preoccupazione per questo film. Infatti, Tom McCollum del Army Public Affairs Office di Los Angeles ha apportato un lungo elenco di modifiche, per lo più abbastanza techniche.62 Ancora, è da notare che nel suo elenco delle modifiche si consigliava di eliminare qualsiasi connessione all’area 51 e a Roswell.63 Il Maggiore Nancy LaLuntas dell’US Marines’ Los Angeles Public Affairs Office ha dichiarato esplicitamente che il Pentagono non avrebbe sostenuto un film che perpetua il “mito” di Roswell e ha aggiunto che “il Dipartimento della Difesa non può nascondere informazioni [al] Presidente (leggi la custodia gli alieni e dei tanto acclamati dischi volanti). “64

In contrasto con la disapprovazione avvenuta per Independence Day, il Dipartimento della Difesa non ebbe remore a collaborare con il remake di Steven Spielberg del film “La guerra dei mondi” (2005). Come avvenne con Invaders from Mars, però, il film di Spielberg non trasse in alcun modo riferimenti, facilmente identificabili, dalla moderna mitologia UFO , in quanto non vi era presente nessuna cospirazione governativa atta a nascondere l’esistenza degli Ufo, nessun riferimento alla terminologia UFO (come “Area 51”) o riferimenti agli storici eventi correlati al fenomeno UFO (come Roswell), l’unica fonte di materiale erano i racconti di HG Wells. Così, mentre La guerra dei mondi proiettava al pubblico una vivida e veritiera immagine di ciò che potrebbe essere una invasione aliena post 11 settembre, fu cruciale per il Pentagono mostrare la professionalità delle sue forze in un caso del genere e la potenza di fuoco con cui i militari avrebbero tentato di respingere l’invasione.65

Anche il DoD ha ritenuto opportuno dare ampio supporto a Spielberg per la sua produzione del 2007, Transformers, il 66, nonostante la trama del film tratti obliquamente dalla mitologia UFO. L’USAF rifornì il regista Michael Bay con miliardi-di-dollari di apparecchiature per essere utilizzate nel film, tra cui l’F-117 Nighthawk e il caccia F-22 Raptor. Il DoD ha visto Transformers come l’occasione ideale per rafforzare l’immagine delle forze armate statunitensi, ottenibile facendo pesare il notevole potere contrattuale durante la produzione del film. In questo modo, i militari sullo schermo vengono ritratti forzatamente come istituzione fermamente eroica e giusta, rendendo il film “un grande strumento di reclutamento”, secondo il dipendente del Pentagono Sgt.. Mike Gasparetto.67

Come nella guerra dei mondi, tuttavia, nonostante parli di alieni, Transformers non avrebbe sicuramente creato una ondata di avvistamenti, di per sé, perchè i protagonisti sono solo robot giganti trasformabili. Il coinvolgimento del Dipartimento della Difesa nel film è stato anche in particolare un’operazione di ripulimento della propria immagine rispetto alla sua travagliata storia con il fenomeno UFO. In una scena, ad esempio, il Pentagono è assolto dalle complicità in ciò che scopriamo essere una cover up decennale del governo sugli avvistamenti ufo. La colpa del complotto viene data al “Sector 7”, una “divisione di accesso speciale del governo”, che ha nascosto la sua ricerca aliena “Top Secret” dal 1934 all’interno di “Progetti Speciali d’Accesso.” Fondamentalmente, il cover-up venne condotto senza la conoscenza o il consenso del segretario della Difesa (interpretato da Jon Voigt), che si indignò quando la verità venne lui finalmente rivelata: “E non pensi che potrebbere essere necessario avvisare le forze militari degli Stati Uniti che tenete un robot alieno ostile congelato in cantina? “68

UN’AGENDA SCONOSCIUTA

Anomali all’interno del modello finora stabilito dalle ostilità del governo verso la mitizazzione degli UFO nei film e negli show televisivi sono forse due casi importanti in cui agenzie statali diverse hanno scelto di collaborare su delle produzioni in cui vennero raffigurati gli UFO come non solo un fenomeno reale, ma nettamente extraterrestre.

Nel 1979, il premio Oscar, animatore dei cartoni della Disney, Ward Kimball affermò che nel 1950 l’USAF si avvicinò allo stesso Walt Disney per chiedere la sua cooperazione in un documentario che avrebbe aiutato ad acclimatare il pubblico alla realtà extraterrestre, venne abbandonato non apenna l’USAF rinnegò la sua offerta di fornire filmati “reali” di UFO.69 Un sostegno indiretto per rivendicare Kimball è stato offerto nel 1997 da Philip Corso, un tenente colonnello in pensione ed ex capo di tecnologia esotica del Pentagono.70 Corso affermò che la produzione del film sui dischi volanti fù segretamente incoraggiata dai gruppi di studio UFO guidati dal governo nel 1950 per far acclimatare il pubblico al fenomeno uso e contemporaneamente manipolandone la percezione del fenomeno, fece riferimento a questa presunta strategia come: “camouflage through limited disclosure” 71 Tuttavia, le testimonianze di Kimball e Corso sono proprio questo : testimonianze, e non sono supportate da prove documentate e fisiche. Tuttavia, altri casi in questo senso sono un po’ più consistenti. Per il campione d’incassi deò 1982, ET l’Extraterrestre, per esempio, è noto che i produttori Kathleen Kennedy e il regista Steven Spielberg fecero un brainstorm con gli scienziati della NASA sulla probabile data di arrivo ufficiale degli alieni. Questa collaborazione modellò intere sezioni del film, compresa la scena di quando il personale della NASA entra in una casa di periferia in cerca di ET. I produttori hanno anche chiesto alla NASA che tipo di pianeta ET potrebbe chiamare casa. Se ne sono usciti con un “piccolo pianeta verde” popolato da “piccoli funghi agricoltori”, dice Kennedy. La biologia di ET riflette questo scenario – il piccolo alieno “era più vicino ad una pianta che ad un essere umano biologico,”  disse Kennedy.72 La cooperazione in questo caso è stata probabilmente offerta grazie al fatto che nel film la rappresentazione della NASA è stata generalmente favorevole – la professionalità e l’umanità del personale dell’agenzia spaziale brillava anche di fronte ad una minaccia extraterrestre – e perché la storia non era tanto incentrata sul fenomeno UFO quanto suòl’amicizia fantastica tra un ragazzo e un alieno.

Ci fu la più completa cooperazione da parte del Dipartimento della Difesa nella produzione di un film particolarmente insolito – il documentario UFO: Past, Present and Future (1974), che considerò il fenomeno sotto una luce molto più seria. Al regista del film, Robert Emenegger, venne dato un accesso senza precedenti alle strutture del Dipartimento della Difesa, compreso la Holloman Air Force Base e lo stesso Pentagono. “Il segretario dell’Air Force [Seamans Robert] diede l’ordine di cooperare”, spiegò il regista, a cui fu concessa la possibilità di trascorrere un periodo in mezzo agli alti ufficiali militari, apparentemente ben disposti verso le questioni connesse agli ufo, tra essi spiccava il colonnello William Coleman, un ex portavoce del Progetto Blue Book, e il colonnello George Weinbrenner, allora capo della sezione delle tecnologie esotiche alla Wright Patterson Air Force Base.73 Nel film venne inclusa una ricostruzione dettagliata di ciò che Emenegger rivendica essere un atterraggio extraterrestre vero e proprio avvenuto presso la Holloman Air Force Base in 1971, descritto a suo dire dalla USAF stessa, completa di rendering artistico dei presunti alieni. L’USAF fornì a Emenegger anche un filmato di pochi secondi che mostrava quello che sembrava essere un insolito oggetto luminoso che scendeva lentamente e verticalmente sopra la base. Questi fotogrammi, sostiene Emenegger, sono stati presi dal “vero” filmato dell’atterraggio alieno e vi è l’autorizzazione a mostrarli nel documentario, e, in linea con le raccomandazioni della USAF, presentò l’episodio come “un fatto che potrebbe accadere in futuro – o forse che è già accaduto.” 74 Emenegger affermò di essere stato avvicinato dall’USAF per avviare questo progetto, che sarebbe stato in linea con il suo interesse per la propaganda, con la sua esperienza di vice presidente della Grey Advertising, e del suo coinvolgimento personale nella campagna per la rielezione di Nixon (CREEP) .75 Il film ricevette il sostegno dell’Esercito, della Marina e della NASA. Con la produzione di quest’ultimo film con fotografie inedite di quello che sembravano essere Ufo ripresi nello spazio dagli astronauti della Gemini, e’ difficile dare una spiegazione alle azioni del DoD in questo caso, non sono affatto un test di reazione per il pubblico o un tentativo da parte del Pentagono di essere più aperti riguardo il monitoraggio continuo del fenomeno.

Il governo ha inoltre apparentemente fornito assistenza a Disney nel film del 2009 Race To Witch Mountain, nonostante la trama del film tragga ampiamente dalla mitologia UFO (con riferimenti sia all’area 51 che a Roswell) e nonostante presenti un governo che cospira in un operazione di cover up sugli UFO. Lavorando entro i vincoli della precedente incarnazione narrativa del film, Escape to Witch Mountain (1975), il regista Andy Fickman – un reo confesso appassionato di UFO – ha l’orgoglio di infondere al suo rifacimento il maggior numero di elementi tratti direttamente dalla letteratura UFO.

Quando Fickman ricevette lo script da Disney lo considerò qualcosa “più di una commedia”, ma il regista sentì che il materiale doveva essere trattato seriamente e volle fare utilizzo di eventi, dibattiti e della terminologia derivanti dal campo della ricerca sugli UFO: “Sono disposto a fare questo film “, ha detto Fickman alla Disney, “ma voglio mettere più carne al fuoco possibile.”76

Anche se la stragrande maggioranza dei contenuti ufologici del film sono venuti da Fickman, almeno una parte di esso fu il risultato del volere della CIA. In una produzione altamente insolita Fickman sostiene di essere stato a stretto contatto e assistito da un dipendente attivo della CIA i cui “consigli” si estesero addirittura nel progettare la scrittura aliena vista nell’UFO durante la scena culminante del film. Fickman non è dispostao a rivelare il nome di questo consigliere, ma sostiene che è un colonnello dell’aeronautica con un background nellTechnical Intelligence, che era stato “molto attivo ad Hollywood” e “aveva un sacco di connessioni nel mondo dei computer e aveva [esperienza] nei satelliti che scattano immagini nello spazio. “77

Il consigliere raccomandò inoltre che alcuni contenuti correlati agli UFO fossero rimossi dallo script: “c’erano cose di cui ci siamo sbarazzati nello script per mantenere la logica e il protocollo nel film”, ha detto Fickman, anche se non approfondì la natura dei cambiamenti fatti al copione.79

Fickman sostenne inoltre che fu lui concessa una visita al NORAD impianto situato presso le Cheyenne Mountain (avete presente Stargate? Lì!), nel 2008, dove – accompagnato dal suo consulente della CIA – trascorse 12 ore a fotografare e a parlare con gli ufficiali militari in servizio, compresi i capi del NORAD. “Volevamo che il nostro Witch Mountain somigliasse a il più possibile alle Cheyenne Mountain e al NORAD il più possibile,” disse, aggiungendo: “Abbiamo scattato un migliaio di foto poi ci lasciarono nel deserto, da quel momento a 300 persone della produzione fu concesso il diritto di copiare le informazioni raccolte all’interno della base [per la progettazione della produzione]. “80

La CIA, da parte sua, sostiene di non aver avuto alcun coinvolgimento nella produzione di Race to Witch Mountain. In una e-mail all’autore, Paula Weiss, portavoce per i  Media presso l’Ufficio degli Affari Pubblici della CIA, dichiarò: “da quanto ne sappiamo dall’ufficio relazioni con i media, non abbiamo fornito alcun supporto tecnico o altro a questa produzione.” 81

Fickman rimase perplesso dalla negazione della CIA. Interrogato dal regista o meno, l’uomo della CIA avrebbe potuto essere un ufficiale ritirato che agì a titolo privato (come nel caso di un certo numero di ex-agenti della CIA a Hollywood, tra cui Robert Baer, ​​Milton Reardon e Chase Brandon). La riposta del regista alla lettera fu: “non ci sarebbe stato modo di avere ciò che abbiamo avuto, se non fosse stato per un dipendente attivo della CIA …” 82, infatti, per tutta la visita al NORAD, Fickman afferma di aver fatto affidamento su l’influenza esercitata dal suo uomo della CIA : “Nulla accadeva al NORAD senza che lui tirasse fuori il suo distintivo e facesse i suoi giri di telefonate.” 83

Fickman crede che ciò sia dovuto in gran parte al fatto che i suoi consiglieri militari e di intelligence sono stati garantiti “attraverso canali non convenzionali” e che alla sua produzione venne concesso l’accesso straordinario al funzionamento interno degli apparati di sicurezza nazionale, insiste sul fatto che non vi sia alcuna agenda segreta dietro l’insolita generosità del governo degli Stati Uniti, a questo proposito:

“Tutto d’un tratto sono stato in posti a cui non credo sarei arrivato tramite i canali tradizionali. Non penso ci fosse qualcosa di anormale in quello che stavano facendo, si facevano telefonate e le porte prima chiuse, si aprivano. “84

CONCLUSIONE

Il governo USA ha compiuto sforzi concertati nel corso degli anni per gestire la percezione del fenomeno Ufo attraverso l’ausilio dei media tentando simultaneamente di ripulire la propria immagine pubblica in relazione al fenomeno. Se, però, come il governo insiste, gli UFO sono sostanzialmente inesistenti, perché vi è tanta preoccupazione? Nel 1961, un rapporto della NASA, commissionato dal Brookings Institute, “Proposed Studies on the Implications of Peaceful Space Activities for Human Affairs”, avvertì che un annuncio ufficiale che confermi l’esistenza di esseri intelligenti extraterrestri potrebbe avere conseguenze disastrose per la civiltà umana:

    “I File antropologici contengono molti esempi di società sicure del loro posto nell’universo, che si sono disintegrate quando dovettero associarsi con società precedentemente sconosciute sposando idee diverse e modi di vita diversi, coloro che sono sopravvissuti ad una esperienza del genere di solito lo hanno fatto pagando il prezzo del cambiamento nei valori, negli atteggiamenti e nei comportamenti. “85

Il rapporto informa anche sul fatto che il governo chiede: “Come potrebbero tali informazioni, e in quali circostanze, essere presentate o nascoste al pubblico e a quale scopo” 86 Tuttavia, anche se il rapporto della Brookings punta sulle preoccupazioni espresse dalle organizzazioni potenti sulle implicazioni potenzialmente pericolose del fenomeno UFO e sulla necessità di controllare la percezione circa le possibilità di vita aliena, di certo non costituisce una prova di una cover up sugli UFO. Una cover up governativa degli Stati Uniti, è però, esattamente ciò che viene affermato nel 1999 in un rapporto di novanta pagine contenente i risultati di uno studio indipendente per l’Higher Studies for National Defence – un thin-thank militare francese. Il white paper, ora comunemente indicato come Il Rapporto COMETA, fu compilato da un gruppo di tredici generali in pensione, ammiragli e  scienziati del governo (compreso il generale Bernard Norlain, l’ex capo della Forza aerea tattica francese, e Andre Lebeau, l’ex capo della CNES [l’equivalente francese della NASA]) in cui veniva documentata l’esistenza di oggetti volanti non identificati e le loro implicazioni per la sicurezza nazionale.87 Le copie del rapporto vennero ricevute dal presidente Jacques Chirac e dal primo ministro Lionel Jospin. La relazione conclude che per la piccola percentuale di avvistamenti UFO, che dopo un’indagine e un’analisi esaustiva non può essere attribuita ad alcuna tecnologia conosciuta, l’ipotesi extraterrestre era valida. La relazione afferma che alcuni UFO rappresentano “macchine completamente sconosciute in grado di volare con prestazioni eccezionali e che sono guidate da un’intelligenza naturale o artificiale” 88 si rileva che, sebbene l’ipotesi extraterrestre “non è stata dimostrata categoricamente … esistono forti prove a suo sostegno.” 89 Il rapporto passa poi a considerare in dettaglio le probabili conseguenze di un’apertura politica, scientifica e religiosa con gli extraterrestri.

Per quanto riguarda la ricerca storica del governo USA sugli UFO, il rapporto afferma:

    “E ‘chiaro che il Pentagono ha avuto, e probabilmente ha ancora, l’interesse nel nascondere, nel miglior modo possibile, tutte queste ricerche, che possono, nel tempo, garantire agli Stati Uniti una posizione di grande supremazia su i suoi avversari terrestri e allo stesso tempo dando una notevole capacità di risposta contro una possibile minaccia proveniente dallo spazio. In questo contesto, è impossibile per loro divulgare le fonti di questa ricerca e gli obiettivi perseguiti, perché questo potrebbe immediatamente aprire comodamente la strada ad un avversario. La Cover-up e la disinformazione (sia attiva che passiva) rimangono ancora, sotto questa ipotesi, una necessità assoluta. E’ per questo che risulta così naturale alle menti dei capi militari statunitensi, il segreto deve essere mantenuto il più a lungo possibile. “90

La segretezza del governo americano riguardo la tematica UFO derivante dalla Guerra Fredda è ormai una questione di dominio pubblico; tuttavia la segretezza sull’argomento non rappresenta propriamente un cover up – l’insabbiamento sarebbe difficile da provare se non impossibile, anche se numerose persone influenti hanno più volte indicato negli anni che una cover-up era in atto e lo potrebbe essere anche adesso. Tra questi individui vi sono: l’ex direttore della CIA Roscoe Hillenkoetter; 91 l’ex assistente speciale al vice direttore della CIA Richard Helms, Victor Marchetti, 92 il senatore Barry Goldwater, 93 l’astronauta della gemini Gordon Cooper, 94 il finanziere miliardario Lawrence Rockfeller, 95 l’astronauta dell’Apollo Edgar Mitchell ; 96 l’ex vice primo ministro del Canada, Paul Hellyer, 97 e l’ex governatore dell’Arizona, Fife Symington.98 John Podestà – il capo della squadra di transizione della Casa Bianca del presidente Obama, ex capo di Stato Maggiore del presidente Clinton – ha anche fortemente accennato a una cover up UFO. Parlando al National Press Club di Washington DC nel 2002, Podestà ha dichiarato:

    “Credo sia il momento di esaminare le questioni che sono state nascoste dal governo sugli UFO. E ‘ora di scoprire qual’è realmente la verità su cosa c’è la fuori. Dobbiamo farlo, davvero, perché è giusto, dobbiamo farlo perché il popolo americano è francamente in grado di gestire la verità. “99

Da quando il fenomeno dei dischi volanti è entrato nella coscienza popolare, nel 1947, l’esercito statunitense ha sostenuto che gli UFO non sono né segni di alieni provenienti dallo spazio né alcun altro fenomeno che punta di provare l’esistenza di un progetto governativo segreto. Per questo, numerosi registi che utilizzano questi temi hanno tentato di assicurarsi la collaborazione del Dipartimento della Difesa o di un aiuto più ampio ma sono stati inesorabilmente respinte adducendo la motivazione che andassero contro l’idea ufficiale sugli UFO, inoltre, e per gli stessi motivi, il Pentagono ha attivamente scoraggiato – anche censurato – alcuni prodotti multimediali con tema gli UFO. Eppure, a volte, e specialmente dal 1980, il Pentagono si è mostrato disposto a collaborare su diverse produzioni: a quelle che minimizzavano i collegamenti ad un governo malvagio e che esaltavano le truppe militari. Allo stesso tempo, il governo è stato prudente nell’associandosi con qualsiasi film che promuove la realtà UFO nel contesto dell’ipotesi extraterrestre, con due eccezioni ufficialmente riconosciute – ET di Spielberg e il documentario sugli UFO: Passato, Presente e Futuro, oltre che con una eccezione non ufficiale, Race to Witch Mountain. Il coinvolgimento ufficiale in E.T. può essere spiegato con il fatto che ha fatto gli interessi dei potenti – dipingendo gli scienziati della NASA come uomini efficienti e compassionevoli – non era in contrasto con la politica governativa ufficiale sugli UFO, in quanto il film non ha attinto dalla mitologia ufo e non è quest’ultimo il tema portante. Tuttavia, per i motivi precedentemente delineati, il coinvolgimento da parte di varie agenzie governative in queste ultime due produzioni è difficile da razionalizzare da una prospettiva esterna.

Niente di tutto questo suggerisce che il personale governativo che lavora giorno per giorno con Hollywood abbia conoscenze particolari o ordini diretti su come rappresentare gli UFO, anzi, può essere semplicemente che il governo di Hollywood / Washington lavori per evitare di associare il Pentagono con il fenomeno UFO per la stessa ragione per cui molte persone in altre sfere di influenza evitano l’argomento: e cioè, il già citato “tabù UFO” Eppure, il modello di gestione della percezione del governo americano in materia di UFO è poco conosciuto e ricercato. Nel complesso, questo modello indica che per oltre sei decenni le istituzioni della sicurezza nazionale, o per lo meno potenti fazioni all’interno di esse – a differenza del loro pubblico disinteresse sugli UFO – hanno attentamente osservato e alterato rappresentazioni televisive e cinematografiche del fenomeno, in linea con i più ampi obiettivi governativi nel tentativo di evitare che gli UFO ottengano una maggiore legittimità o valore politico.

Fonte

Sei principi della manipolazione globale

CHE COSA E’ LA GLOBALIZZAZIONE?

Nel 20 ° secolo la razza umana ha dovuto confrontarsi con un fenomeno chiamato globalizzazione. La globalizzazione può essere definita come il processo di concentrazione del potere di tutta l’umanità in una sola persona o un piccolo gruppo. Questo processo è in corso seguendo tutta la storia umana ed è ora in completamento. Secoli fa gli antichi sacerdoti egizi si resero conto che la globalizzazione poteva essere controllata. Questi ultimi hanno definito i principi generali e i modelli di controllo della società in modo che raggiunga i propri obiettivi. Diamo uno sguardo a come funziona ora il processo di globalizzazione.

PRINCIPIO 6: LE ARMI PER LA GUERRA

“La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi.” — Karl von Clausewitz


Il modo più antico e più veloce per mettere sotto controllo delle persone è la guerra. L’oggetto di ogni guerra sono la conquista di territori, la ricchezza, le risorse umane o la completa eliminazione del nemico. La storia del mondo è stata testimone di un gran numero di guerre brutali.

PRINCIPIO 5: ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA

“Tutti i crimini della terra non distruggono così tanti della razza umana ,ne alienano così tanti dalle proprietà, come l’ubriachezza.” Francesco Bacone


Il passo successivo nel processo di globalizzazione fù il passaggio dalle cosiddette “guerre calde”, combattute con armi ordinarie alle “guerre fredde”, condotte attraverso la cosiddetta “cooperazione culturale”. E’ possibile eliminare completamente o sottomettere una nazione intera alla volontà di una persona per mezzo di armi di distruzione di massa quali: la droga, l’alcool, il tabacco, diversi tipi di vaccini e di alimenti geneticamente modificati. Eppure, per tenere la gente all’oscuro della natura distruttiva di queste armi sono state camuffate da mezzi apparentemente innocui che servono a rilassarsi, a sollevarsi dallo stress, a divertirsi e a proteggersi da malattie pericolose. Questa idea viene inculcata nella mente delle persone attraverso la cultura, i mass media e grazie anche all’innesto di proverbi e detti utili allo scopo. In realtà queste sostanze sono pericolosi veleni che vanno a minare la genetica della specie umana, distruggendo l ‘essere umano sia moralmente che fisicamente, spazzando via le generazioni attuali e quelle future.

PRINCIPIO 4: L’ECONOMIA

“Datemi il controllo sul denaro di una nazione e non mi preoccuperò di chi ne fa le leggi” Barone M.A. Rothschild


I globalisti non vedono alcuna utilità nel distruggere le nazioni completamente. E’ meglio lasciare la restante popolazione in vita sottomettendola alle volontà schiaviste del padrone, ma soprattutto in modo che la popolazione rimanga ignara di quello che sta accadendo. Questo può essere fatto attraverso il denaro e l’istituzione del credito, per mezzo di tassi di interesse da strozzini che permettono al clan dei banchieri di ricevere profitti esorbitanti da interessi di credito senza creare alcun valore per la società, mentre altre persone, le loro famiglie, intere nazioni hanno da sprecare la propria vita a rimborsare i propri debiti essenzialmente diventando schiavi.

PRINCIPIO 3: I FATTI (NON) SONO FATTI

“Non ci sono fatti, solo interpretazioni” —- Friedrich Wilhelm Nietzsche

Vedete come vi lavano il cervello, “Non giudicatemi”! “Chi sei tu per giudicare?” “Anche tu al mio posto avresti fatto lo stesso”…Tutte scuse (post – lavaggio cervello) che le persone propinano per giustificare un errore giudicabile tale oggettivamente.

Un popolo intero o delle classi sociali ben separate possono essere controllate in modo più efficiente attraverso il lavaggio del cervello, proponendo certi dogmi religiosi, certe dottrine sociologiche e con l’aiuto dei mass media. Alcuni vengono condizionati inconsciamente dalle teorie di Karl Marx ad esempio, altri con “Allah Akbar”, altri ancora con “Cristo è risorto”, altri ancora con il motto “Vivi in fretta, Muori giovane”. Se necessario, a un certo punto le persone iniziano a sentirsi in collisione attraverso l’attivazione di contraddizioni insite usando alcune tecniche speciali come: le provocazioni, gli omicidi, articoli con notizie scandalose, caricature o errori intenzionali, che sembrano essere accidentali da un punto di vista esterno. Per esempio, ora come ora stiamo assistendo al tentativo di porre in contrasto l’islam integralista contro il cristianesimo biblico, nonostante la convinzione, condivisa da un buon numero di religioni del mondo che Dio , il Creatore, l’Onnipotente o come cazzo lo vuoi chiamare è Uno per tutte le creature della Terra .

PRINCIPIO 2: CRONOLOGICO

“Guarda al passato più spesso per evitare grandi errori in futuro” — Kozma Prutkov


E’ noto che se uno dimentica (o non sa) la storia della sua Patria è come un albero senza radici. Ma cosa accadrebbe se un intera nazione dimenticasse la sua storia o accettasse un mito storico imposto da elementi esterni ostili? Per citare George Orwell: “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”. Riscrivere la storia di una nazione porta inevitabilmente ad alterarne il futuro ..

PRINCIPIO 1: IDEOLOGICO

“Se vuoi sconfiggere un nemico educane i figli” Saggezza orientale


La conquista di una nazione diventerà più stabile, efficace e quasi irreversibile se si riesce a modificare in qualche modo la percezione dell’immagine a livello nazionale, in modo che l’intero stato serva volontariamente gli interessi degli invasori, considerandoli una parte normale della loro vita.

Fonte

1 maggio, Beltane: Bin Laden sacrificio rituale occulto

Dopo l’annuncio della morte di Bin Laden, centinaia di persone si sono radunate davanti alla Casa Bianca cantando “USA! USA! “.

E ‘in momenti come questi che si traccia una linea tra i pensatori critici e quelli che si fanno ingannare dai mucchi di stronzate propinate dai media, tra quelli che capiscono la complessità di una situazione e di chi preferisce non sapere, tra coloro che comprendono i motivi di fondo delle élite e quelli che vannno per le strade a cantare “USA! USA! “.

La sera del 1 ° maggio 2011, la dichiarazione di Barak Obama fù trionfale e festosa. Sostenne che, con la morte di Osama Bin Laden, “giustizia è stata fatta”. Il coro dei media fù altrettanto celebrativo: “E ‘un grande giorno per l’America e il mondo” … “La più grande notizia dall’11 settembre ” … “Ricorderemo tutti esattamente dove eravamo quando abbiamo sentito questa notizia “… L’intero “evento” è stato artificiosamente gonfiato, esagerato e glorificato.

Dovrebbe, la morte di un uomo, scaturire tale felicità e festosità? Da quando siamo caduti in una tale barbarie? Perchè è stato lui a perpetrare il piano dell’11 settembre? Anche perchè ha fatto implodere il WTC 7? Accidenti a te Osama e alla tua squadra di ingegneri!

Vi risparmierò l’intero discorso sul fatto che l’11 settembre è stato un inside job, che io sappia la maggior parte dei lettori di questo sito ne sono fin troppo consapevoli. E allora perché dovremmo preoccuparci se Bin Laden è morto o no? È davvero morto? È morto nove anni fa? Chi lo sa veramente? Stiamo vivendo in un’epoca di eventi generati dai media, artificiosamente, completamente inscenati e calcolati. Perchè, allora annunciare la sua morte la sera del 1 maggio? Perché era il sacrificio richiesto, nel “periodo più magico dell’anno”.

BELTANE

Falò durante il Festival di Beltane nel 2004

L’1 maggio (o in americano anche May Day), è stato considerato da diverse culture come una festa importante – soprattutto nei circoli occulti a causa degli allineamenti celesti. Nella tradizione degli Illuminati, è considerato come il secondo giorno più importante dell’anno. Infatti, l’Ordine degli Illuminati di Baviera venne fondato il 1 ° maggio 1776.

In Europa, è chiamata la festa di Beltane, una celebrazione antica gaelica della sessualità, della fertilità … e dei sacrifici di sangue.

  “Presumibilmente, i sacrifici degli animali sarebbero avvenuti ogni Beltane per assicurare la fertilità dei raccolti, tuttavia, ogni cinque anni i Celti delle Highland avrebbero sacrificato gli esseri umani, il gruppo di sacrificati era costituito da criminali condannati e da prigionieri di guerra. Essi avrebbero dovuto essere stati sacrificati dai Druidi, anche se le modalità della loro morte varierebbero. Molti sono stati presumibilmente uccisi dalle frecce, ma le descrizioni dei Celti Gallici descrive grandi falò dove venivano bruciati all’interno di giganteschi uomini di vimini “.
    – Fonte

Le origini della festa di Beltane si può far risalire alla celebrazione del Dio sumero Enlil – che è noto a noi come Baal. Il nome di Beltane (pronunciato “B’yal-t’n”) si dice provenire dalla parola Baal. Le celebrazioni della festa di Beltane sono molto simili agli antichi riti che celebravano Baal.

    “Nella tradizione medio-orientale, Baal venne ucciso e scese negli inferi, dopo di che fù riportato in vita da parte dei poteri della sua sorella-amante, Anat. Baal è dunque associato con i cicli stagionali e l’arrivo della primavera e dei raccolti. Ciò si è riflesso nel festival di Beltane, culminato con il matrimonio simbolico del Dio inverno e Dea primavera (o il re dell’inverno e la regina di maggio). La regina di Maggio, nei festival, rappresentava la figura di madre terra. La parola Baal significa signore o marito. In inverno nell’accoppiamento di Re e Regina di Maggio, terra e cielo vengono riuniti, la fertilità e la vita vengono simbolicamente riaccese negli animali, nelle persone e nella natura “.

– Jane Adams, The Selected Papers di Jane Adams

    “Attraverso l’analogia e attraverso la convinzione che si possano controllare o farsi aiutare le forze della natura grazie alla pratica della magia, particolarmente la magia di tipo simpatetico, la sessualità potrebbe caratterizzare una parte del culto di Baal e di Ashtart. Allusioni post-esiliche al culto di Ba ʿ al Pe’or suggeriscono che prevalevano le orge. Sulle cime di colline e montagne fiorì il culto dei donatori dell’accrescimento, e “sotto ogni albero verde” veniva praticato il libertinaggio necessario a garantire l’abbondanza dei raccolti. Il sacrificio umano, bruciare l’incenso, esercizi violenti ed estatici, gli atti cerimoniali di inchinarsi e baciare, la preparazione dei dolci sacri (vedi anche Asherah), appaiono tra i reati denunciati dai profeti dopo l’esilio, e mostrano che il culto di Ba’Al (e ʿ Ashtart) includono elementi caratteristici del culto semitico (e non semitico) nel mondo, anche se collegati ad altri nomi “.
    – W. Smith Robertson e George F. Moore, Baal

Le antiche credenze e i rituali sono una parte intricata delle pratiche occulte degli Illuminati di oggi. Da quando il loro simbolismo e modus operandi, si stanno lentamente infondendo nella società, i loro rituali segreti vengono condotti su scala mondiale. La popolazione in generale diventa partecipe sorpresa delle loro feste occulte.

CONCLUDENDO

I Mujaheddin sono stati reclutati e formati alla fine degli anni ’70 da Zbigniew Brzezinski, dall’United States National Security Advisor di Jimmy Carter (Brzezinski è oggi il principale consigliere per la politica di Obama). Il gruppo militare fu addestrato dagli Stati Uniti al fine di respingere le forze russe dall’Afghanistan. Bin Laden è stato addestrato dalla CIA per combattere i comunisti e
i talebani che sono un prodotto secondario di questo “movimento” creato dagli Usa.

Dalla caduta dell’Unione Sovietica, Bin Laden e i suoi talebani sono stati a servizio di una nuova agenda: l’invasione dei principali paesi del Medio Oriente con il pretesto di una “guerra al terrore “. Nel 2001, circa 15 minuti dopo che il secondo aereo colpì il WTC, l’immagine di Bin Laden venne mostrata in televisione. Divenne la marionetta ideale e il perfetto boogey-man dell’amministrazione Bush. Questo capro espiatorio ha permesso l’indiscussa invasione dell’Afghanistan, dell’Iraq e anche l’emanazione dell’aberrazione chiamata Patriot Act.

Nel 2011, l’utilità di Bin Laden per l’Agenda ha fatto il suo corso e l’amministrazione Obama aveva bisogno di un exploit per incrementare i propri rating di sondaggio fino alle prossime elezioni. Di conseguenza, il 1 ° maggio 2011, è stata annunciata la morte di Bin Laden con toni di trionfo e giubilo. Attraverso il network formato da CNN, l’NBC, la CBS, l’ABC e  FOX, milioni di telespettatori hanno gioito per la morte di uomo nella stessa maniera in cui le culture antiche si rallegravano per l’offerta di sacrifici umani a Baal. In una versione semplicistica, politicizzata e “Illuminati-friendly” del Festival di Beltane, le masse hanno celebrato il sacrificio rituale di un uomo e, senza nemmeno rendersene conto, partecipavano a una delle feste più importanti degli Illuminati.

Beltane Festival del fuoco 1 maggio

Urrà! Osama è morto, 1 maggio

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Dottor Megalommatis: Macchinazioni massoniche nel nord Africa

Uomo di sinistra, storico, politico e scienziato, il dottor Megalommatis, 54 anni, è un cittadino greco di origine turca, residente al Cairo, è autore di 12 libri, decine di articoli scientifici, centinaia di voci enciclopediche, e di migliaia di articoli. Parla, legge e scrive più di 15 lingue, antiche e moderne.

Quando dei giornali noti come Le Figaro, il New York Times, il Frankfurter Allgemeine, Le Monde, il Washington Post, il Times e il Corriere della Sera sostengono con entusiasmo i manifestanti tunisini e gli insorti, ci si chiede se gli stessi giornali sosterrebbero i rivoltosi e i manifestanti se portassero il caos in città come Parigi, Londra, Berlino, New York o Roma. Certamente no!

Se il regime massonico, che governa tirannicamente l’Occidente e (attraverso l’occidente) quasi tutto il mondo e che controlla ogni parola scritta dai giornali sopra citati, supporta gli sviluppi di queste rivolte, dobbiamo capire subito che le manifestazioni in strada a Tunisi sono state semplicemente orchestrate in modo efficace per realizzare l’agenda di questa associazione segreta.


Eppure sono in molti, sia nel mondo arabo che in qualsiasi altra parte del pianeta, a credere che questo scenario di proteste rappresenti una genuina manifestazione popolare, non orchestrata da alcun chi. Le persone che ci credono o sono estremamente ingenue o drammaticamente senza speranza.

D’altra parte, sono in pochi coloro che non hanno accettato l’interpretazione dei mass media gestiti dagli Illuminati – secondo la quale gli eventi a Tunisi sono il risultato di una rivolta popolare. Il caso più eclatante è stato quello di Muammar Gheddafi (Gheddafi), che ha disprezzato il popolo tunisino in generale e in particolare i manifestanti.


COSA È ACCADUTO IN TUNISIA

In realtà, non è stato il popolo tunisino a costringere l’ex presidente alla fuga: sono stati i suoi generali – usando come pretesto le pesanti perdite occorse durante le violente rivolte. In un incontro con dei generali di alto grado, Zine Ben Ali al Abedine perse ogni effettivo elemento di potere. Lasciando il comando subito dopo.

Tuttavia, i dettagli degli sviluppi rivelano un mero atto teatrale, organizzato da una sorta di associazione clandestina, composta prevalentemente da studenti tunisini di sinistra e da dei lavoratori che trascorsero alcuni anni in Francia, che si riuniorono inizialmente come gruppo di supporto per poi dare vita alle prime manifestazioni.

Allo stesso tempo, alcune persone che avevano ruoli chiave nella polizia e nell’amministrazione chiesero che queste prime manifestazioni avessero una risposta forte da parte della polizia e dell’esercito. Anche queste persone hanno trascolto molti anni in Francia dove ricevettero un’istruzione coloniale e l’iniziazione massonica.


Con il controllo e una superba gestione sul campo, di questi due diversi gruppi, il secondo atto (cioè il deterioramento della situazione nelle strade e le preoccupazioni dei mass media nazionali controllati) e il terzo atto (cioè il deciso intervento dei generali tunisini, che vennero, in tempi passati, iniziati alla Loggia massonica Apostata francese) vennero messi in scena. Questo fù sufficiente per far scappare Zine al Abedine Ben Ali e sua moglie con 1,5 tonnellate di oro lasciando il paese.

Questa catena degli eventi potrebbe avere avuto luogo in un qualsiasi momento nel passato, ma sembra che l’intera storia abbia a che fare con un grande accordo politico tra gli Stati Uniti (un ex paese sostenitore di Zine al Abedine Ben Ali) e la Francia (acerrima nemica di Ben Ali, che – guarda caso – non venne mai accettato da questa nazione!); in cambio di un sincero supporto francese nell’impegno in Afghanistan, il regime degli Stati Uniti ha venduto l’idiota tunisino che pensava di meritare il supporto statunitense per sempre.

Nessuno ha mai detto a Zine al Abedine Ben Ali che non ci si può fidare della parola data da quei satanisti massoni caini? Questo è stato il suo errore. Sfortunatamente, purtroppo, molti altri hanno fanno lo stesso errore: è ora che si sveglino prima di volare in Arabia Saudita …..

GHEDDAFI

Ma allora, come è possibile spiegare lo sfogo di Muammar Gheddafi? Se assumiamo che, dopo lunghi anni di scontri contro molti paesi occidentali, il dittatore libico riuscì a creare dei rapporti di amicizia con l’Occidente, collaborando con diversi governi europei (grazie alla sua dissolutezza del figlio Seifulislam a Parigi), perchè attaccò così aspramente gli sviluppi delle rivolte?

Essendo un alleato degli europei, avrebbe dovuto “scaricare” la sua controparte tunisina ed avviare una democratizzazione della Libia, ma non lo fece. Perché?

Il motivo è semplice: i membri dei regimi Massonici hanno bisogno di amici e collaboratori, alleati e interlocutori in tutto il mondo, così successe quando ci fù la questione Libia da affrontare. Ma i massoni hanno bisogno di interlocutori e alleati al fine di confonderli e ingannarli! Non diranno mai loro la verità ….

L’amara realtà è piuttosto semplice; stringendo amicizie con i regimi massonici occidentali, Gheddafi si è esposto alle loro sofisticate falsità, agli schemi ingannevoli, alle menzogne ​​che servono ai malvagi gangster massonici che governano l’Inghilterra, la Francia e l’America per manipolare facilmente gli sviluppi che vogliono attivare mettendo in scena il teatro della distruzione globale.

Alcuni problemi sono prettamente personali…la peggior offesa che si può fare ad un massone è quella di essere “fregati” (economicamente, politicamente) da un non iniziato, queste persone se la prendono veramente a male, perché il denaro è il loro unico ‘dio’ e perché hanno la radicata e ignorante convinzione di essere intellettualmente superiori. In tali casi, si vendicano, sempre. Il costo delle perdite, in vite umane, diventa improvvisamente nullo, per questi oscuri potenti.

Perché tra tutti i parenti di Zine al Abedine Ben Ali, suo nipote, Imed Trabelsi, è stato massacrato in modo spietato? Perché preoccuparsi di uccidere – con tanta passione, con tanta determinazione, e con tanto odio – qualcuno che non era in prima linea nella vita politica tunisina, essendo un semplice uomo d’affari?

Sembra strano solo a chi non ha mai sentito parlare di sionisti e massoni, in realtà, Imed Trabelsi aveva rubato il lussuoso yacht ad un massone franco-ebreo, Bruno Roger, il presidente della ditta francese Lazard, il ragazzo è un ben noto trafficante d’armi (della peggior specie). Per i satanisti che governano la Francia, il caso doveva essere regolato – anche nel bel mezzo della rivolta.

Fonte

Libia: La verità nascosta

Uno Studio del 2007 condotto dalla West Point dimostra come l’area di Darnah-Bengasi-Tobruk svoglesse un ruolo di primo piano nel reclutamento di kamikaze per Al Qaeda

Washington DC, 24 marzo 2011 -Il corrente attacco militare alla Libia è stato motivato dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 1973, che sanciva la necessità di proteggere i civili. Le dichiarazioni del presidente Obama, del primo ministro britannico Cameron, del presidente francese Sarkozy, e di altri leader hanno sottolineato la natura umanitaria dell’intervento, cercando di prevenire un massacro tra i difensori della democrazia e i difensori dei diritti umani da parte del regime di Gheddafi.

Allo stesso tempo però, molti commentatori hanno espresso preoccupazione per il mistero che circonda il governo transitorio anti-Gheddafi che è emerso agli inizi di marzo nella città di Bengasi, situato in un quartiere di Cirenaica nel nord-est della Libia. Questo governo è già stato riconosciuto dalla Francia e dal Portogallo, come unico rappresentante legittimo del popolo libico. Il consiglio dei ribelli sembra essere composto da poco più di 30 delegati, molti dei quali sconosciuti. Inoltre, i nomi di più di una dozzina di membri del consiglio dei ribelli sono stati tenuti segreti, presumibilmente per proteggerli dalla vendetta di Gheddafi. Ci possono essere però, altre ragioni per l’anonimato di questi individui. Nonostante le molte incertezze, le Nazioni Unite e numerosi dei paesi chiave della NATO, tra cui gli Stati Uniti, si sono precipitati in soccorso delle forze armate del regime ribelle con attacchi aerei, fatto il quale ha causato la perdita di uno o due aerei della coalizione e la probabile prospettiva di molte altre perdite per il futuro, soprattutto se ci dovessere essere una invasione. E’ ora che il pubblico americano ed europeo impari qualcosa di più su questo regime ribelle, il quale dovrebbe rappresentare un’alternativa democratica e umanitaria a Gheddafi.

I ribelli non sono chiaramente dei civili, ma una forza armata. Ma di che tipo di armata stiamo parlando?

Poiché molti dei capi dei ribelli sono difficili da raggiungere se si è lontani dalle zone di guerra, ma soprattutto perchè è difficile stilare un profilo sociologico dei ribelli nel bel mezzo di una guerra, possono esserci forse d’aiuto i metodi della storia sociale. Esiste un modo che ci permetta di raggiungere una miglior comprensione dell’opinione che prevale nelle città del nord-est libico come Bengasi, Tobruk, e Darnah, i principali centri abitati in cui ci sono le colonne della ribellione?

E’ venuto fuori che esiste, sotto forma di uno studio della West Point del dicembre del 2007, che studia il background dei gueriglieri stranieri, jihadisti o mujahedin che siano, inclusi gli attentatori suicidi – che attraversarono la frontiera tra la Siria e l’Iraq durante il periodo 2006-2007, sotto l’egida “dell’organizzazione terroristica internazionale di Al Qaeda”. Questo studio si basa su un campione di circa 600 file personali di membri di Al Quarda che sono stati sottratti dalle forze statunitensi, nell’autunno del 2007, e analizzati dalla West Point, secondo una metodologia di cui parleremo dopo aver presentato le principali conclusioni. I risultati dello studio unoci permettono di fare importanti scoperte sulle strutture mentali e sulla coscienza della popolazione del nord-est libico che fornisce le basi per la ribellione, permettendo importanti conclusioni circa la natura politica della rivolta anti-Gheddafi in questi settori.

Darnah, nord-est della Libia: Capitale Mondiale dei jihadisti

La scoperta più sorprendente che emerge dallo studio della West Point è che il corridoio che va da Bengasi a Tobruk, passando per la città di Darnah (traslitterato anche come Derna) rappresenta una delle zone di maggiore concentrazione di terroristi jihadisti al mondo, e da alcuni facili calcoli può essere considerata come una delle fonti principali di kamikaze del pianeta. Darnah, con un  terrorista ogni 1000 – 1500 persone del posto inviato in Iraq per uccidere gli “infedeli” americani,dimostra come questo luogo sia il paradiso degli attentatori suicidi, superando facilmente il concorrente più immediato, cioè Riyad, in Arabia Saudita.

Secondo gli autori della West Point Joseph Felter e Brian Fishman, l’Arabia Saudita, è al primo posto per quanto riguarda il numero assoluto di jihadisti inviati a combattere gli Stati Uniti e gli altri membri della coalizione in Iraq, durante il periodo di tempo che si sta analizzando. La Libia, un paese che ha un quarto della popolazione dell’Arabia Saudita, si piazza al secondo posto. L’Arabia Saudita ha inviato il 41% dei combattenti. Secondo Felter e Fishman, ” La Libia è stata il secondo paese con percentuale più alta, con il 18,8% cioè con (112) combattenti che hanno affermato di essere di origine libica” Altri paesi molto più grandi erano di gran lunga alle spalle: “La Siria, lo Yemen, e l’Algeria seguono con l’8,2% (49), l’8,1% (48), e il 7.2% (43), rispettivamente. I marocchini hanno rappresentato il 6,1% (36). ” 2

Questo significa che quasi un quinto dei combattenti stranieri che sono entrati in Iraq attraverso il confine siriano venivano dalla Libia, un paese di poco più di 6 milioni di persone. Una percentuale comparativamente superiore, rispetto a qualsiasi altro paese che supporta i mujahedin, di libici fremeva per intervenire in Iraq. Felter e Fishman sottolineano: “Quasi il 19 per cento dei combattenti registrati nei Sinjar Records provengono dalla Libia. Inoltre, la Libia ha contribuito con più combattenti  pro capite di qualsiasi altra nazionalità registrata nei Sinjar Records, tra cui l’Arabia Saudita stessa. “(Vedi il grafico della relazione della West Point, a pagina 9) 3

Combattenti stranieri pro capite

Dal momento però che i files del personale di Al Qaeda contengono sia la residenza che la città natale dei combattenti stranieri di cui stiamo parlando, possiamo determinare che “il desiderio di recarsi in Iraq per uccidere  gli americani” non è distribuito uniformemente in tutta la Libia, ma risulta molto concentrato proprio in quelle zone intorno a Bengasi, che sono oggi gli epicentri della rivolta contro il colonnello Gheddafi, che gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, e altri paesi stanno avidamente supportando.

Gamage Daya una giornalista del Tribune Asia commenta così, in un recente articolo, lo studio condotto dal West Point: “… purtroppo, per i politici occidentali, la maggior parte dei combattenti proveniene dalla Libia orientale, il centro della rivolta che è in corso contro Muammar el-Gheddafi. La città orientale libica di Darnah ha inviato combattenti in Iraq più di qualsiasi altra città o paese, secondo il rapporto della West Point.  Nel rapporto si afferma anche che 52 militanti inviati in Iraq da Darnah, una città di appena 80.000 persone (la seconda più grande fonte di combattenti era Riyadh, in Arabia Saudita, che possiede una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti). Bengasi, la capitale del governo provvisorio della Libia, proclamato dai ribelli anti-Gheddafi, ha inviato 21 combattenti, ancora una volta un numero sproporzionato.”4 L’oscura Darnah ha battuto la metropoli di Riyadh 52 combattenti a 51. La roccaforte di Gheddafi a Tripoli, invece, a fatica compare nelle statistiche. (Vedi grafico del report della West Point, a pagina 12)

Che cosa spiega questa straordinaria concentrazione di guerriglieri anti-americani a Bengasi e a Darnah? La risposta sembra essere legata alle scuole estremiste di teologia e politica, che fiorirono in queste aree. Come osserva la relazione della West Point: “Sia Darnah che Bengasi sono state a lungo associate alla militanza islamica in Libia.” Queste aree sono in conflitto teologico e tribale con il governo centrale del colonnello Gheddafi, oltre ad essere politicamente opposte a lui. Se un tale conflitto teologico vale ancora la morte di soldati americani ed europei è un problema che ha urgente bisogno di una risposta.

Luoghi di provenienza dei gueriglieri libici

Felter e Fishman sottolineano che “La stragrande maggioranza dei combattenti libici che hanno scritto la loro città natale nei Records Sinjar risiede nel nord-est del paese, in particolare nelle città costiere del Darnah 60,2% (52) e di Bengasi 23,9% (21).Sia Darnah che Bengasi sono state a lungo associate con la militanza islamica in Libia, in particolare per una rivolta da parte delle organizzazioni islamiste a metà degli anni 90. Il governo libico ha mosso accuse nei confronti della rivolta puntando il dito contro “inflitrati dal Sudan e dall’Egitto” e un di questi gruppi -il Libyan Fighting Group (JAMA-ah al-libiyah al-muqatilah)- ha affermato di avere dei veterani afghani nei suoi ranghi. Le rivolte libiche divennero incredibilmente violente. ” 5

Nord-est della Libia: La più alta densità di kamikaze

Un altro aspetto importante del contributo libico alla guerra contro le forze Usa in Iraq è la spiccata propensione dei libici del nord-est a scegliere il ruolo di kamikaze come metodo privilegiato per la lotta. Come afferma lo studio della West Point, “dei 112 soldati libici delle registrazioni, il 54,4% (61) hanno segnalato il loro ‘lavoro’. Circa l’85,2% (51) di questi combattenti libici sono elencati sotto la sigla “kamikaze”. 6 Ciò significa che i libici nord-orientali erano molto più inclini a scegliere il ruolo di kamikaze di quelli di qualsiasi altro paese:”I combattenti libici avevano molte più possibilità di essere scelti come attentatori suicidi (85% per i libici, 56% per tutti gli altri).” 7

Il Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) anti – Gheddafi si fonde con al Qaeda, nel 2007

La base istituzionale specifica per il reclutamento dei guerriglieri nel nord-est della Libia è associata ad una organizzazione che in precedenza si chiamava Libyan Islamic Fighting Group(LIFG). Nel corso del 2007, il LIFG si è dichiarato una filiale ufficiale di al Qaeda, assumendo poi il nome di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM). Come risultato di questa fusione del 2007, un maggior numero di guerriglieri è arrivato in Iraq dalla Libia. Secondo Felter e Fishman, “L’apparente aumento delle reclute libiche spedite in Iraq può essere legato al rapporto, sempre più collaborativo, dell’Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) con al-Qaeda, che culminò nell’unione ufficiale tra LIFG e al-Qaeda il 3 Novembre 2007 . ” 8 Questa fusione è confermata da altre fonti: In una dichiarazione del 2008 attribuita ad Ayman al-Zawahiri si afferma che il Libyan Islamic Fighting Group si è unito ad al-Qaeda.9

I soldati del terrorista “Emiro” un ruolo chiave a Bengasi e Darnah

Lo studio della West Point stabilisce chiaramente che le colonne portanti dell’LIFG e della successiva AQIM erano le città gemelle di Bengasi e Darnah. Ciò è documentato in una dichiarazione di Layth Abu al-Libi, il sedicente “emiro” della LIFG, che in seguito divenne un alto funzionario di Al Qaeda. Al momento della fusione del 2007, “Abu Layth al-Libi, l’Emiro della LIFG, ha rifocalizzato l’importanza di Bengasi e di Darnah nel suo anniuncio ai jihadisti libici che LIFG si era unito ad al-Qaeda, dicendo:” E ‘con la grazia di Dio che stiamo issando la bandiera della jihad contro questo regime apostata sotto la guida del Libyan Islamic Fighting Group, che sacrifica l’elite dei suoi figli e comandanti nella lotta contro questo regime, il cui sangue è stato versato sui monti della Darnah, sulle strade di Bengasi, nella periferia di Tripoli, sul deserto di Sabha, e sulla sabbia delle spiaggie. ‘” 10

Questa fusione del 2007 ha fatto si che le reclute libiche di Al Qaeda diventassero una parte sempre più importante dell’attività di questa organizzazione, spostando il centro di gravità ad una certa distanza dai sauditi e dagli egiziani i cui sforzi erano precedentemente stati più cospiqui. Come commento Felter e Fishman, affermano: “Le fazioni libiche (in primo luogo il Libyan Islamic Fighting Group) sono sempre più importanti in al-Qaeda. Le registrazioni di Sinjar offrono alcuni elementi di prova sul fatto che ci sia stato un aumento di libici in Iraq a partire dal maggio 2007. La maggior parte delle reclute libiche provenivano da città a nord-est della Libia, una zona molto conosciuta per la militanza  jihadista. ” 11

Lo studio della West Point si conclude con la formulazione di alcune scelte politiche per il governo degli Stati Uniti. Un approccio, suggeriscono gli autori, sarebbe quello che gli Stati Uniti collaborassero con gli attuali governi arabi nella lotta contro i terroristi. Felter e Fishman scrivono: “I governi siriano e libico condividono con gli USA il dissenso circa la violenta ideologia salafita-jihadista e le violenze perpetrate dai suoi sostenitori’.Questi governi, come altri in Medio Oriente, temono la violenza all’interno dei propri confini e per loro è molto meglio che gli elementi radicali vadano in Iraq, piuttosto che provocare disordini in casa. Gli sforzi degli Stati Uniti e della coalizione per arginare il flusso di combattenti in Iraq sarà rafforzato se esso coprirà l’intera catena logistica che supporta il movimento di questi individui, a partire dal loro paesi di origine – e non solo dai loro punti di ingresso siriani. Gli Stati Uniti potrebbero essere in grado di aumentare la cooperazione tra i governi medio orientali per arginare il flusso di combattenti in Iraq in modo da rispondere alle loro preoccupazioni circa la violenza domestica jihadista. ” 12 Dato il corso degli eventi successivi, possiamo affermare con certezza che questa opzione non è stata presa in considerazione, né negli anni di chiusura dell’amministrazione Bush, né durante la prima metà dell ‘amministrazione Obama.

Lo studio della West Point offre anche un altro punto di vista più sinistro. Il suggerimento di Felter e Fishman punta sul fatto che gli ex membri dell’LIFG componenti di Al Qaeda venissero schierati contro il governo del colonnello Gheddafi in Libia, in sostanza creando un alleanza de facto tra gli Stati Uniti e un segmento di un’organizzazione terroristica. La relazione del West Point rileva:”Lo sposalizio tra il Libyan Islamic Fighting Group e al-Qaeda e la sua decisione di dare una apparente priorità al supporto logistico allo Stato Islamico dell’Iraq è probabilmente controverso anche all’interno dell’organizzazione. E’ probabile che alcune fazioni dell’LIFG vogliano ancora dare la massima priorità alla lotta contro il regime libico, piuttosto che alla lotta in Iraq. Potrebbero avvenire degli scismi all’interno dell’LIFG, tra i leader dell’LIFG e all’interno di al-Qaeda: egiziani conservatori contro quelli supportati dai sauditi. ” 13 Ciò suggerisce che la politica degli Stati Uniti, sia quella di allearsi, in Libia, con dei fanatici oscurantisti e reazionari sotto l’egira di al Qaeda contro la modernizzatore nasseriana di Gheddafi.

Armare i ribelli: l’esperienza dell’Afghanistan

Guardando indietro, alla tragica esperienza degli Stati Uniti nell’incitare la popolazione dell’Afghanistan a ribellarsi all’occupazione sovietica negli anni successivi al 1979, dovrebbe essere chiaro che la politica della Casa Bianca, condotta da Reagan, per armare i mujaheddin afghani con missili Stinger e altre armi moderne si sia rivelata altamente distruttiva per gli Stati Uniti. Come ha fatto l’attuale Segretario alla Difesa Robert Gates che nelle sue memorie si avvicina ad ammettere, che Al Qaeda venne creata in quegli anni dagli Stati Uniti come “Legione Araba” contro la presenza sovietica, con risultati a lungo termine imprevisti e dannosi.

Oggi, è chiaro che gli Stati Uniti stanno fornendo armi moderne ai ribelli libici attraverso l’Arabia Saudita e attraverso il confine egiziano con la partecipazione attiva dell’esercito egiziano e dell’appena installata giunta filo – Usa. 14 Questa è una diretta violazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 1973, che prevede un embargo totale sulle armi alla Libia. Il presupposto è che queste armi verranno usate contro Gheddafi nelle prossime settimane. Ma, dato il carattere violentemente anti-americano della popolazione del nord-est della Libia, la quale viene ora armata, non vi è alcuna certezza che queste armi verranno presto usate contro coloro che le hanno fornite.

Un problema più ampio è rappresentato dal comportamento del futuro governo libico dominato dal Consiglio ribelle attuale con la sua larga maggioranza attuale di islamisti del nord-est, o di un governo simile nello stato della Cirenaica. Nella misura in cui tali regimi avranno accesso ai proventi del petrolio, allo stesso modo verranno sottoposti ad evidenti problemi di sicurezza internazionale. Gamage si chiede: ” se la ribellione riuscirà a rovesciare il regime di Gheddafi avrà accesso diretto alle decine di miliardi di dollari che Gheddafi, si pensa, abbia nascosto nei conti all’estero durante i suoi quattro decenni di regime. 15 Data la mentalità del nord est libico, possiamo immaginare per cosa potrebbero essere utilizzate tali entrate.

Che cosa è al Qaeda e perché la CIA la ha utilizzata

Al Qaeda non è un’organizzazione centralizzata, ma piuttosto un branco o meglio una congrega di fanatici, creduloni, psicotici, disadattati, spie, provocatori, mercenari, e altri elementi. Come è noto, Al Qaeda è stata fondata dagli Stati Uniti e dagli inglesi durante la lotta contro i sovietici in Afghanistan. Molti dei suoi leader, come il rinomato, secondo in comando, Ayman Zawahiri e l’attuale stella nascente Anwar Awlaki, sono evidentemente spie dell’MI-6 e / o della CIA. La credenza di base di Al Qaeda è che tutti gli attuali governi arabi e musulmani sono illegittimi e devono essere distrutti, perché non rappresentano il califfato che Al Qaeda crede sia descritto dal Corano. Ciò significa che l’ideologia di Al Qaeda offre un modo facile e pronto per le agenzie segrete di intelligence anglo-americane di attaccare e destabilizzare gli attuali governi arabi e musulmani “come parte della necessità incessante” di imperialismo e di colonialismo atto a saccheggiare e attaccare le nazioni in via di sviluppo. Questo è precisamente ciò che sta accadendo in Libia oggi.

Al Qaeda è emersa dal conglobato culturale e politico dei Fratelli musulmani o Ikhwan, essi stessi sono una creazione dei servizi segreti britannici in Egitto alla fine del 1920. Gli Stati Uniti e gli inglesi hanno usato la Fratellanza musulmana egiziana per opporsi alle politiche anti-imperialiste del presidente egiziano Nasser, che ha riportato vittorie immense per il suo paese come la nazionalizzazione del Canale di Suez e la costruzione della diga di Assuan, senza i quali, l’Egitto moderno, sarebbe semplicemente impensabile . I Fratelli Musulmani hanno fornito una quinta colonna attiva e capace di agenti stranieri, contro Nasser, allo stesso modo in cui il sito ufficiale di Al Qaeda nel Maghreb islamico sta oggi sbandierando il suo sostegno alla ribellione contro il colonnello Gheddafi.

E ‘sufficiente dire che non abbiamo bisogno di credere in tutte le mitologie fantastiche che propongono il governo degli Stati Uniti come associato di Al Qaeda, al fine di riconoscere il fatto che i militanti di base o i capri espiatori che spontaneamente hanno aderito ad al Qaeda sono spesso sinceramente motivati da un profondo odio per gli Stati Uniti e da un ardente desiderio di uccidere gli americani, così come gli europei. La politica dell’amministrazione Bush ha usato la presunta presenza di Al Qaeda come pretesto per attacchi militari diretti in Afghanistan e in Iraq. L’amministrazione Obama sta facendo qualcosa di diverso, intervenendo sul lato di una ribellione, in cui Al Qaeda ed i suoi co-pensatori sono fortemente rappresentati mentre attaccano il governo laico autoritario del colonnello Gheddafi. Entrambe queste politiche sono fallimentari, e devono essere abbandonate.

I leader ribelli Jalil e Younis, assieme alla maggior parte del Consiglio dei ribelli, sono membri della Tribù Harabi collegata all’organizzazione di Al Qaeda.

Il risultato della presente indagine è che la filiale libica di Al Qaeda rappresenta un continuum del Libyan Islamic Fighting Group che ha come centri Darnah e Bengasi.La base etnica del Libyan Islamic Fighting Group è da ritrovare nella tribù anti-Gheddafi degli Harabi, la tribù che costituisce la stragrande maggioranza del consiglio ribelle ed è rappresentata dai due leader ribelli di spicco, Abdul Fatah Younis e Mustafa Abdul Jalil. I dati suggeriscono quindi che il Libyan Islamic Fighting Group, rappresentante l’elite della tribù deglu Harabi, e il Consiglio ribelle sostenuto da Obama siano tutti d’accordo per fini pratici. La ribellione contro Gheddafi è una miscela tossica composta dall’odio fanatico di Gheddafi, dall’islamismo, dal tribalismo e dal localismo. Da questo punto di vista, Obama ha stupidamente scelto di schierarsi in una guerra tribale.

Quando Hillary Clinton andò a Parigi per essere introdotta ai ribelli libici dal presidente francese Sarkozy, incontrò il leader dell’opposizione (educato negli Stati Uniti), Abu Jibril, già noto ai lettori di Wikileaks, come preferito degli Stati Uniti. 16

Mentre Jibril potrebbe essere considerato presentabile a Parigi, i veri capi della insurrezione libica sembrano essere Jalil e Younis, entrambi ex ministri sotto Gheddafi. Jalil sembra essere il primus inter pares, almeno per il momento: “Mustafa Abdul Jalil o Abdul-Jalil (in arabo: مصطفى عبد الجليل, anche trascritto Abdul-Jelil, Abd-al-Jalil, Abdel-Jalil o Abdeljalil e spesso ma erroneamente come Abud Al Jeleil) (nato nel 1952) è un politico libico. E’ stato il ministro della Giustizia (non ufficialmente, il segretario del Comitato generale del popolo) sotto il colonnello Muammar al-Gheddafi …. Abdul Jalil è stato identificato come il presidente del Consiglio nazionale di transizione con sede a Bengasi … anche se questa posizione è contestata da altri rivoltosi che puntano il dito sulle sue connessioni passate con il regime di Gheddafi. ” 17

Per quanto riguarda Younis, venne strettamente associato a Gheddafi dal colpo di stato del 1968-9: “Abdul Fatah Younis (in arabo: عبد الفتاح يونس) è un alto ufficiale militare in Libia. Ha ricoperto il grado di generale e la carica di ministro degli Interni, ma si dimise il 22 febbraio 2011 …. ” 18

Ciò che ci dovrebbe preoccupare maggiormente è che sia Jalil  che Younis provengono dalla tribù degli Haribi, quella dominante nel nord-est della Libia, che è culo e camicia con al Qaeda. Secondo Stratfor, la “tribù Harabi … è una tribù ombrello, storicamente potente nella parte orientale della Libia, che ha visto svanire la sua influenza sotto il colonnello Gheddafi. Il leader libico ne confiscò le terre e le ridistribuì alle tribù più deboli e fedeli …. Molti dei leader che stanno emergendo nella parte orientale della Libia della tribù degli Harabi, compreso il capo del governo provvisorio istituito a Bengasi, Mustafa Abdel Jalil, e Abdel Fatah Younis, che ha assunto un ruolo di leadership durante la ribellione dei ranghi militari nelle prime fasi del rivolta. ” 19 Questo è come un ticket presidenziale in cui entrambi i candidati provengono da uno stesso stato, salvo che le feroci rivalità tribali della Libia non rendano il problema infinitamente peggiore.

Il consiglio dei ribelli: Metà dei nomi vengono tenuti segreti, perché?

Questa immagine di una stretta base settaria, tribale e regionale non migliora quando si guarda al Consiglio dei ribelli nel suo complesso. Secondo una versione recente, il Consiglio ribelle è “presieduto dall’apprezzato ex ministro della giustizia libico, Mustafa Abdul Jalil, [ed] è composto da 31 membri, apparentemente provenienti da tutta la Libia, molti dei quali non potranno essere nominati per “ragioni di sicurezza”…. “Gli attori più importanti del Consiglio, almeno quelli di cui sappiamo il nome, provengono tutti dalla tribù degli Harabi del nord – est. Queste tribù hanno forti collegamenti con Bengasi, collegamenti i quali risalgono a prima del 1969 data nella quale Gheddafi salì al potere.” 20 Altri reoconti concordano circa il numero dei rappresentanti: “Il Consiglio ha 31 membri, la identità dei vari membri non è stata resa pubblica per proteggere la loro sicurezza. ” 21 Dato ciò che sappiamo circa la densità straordinaria di LIFG e di tutti i fanatici di Qaeda nel nord-est della Libia, siamo autorizzati a chiederci se tanti membri del consiglio sono stati tenuti nell’anonimato al fine di proteggerli da Gheddafi, o se l’obiettivo è stato quello di impedire loro di essere riconosciuti in occidente come terroristi di al Qaeda o per lo meno di essere simpatizzanti di tale organizzazione. Quest’ultima teoria sembra essere una sintesi accurata dello stato reale delle cose.

I nomi rilasciati finora includono: Mustafa Abduljaleel; Ashour Hamed Bourashed della città di Darna, Suleiman Othman El-Megyrahi della zona di Batnan; Al Butnan del confine Egiziano, Ahmed Al-Abduraba Abaar della città di Bengasi; Mohamed Fathi Baja della città di Bengasi; Abdelhafed Abdelkader Ghoga della città di Bengasi, il signor Omar El-Hariri per gli Affari Militari, il dottor Mahmoud Jibril, Ibrahim El-Werfali e il dottor Ali Aziz Al-Eisawi per gli affari esteri. 22

Il Dipartimento di Stato ha bisogno di farsi delle domande su queste cifre, a partire magari da Ashour Bourashed Hamed, il delegato dalla roccaforte terrorista e attentatore suicida di Darnah.

Quanti membri di al Qaeda, veterani, o simpatizzanti ci sono nel Consiglio Ribelle?

Vedendo nel modo più chiaro possibile tra le nebbie della guerra, sembra che solo poco più di una dozzina dei membri del Consiglio dei ribelli abbiano avuto i loro nomi pubblicati ufficialmente – in ogni caso, questi nominativi non superano la metà dei 31 membri segnalati. Gli Stati Uniti e i media europei non hanno ritenuto necessario investigare sui nomi noti e soprattutto non hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica, sulla gran parte del Consiglio dei ribelli che sono ancora nell’ombra dell’anonimato. Sarebbe proficuo conoscere il numero di membri dell’LIFG e / o di al Qaeda, dei veterani, o dei simpatizzanti che attualmente detengono seggi nel consiglio ribelle.

Stiamo quindi assistendo a un tentativo, intrapreso dalla tribù Harabi, di ritagliarsi un posto dominante tra le 140 tribù della Libia. Gli Harabi sono già tecnicamente la tribù egemone della Cirenaica. Al centro della Confederazione degli Harabi vi è la tribù Obeidat, che è suddivisa in 15 sotto-tribù. 23 Tutto questo discorso, potrebbe suscitare un mero interesse etnografico, se non fosse per il fatto della notevole sovrapposizione tra le tribù Harabi l’LIFG e al Qaeda.

Il Movimento dei Senussi della Libia – Una Democrazia Monarchica?

La tradizione politico-religiosa del nord-est della Libia rende questa zona un terreno fertile per le sette musulmane più estreme preferendo una struttura di potere di tipo monarchico, piuttosto che a delle forme più moderne di governo, tanto apprezzate da Gheddafi. La più importante tradizione regionale è quella dei Senussi od ordine dei Sanussi, una setta anti-occidentale musulmana. In Libia l’ordine dei Senussi è strettamente associato con la monarchia, dal momento che il re Idris, il sovrano installato, dagli inglesi nel 1951 rovesciato poi da Gheddafi nel 1969, era anche il capo dell’ordine dei Senussi. I Senussi hanno diretto la ribellione contro il colonialismo italiano che, nel 1930, era personificato nel maresciallo Rodolfo Graziani e nel suo esercito. Oggi, i ribelli utilizzano la bandiera monarchica, e sostengono il ritorno al trono di uno dei due pretendenti al trono di Idris. Sono molto più vicini alla monarchia che alla democrazia

Re Idris, venerato dai guerriglieri libici di oggi

Ecco qui il punto di vista di Stratfor sul re Idris e sui Senussi  ” il re Idris proveniva da una dinastia di capi del’ordine dei Sanussi, un ordine religioso sufi fondato nel 1842 ad Al Bayda, il quale pratica una forma conservatrice e austera dell’Islam. Il Sanussiyah rappresenta una forza politica in Cirenaica che ha preceduto la creazione del moderno stato della Libia, e i cui riverberi continuano a farsi sentire anche ai giorni nostri. Non è un caso che questa regione sia la patria del jihadismo libico, con gruppi come il Libyan Islamic Fighting Group (LIFG). La famiglia Gheddafi ha chiamto la rivolta in corso, una elaborata trama islamista …. ” 24 Sotto la monarchia, la Libia è stata secondo alcune stime, il più povero paese del mondo in assoluto. Oggi, la Libia si piazza al 53esimo, nell’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite e si qualifica come il paese più sviluppato dell’Africa, davanti a Russia, Brasile, Ucraina e Venezuela. La gestione di Gheddafi ha meriti oggettivi che non possono essere negati.

Glen Ford nel suo libro Black Agenda Report ha giustamente cercato di mostrare il carattere reazionario e razzista dell’insurrezione libica. La tribù del sud della Libia, nota come Fezzan, è di carnagione scura. La base tribale del regime di Gheddafi fù una alleanza delle tribù dell’Occidente, del centro e del sud con i Fezzan, contro gli Harabi e gli Obeidat, che si identificano con la classe dirigente ex monarchica. Gli Harabi e gli Obeidat sono noti per nutrire un profondo odio razzista contro i Fezzan. Odio che è stato espresso frequentemente nelle notizie dei media filo-imperialisti all’inizio della ribellione, evidentemente ispirate dai resoconti Harabi, secondo cui i neri in Libia dovevano essere trattati come i mercenari che lavorano per Gheddafi – con la chiara implicazione che dovevano venire sterminati. E in effetti, un gran numero di africani neri provenienti dal Ciad e da altri paesi che lavorano in Libia sono stati sistematicamente linciati e massacrati dalle forze anti-Gheddafi. La Casa Bianca di Obama, con i suoi discorsi vuoti, sul fatto di voler evitare un massacro come quello in Ruanda, ha convenientemente ignorato questa storia sconvolgente di genocidio perpetrata dai nuovi amici razzisti in Cirenaica.

Contro l’oscurantismo dei Senussi, Gheddafi ha avanzato l’equivalente musulmano del sacerdozio per tutti i credenti, sostenendo che non è necessario un califfato al fine di scoprire il significato del Corano. Ne completa la prospettiva, la sua idea di un’Africa unita. Gerald A. Perreira nel  Black Agenda Report scrive, a proposito della divisione teologica che vi è tra Gheddafi e i neo-Senussi del nord-est della Libia, allo stesso modo di altri oscurantisti: “Al Qaeda ha i suoi confini nel Sahara e la International Union of Muslim Scholars chiede a [Gheddafi] di essere giudicato in un tribunale …. [Gheddafi] ha messo in dubbio l’Islam dei Fratelli Musulmani e di Al Qaeda da una prospettiva teologico – coranica, ed è stato uno dei pochi leader politici attrezzati per farlo …. Bengasi è sempre stata al centro della contro-rivoluzione in Libia, nella promozione dei movimenti reazionari islamici, come i wahabiti e salafiti. È questa gente che ha fondato il Libyan Islamic Fighting Group con sede a Bengasi che si alleò con Al Qaeda e che è stato, nel corso degli anni, responsabile per l’assassinio di molti esponenti di spicco dei comitati rivoluzionari libici. ” 25 E quale sarebbe ad esempio la condizione delle donne sotto i neo-Senussi o il Consiglio ribelli di Bengasi?

Al Qaeda da demone ad alleato degli Stati Uniti in Libia

Per coloro che cercano di seguire i pro e i contro della gestione CIA delle sue varie e strampalate organizzazioni, all’interno del presunto regno del terrore islamico, può essere utile analizzare la trasformazione che ha portato l’LIFG/AQIM da nemico mortale a stretto alleato. Questo fenomeno è fortemente collegato alla generale inversione dei fronti ideologici dell’imperialismo statunitense che fa da spartiacque tra le amministrazioni Bush-Cheney (neoconservatori) e l’attuale Obama-Brzezinski (regime dell’ International Crisis Group). L’approccio di Bush era quello di utilizzare la presunta presenza di Al Qaeda come ragione per un’attacco militare diretto. Il metodo di Obama è quello di utilizzare al-Qaeda per rovesciare i  governi indipendenti, e, da quel momento,  balcanizzare e partizionare i paesi in questione, oppure usarli come marionette kamikaze contro nemici ben più grandi come la Russia, la Cina o l’Iran. Questo approccio implica una fraternizzazione più o meno ampia con i gruppi terroristici, la quale venne sancita in maniera generale, al Cairo,  da Obama in un famoso discorso del 2009. I collegamenti tra la campagna di Obama per le organizzazioni terroristiche messa in atto dalla CIA contro la Russia erano già note al pubblico tre anni fa. 26

Ma una tale inversione di marcia non può essere improvvisata durante il corso di una notte; ci sono voluti diversi anni di preparazione. Il 10 luglio 2009, il London Daily Telegraph ha riferito che il Libyan Islamic Fighting Group si divise da Al Qaeda. Questo venne deciso quando gli Stati Uniti decisero di de-enfatizzare la guerra in Iraq, e di prepararsi anche ad utilizzare la Fratellanza musulmana sunnita e la sua propaggine sunnita di Al Qaeda per la destabilizzazione dei principali Stati arabi che si stavano preparando alla svolta contro l’Iran sciita. Paolo Cruikshank scrisse in quel periodo sul New York Daily News, che uno dei capi dell’LIFG volle rialacciare nuovamente i rapporti con al Qaeda e con il famigerato Osama Bin Laden, colui di cui si sta parlando è “Noman Benotman”, ex leader del Libyan Islamic Fighting Group. Mentre la maggior parte dei leader Musulmani hanno a lungo criticato Al Qaeda, queste critiche hanno le credenziali jihadiste per diventare morsi per l’organizzazione “. 27 Ma a questo punto alcuni boss dell’LIFG si sono trasferiti ad al Qaeda: il London Daily Telegraph riferì che gli alti membri di Al Qaeda Abu Yahya al-Libi e Abu Laith al-Libi erano membri anche dell’LIFG. In questo periodo, Gheddafi rilasciò alcuni combattenti dell’LIFG in un gesto umanitario mal calcolato.

I Jihadisti libici del Nord – est stanno uccidendo le forze NATO e Statunitensi in Afghanistan, proprio ora!

Una delle contraddizioni fatali nella politica attuale del Dipartimento di Stato e della CIA è che essa punta ad una alleanza cordiale con gli assassini di Al Qaeda nel nord-est della Libia, nello stesso periodo in cui gli Stati Uniti e la NATO bombardano senza pietà i civili a nord-ovest del Pakistan a nome di una guerra totale contro Al Qaeda. Forze statunitensi e forze della NATO sono state uccise dai guerriglieri di Al Qaeda in quello stesso teatro di guerra Afghano/Pakistano. La forza di questa clamorosa contraddizione causa il collasso dell’intero palazzo propagandistico costruito per giustificare gli attacchi in questi paesi. Gli Stati Uniti hanno da tempo perso qualsiasi fondamento morale che guidi le forze militari.

Secondo un resoconto, un alto militare di Al Qaeda è stato ucciso nel Pakistan nord-occidentale da una recente azione militare degli Stati Uniti nell’ottobre 2010: “Un leader anziano di al Qaeda che servì come ambasciatore di al Qaeda in Iran, braccato dagli Stati Uniti, venne ucciso da un raid aereo in un territorio del Pakistan controllato dai talebani ….[Questo era] Atiyah Abd al Rahman, un cittadino libico che abitò in Iran e servì come ambasciatore di Osama bin Laden nei confronti dei vari mullah. Notizie di stampa non confermate indicano che Rahman è stato ucciso in un raid aereo …. ” 28 Atiyah reclutò e facilitò i colloqui con gli altri gruppi islamici, fù anche un membro del Libyan Islamic Fighting Group e dell’Ansar al Sunna. ” 29 Rahman raggiunse un alto livello all’interno di al Qaeda per essere in grado di dare ordini ad Abu Musab al- Zarqawi, il capo di al Qeada in Iraq, nel 2005.

Un altro libico del nord est venne ucciso in Pakistan, si tratta di Khalid al Harabi, la cui scelta del nome di battaglia può ben collegato all’organizzazione jihadista presente nella tribù Harabi in Cirenaica. Secondo un resoconto, Khalid al Harabi è un alias per Khalid Habib, ex comandante militare di Al Qaeda che è stato ucciso in un raid americano nel mese dell’ottobre 2008.” 30

Lo scenario scoperto da Shayler Affair nel 1995 è operativo oggi

Nel 1995, David Shayler, un funzionario dell’organizzazione controspionistica britannica MI-5, si accorse che il suo omologo presso l’organizzazione britannica di spionaggio all’estero, MI-6 aveva pagato la somma di £ 100.000 ad un affiliato di Al Qaeda in cambio di un tentativo di assassinare Gheddafi. L’attentato si è verificato, vennero uccisi molti passanti innocenti, ma non ha avuto gli esiti sperati sul sovrano libico. Shayler capì quello che stava succedendo nell’MI-6, in primis, la liquidazione di Gheddafi, seguita dalla discesa, della Libia, nel caos e nelle guerre tribali, con una possibile, ulteriore, opzione e cioè la presa di potere di Al Qaeda. Questa situazione potrebbe quindi fornire un pretesto per la Gran Bretagna, probabilmente ma non necessariamente in concerto con gli Stati Uniti o con altri paesi, di invadere la Libia e prendere il controllo dei giacimenti petroliferi, probabilmente, istituendo un protettorato permanente sulle regioni del petrolio, sugli oleodotti, e sulla costa. 31 Questo rimane l’obiettivo ancora oggi.

In coincidenza con il tentativo di assassinare Gheddafi, l’MI-6 e altre agenzie segrete di intelligence occidentali hanno fomentato un’insurrezione considerevole nel nord-est della Libia, quasi esattamente nelle stesse aree in cui oggi avvengono le rivolte. Le insurrezioni vennero schiacciate con successo dalle forze di Gheddafi alla fine del 1996. Gli eventi del 2011 sono semplicemente una ripresa degli attacchi imperialisti sulla Libia di 15 anni fa, con l’aggiunta di un intervento esterno.

La guerra contro gli Stati Nazionali

L’attuale attacco sulla Libia si colloca nel quadro di un attacco alle istituzioni dello Stato nazionale stesso, come venne descritto nel Trattato di Westfalia del 1648. Gli Stati Uniti e i britannici sono profondamente preoccupati per il gran numero di nazioni che cercano di fuggire dall’egemonia anglo-americana attivamente perseguendo una cooperazione su vasta scala con la Russia in materia di sicurezza, con la Cina sulle questioni economiche, e con l’Iran per le considerazioni geopolitiche. La risposta della CIA/MI-6 è stata una selvaggia orgia di destabilizzazioni, colpi di stato popolari, rivoluzioni colorate, e sommosse di palazzo, segnalati nei documenti riservati pubblicati dall’organizzazione patrocinata dalla CIA conosciuta come Wikileaks, che ha preso di mira nomi della CIA che spaziano tra Ben Ali a Gheddafi. La strategia di Obama era quella di far passare la storia che la “primavera araba” fosse veramente una questione portata avanti da giovani idealisti visionari radunatisi in piazza per lodare la democrazia, lo Stato di diritto, e i diritti umani. Questa non fù mai la realtà: le decisioni effettive venivano prese dalle brutali cricche di generali e di alti funzionari corrotti o ricattati dalla CIA, che si mossero dietro le quinte per cacciare personaggi come Ben Ali e Mubarak. Qualunque altra cosa Gheddafi abbia fatto, egli ha indubbiamente costretto la CIA e la NATO a far cadere la piacevole maschera dell’idealismo giovanile e dei diritti umani, rivelando il volto orribile dei droni Predator, dei bombardamenti terroristici, dei massacri diffusi, e dell’arroganza colonialista. Gheddafi ha anche strappato la maschera del “Yes We Can” di Obama, rivelando un intento cinico e guerrafondaio che continua le politiche infami di Bush chiamate “Dead or Alive” e “Bring it on”, anche se con altri mezzi.

Uno specchio lontano per gli imperialisti in Libia: La Farsaglia di Lucano

Gli imperialisti moderni al posto di essere desiderosi di invadere la Libia dovrebbero meditare sulla Farsaglia di Lucano, la quale tratta della guerra nel deserto libico durante la guerra tra Giulio Cesare e Pompeo Magno, alla fine della Repubblica Romana. Un passaggio fondamentale in questo testo epico latino è il discorso di Catone di Utica, ad un seguace di Pompeo, che esorta i suoi soldati ad intraprendere una missione suicida in Libia, dicendo: “Serpenti, sete, caldo e sabbia … la Libia da sola può presentare una moltitudine di guai che dovrebbero spingere gli uomini a tenersene alla larga “. Catone va avanti, e trova “Una piccola tomba in cui vi era scritto il suo nome, la Libia assicurò la morte di Catone …. ” 32

Cerchiamo di non imitare questa follia.

Lo studio della West Point: un appello agli studiosi

Lo studio della West Point, come noto, è stato condotto sulla base di quasi 700 file personali di Al Qaeda catturati dalle forze della coalizione in Iraq. 33 Gli autori dello studio hanno promesso di tenere a disposizione online la base documentaria di questa indagine, sia in lingua araba 34 , che anche in Inglese.35 Supponendo che questo materiale rimanga a disposizione, potrebbe essere possibile per i ricercatori e i giornalisti, specialmente per quelli che hanno dimestichezza con l’arabo, di svolgere una indagine sui combattenti libici andati in Iraq, al fine di determinare se qulcuno di essi sia un familiare, un vicino di casa, o anche un associato politico del consiglio ribelle di Bengasi o di altre forze anti-Gheddafi. Tale procedura potrebbe contribuire a facilitare la comprensione della natura di questa missione in Libia ai cittadini europei e americani, ed acquisire una conoscenza più specifica di chi siano i ribelli libici in realtà, in modo anche da distinguerli da quelli controllati dall’occidente.

Fonte

Da chi siamo realmente governati?

Questo è il tuo vero governo, un governo che trascende qualsiasi organo elettivo, che permea ogni partito politico, che sancisce ogni posizione ed aspetto del cittadino medio americano o europeo. In tempi in cui la “sinistra” americana supporta due guerre di matrice “Neo-Conservatrice”, facendone iniziare un’altra sulla base delle stesse bugie, promossa dagli stessi media che ci hanno venduto la bugia delle armi di distruzione di massa in Iraq, il mondo non si può permettere il lusso della scelta, certo, c’è sempre la dissonanza cognitiva, forse però, prima di arrivare a tanto, bisogna realizzare che c’è qualcosa che non va.

Ciò che non va, è un sistema completamente controllato da un oligarchia finanziario/aziendale con imperi finanziari, industriali e mediatici, capillarmente insediati in tutto il mondo. Se non ci rendiamo conto di essere impotenti e dipendenti da queste imprese che regolano ogni aspetto della nostra nazione politicamente e ogni aspetto della nostra vita personalmente, nulla potrà mai cambiare.

L’elenco che segue, per quanto ampio, non è completo. Tuttavia, dopo questi esempi, dovrebbe diventare evidente un modello in cui gli stessi nomi e le stesse società si ripetono. Dovrebbe essere ovvio per i lettori quanto pericolosamente invasive sono diventate queste aziende, nella nostra vita quotidiana. Infine, risulta chiaro come il piano sarebbe quello di eliminare dalle nostre vite, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, queste corporazioni, con ogni mezzo possibile.

GRUPPO DI CRISI INTERNAZIONALE

www.crisisgroup.org

Curriculum: Mentre l’International Crisis Group (ICG) afferma di essere “impegnato a prevenire e risolvere conflitti mortali”, la realtà è che sono impegnati a offrire soluzioni, predisposte con largo anticipo, a problemi che essi stessi hanno creato, al fine di perpetuare la propria agenda.

Nessun luogo lo può testimoniare meglio della Thailandia a cui si è aggiunto più recentemente l’Egitto.Il membro dell’ICG, Kenneth Adelman ha sostenuto da sempre il primo ministro della Thailandia, Thaksin Shinwatra, un ex consigliere del gruppo Carlyle, che si piazzò letteralmente davanti alla CFR a New York alla vigilia della sua cacciata dal potere nel 2006 durante un colpo di stato militare. Dal 2006, l’ingerenza di Thaksin in Thailandia è stata sostenuto da un collega della Carlyle, James Baker e dal suo studio legale Baker Botts, dal consigliere del Belfer Center, Robert Blackwill della Barbour Griffith & Rogers, e adesso da Robert Amsterdam della Amsterdam & Peroff, un membro di spicco della Chatham House.

Con la Thailandia ormai impantanata in un tumulto politico guidato da Thaksin Shinwatra e dalla sua “rivoluzione colorata” delle camice rosse, l’ICG è pronta a sfornare “soluzioni” immediate. Tali soluzioni generalmente comprendono, il legare le mani al governo tailandese, con argomenti che cercheranno di fermare l’abuso dei diritti umani di Thaksin, nella speranza di permettere alla rivoluzione finanziata dai globalisti di ritornare sotto controllo.

I disordini in Egitto, naturalmente, sono stati interamente provocati dal membro dell’ICG Mohamed ElBaradei e dal suo “April 6 Youth Movement”, finanziato, supportato e “reclutato” interamente dal Dipartimento di Stato americano coordinato poi da Wael Ghonim della Google. Mentre l’agitazione venne dipinta come spontanea, alimentata dalla precedente rivolta tunisina, ElBaradei e Ghonim, e il loro movimento giovanile erano in Egitto dal 2010 impegnati ad assemblare il loro “Fronte Nazionale per il Cambiamento” e porre le basi per la rivolta del 25 gennaio 2011.

George Soros, membro dell’ICG, andò poi a finanziare le ONG egiziane che erano al lavoro per riscrivere la costituzione egiziana dopo che il front-man ElBaradei ebbe successo nel rimuovere Hosni Mubarak. Questa costituzione finanziata da Soros e il servile governo che ne consegue rappresenta il modo in cui l’ICG intende “risolvere” la crisi che proprio ElBaradei ha contribuito a creare.

Membri del Consiglio di rilievo dell’ICG:

George Soros
Kenneth Adelman
Samuel Berger
Wesley Clark
Mohamed ElBaradei
Carla Hills

Consiglieri importanti dell’ICG:

Richard Armitage
Zbigniew Brzezinski
Stanley Fischer
Shimon Peres
Surin Pitsuwan
Fidel V. Ramos

Multinazionali e fondazioni che supportano l’ICG:

Carnegie Corporation di New York
Hunt Alternative Fund
Open Society Institute
Rockefeller Brothers Fund
Morgan Stanley
Gruppo Deutsche Bank
Soros Fund Management LLC
McKinsey & Company
Chevron
Shell

BROOKINGS INSTITUTE

www.brookings.edu

Curriculum: All’interno della libreria del Brookings Institute, troverete i progetti per quasi tutti i conflitti avvenuti in Occidente nel recente passato. La cosa strana è che, mentre il pubblico sembra pensare che queste crisi nascano all’improvviso, quelli che seguono gli studi aziendali e le pubblicazioni finanziate dalla Brookings può vedere queste crisi arrivare con anni di anticipo. I suddetti sono conflitti premeditati, pianificati meticolosamente per permettere a delle soluzioni altrettanto premeditate e pianificate di entrare in azione.

Le operazioni in corso contro l’Iran, assieme alle rivoluzioni colorare sostenute dagli Usa, i terroristi supportati e addestrati dagli Usa in Iran, e le sanzioni paralizzanti erano tutte descritte nei minimi dettagli in un rapporto del Brookings Institute, “Quale via migliore per la Persia?” La più recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 1973 sulla Libia assomiglia stranamente al rapporto di Kenneth Pollack del 9 marzo 2011  intitolato “Le reali opzioni militari in Libia.”

Consiglieri di spicco della Brookings:

Dominic Barton: McKinsey & Company, Inc.
Alan R. Batkin: Eton Park Capital Management
Richard C. Blum: Blum Capital Partners, LP
Abby Joseph Cohen: Goldman, Sachs & Co.
Suzanne Nora Johnson: Goldman Sachs Group, Inc.
Richard A. Kimball Jr.: Goldman, Sachs & Co.
Tracy R. Wolstencroft: Goldman, Sachs & Co.
Paolo Desmarais Jr.: Power Corporation of Canada
Kenneth M. Duberstein: Il Duberstein Group, Inc.
Benjamin R. Jacobs: JBG Companies
Nemir Kirdar: Investcorp
Klaus Kleinfeld: Alcoa, Inc.
Philip H. Knight: Nike, Inc.
David M. Rubenstein: co-fondatore di The Carlyle Group
Sheryl Sandberg K.: Facebook
Larry D. Thompson: PepsiCo, Inc.
Michael L. Tipsord: State Farm Insurance Companies
Andrew H. Tisch: Loews Corporation

Alcuni Esperti del Brookings
(Clicca sui nomi per visualizzare un elenco di scritti recenti.)

Kenneth Pollack
Daniel L. Byman
Martin Indyk
Suzanne Maloney
Michael E. O’Hanlon
Bruce Riedel
Shadi Hamid

Supporto corporativo:

Fondazioni e governi

Ford Foundation
Bill & Melinda Gates Foundation
La Fondazione Rockefeller
Governo degli Emirati Arabi Uniti
Carnegie Corporation di New York
Rockefeller Brothers Fund

Banche e finanza

Bank of America
Citi
Goldman Sachs
H & R Block
Kohlberg Kravis Roberts & Co.
Jacob Rothschild
Nathaniel Rothschild
Standard Chartered Bank
Temasek Holdings Limited
Visa Inc.

Produttori di petrolio

Exxon Mobil Corporation
Chevron
Shell Oil Company

Complesso Militare Industriale e Industria

Daimler
General Dynamics Corporation
Lockheed Martin Corporation
Northrop Grumman Corporation
Siemens Corporation
The Boeing Company
General Electric Company
Westinghouse Electric Corporation
Raytheon Co.
Hitachi, Ltd.
Toyota

Telecomunicazioni e tecnologia

AT & T
Google Corporation
Hewlett-Packard
Microsoft Corporation
Panasonic Corporation
Verizon Communications
Xerox Corporation
Skype

Media

McKinsey & Company, Inc.
News Corporation (Fox News)

Beni di consumo e farmaceutici

GlaxoSmithKline
Target
PepsiCo, Inc.
Coca-Cola Company

COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS

www.cfr.org

Curriculum: Sarebbe più facile elencare i politici che non fanno parte di questo gruppo in quanto la maggior parte di essi, assieme ai loro consiglieri e tutti quelli che realmente contano sono membri del CFR. Molti dei libri, degli articoli delle riviste e dei giornali che leggiamo sono scritti da membri del CFR, similmente ai membri del Brookings Institute dettano, parola per parola, opinioni e punti di vista che promuovo la loro agenda del giorno.

Un buon esempio delle ali più attivi del CFR può essere illustrato al meglio prendendo in caso gli eventi dell’anno scorso e più precisamente la bufala della moschea costruita a “Ground Zero”, dove i membri del CFR sia quelli di destra che quelli di sinistra hanno finto un acceso dibattito sulla cosiddetta Cordoba House che si trova vicino ai 3 edifici abbattuti del World Trade Center. In realtà, la Cordoba House venne istituita dal compagno membro del CFR Feisal Abdul Rauf, che a sua volta venne finanziato dal braccio economico della CFR compresa la Carnegie Corporation di New York, presieduta dal capo della commissione del 9 / 11 Thomas Kean, e da varie fondazioni Rockefeller.

Supporto corporativo della CFR:

Banking & Finance

Bank of America Merrill Lynch
Goldman Sachs Group, Inc.
JPMorgan Chase & Co
American Express
Barclays Capital
Citi
Morgan Stanley
Blackstone Group L.P.
Deutsche Bank AG
New York Life International, Inc.
Prudential Financial
Standard & Poor’s
Rothschild North America, Inc.
Visa Inc.
Soros Fund Management
Standard Chartered Bank
Bank of New York Mellon Corporation
Veritas Capital LLC
Kohlberg Kravis Roberts & Co.
Moody’s Investors Service

Multinazionali del petrolio

Chevron Corporation
Exxon Mobil Corporation
BP p.l.c.
Shell Oil Company
Hess Corporation
ConocoPhillips Company
TOTAL S.A.
Marathon Oil Company
Aramco Services Company

Complessi militari e industriali

Lockheed Martin Corporation
Airbus Americas, Inc.
Boeing Company
DynCorp International
General Electric Company
Northrop Grumman
Raytheon Company
Hitachi, Ltd.
Caterpillar
BASF Corporation
Alcoa, Inc.

Pubbliche relazioni, lobbisti e studi legali

McKinsey & Company, Inc.
Omnicom Group Inc.
BGR Group

Editori e case editrici

Bloomberg
Economist Intelligence Unit
News Corporation (Fox News)
Thomson Reuters
Time Warner Inc.
McGraw-Hill Companies

Beni di consumo

Walmart
Nike, Inc.
Coca-Cola Company
PepsiCo, Inc.
HP
Toyota Motor North America, Inc.
Volkswagen Group of America, Inc.
De Beers

Telecomunicazioni e tecnologia

AT & T
Google, Inc.
IBM Corporation
Microsoft Corporation
Sony Corporation of America
Xerox Corporation
Verizon Communications

L’industria farmaceutica

GlaxoSmithKline
Merck & Co., Inc.
Pfizer Inc.

 

CHATHAM HOUSE

www.chathamhouse.org.uk

Curriculum: La Chatham House inglese, come il CFR e l’Istituto Brookings in America, è composta da membri importanti ed è coinvolta in attività di gestione, pianificazione, coordinazionione e realizzazione dell’agenda collettiva dei membri che la compongono.

I singoli membri che popolano le file dei consiglieri anziani sono costituite dai fondatori, dagli amministratori delegati e dai presidenti di appartenenza delle imprese che compongono la Camera di Chatham. Gli esperti della Chatham vengono generalmente pescati dal mondo accademico e le loro “recenti pubblicazioni” vengono generalmente utilizzate internamente al circolo. Che gli esperti della Chatham House stiano presentando delle domande a delle riviste mediche è particolarmente allarmante considerando che GlaxoSmithKline e Merck sono entrambi membri della Chatham House.

Membri notevoli della ChatHam House:

Amsterdam & Peroff
BBC
Bloomberg
Coca-Cola Gran Bretagna
Economista
GlaxoSmithKline
Goldman Sachs International
HSBC Holdings plc
Lockheed Martin UK
Merck & Co Inc
Mitsubishi Corporation
Morgan Stanley
Royal Bank of Scotland
Saudi Petroleum Overseas Ltd
Standard Bank London Limited
Standard Chartered Bank
Tesco
Thomson Reuter
United States of America Embassy
Vodafone Group

Normali membri della ChatHam:

Amnesty International
BASF
Boeing UK
CBS News
Daily Mail and General Trust plc
De Beers Group Services UK Ltd
G3 Good Governance Group
Google
Guardian
Hess Ltd
Lloyd’s di Londra
McGraw-Hill Companies
Prudential plc
Telegraph Media Group
Times Newspapers Ltd
World Bank Group

Supporto corporativo:

British Petroleum
Chevron Ltd
Deutsche Bank
Exxon Mobil Corporation
Royal Shell olandese
Statoil
Toshiba Corporation
Total Holdings UK Ltd
Unilever plc

CONCLUSIONE

Queste organizzazioni rappresentano gli interessi collettivi delle più grandi aziende al mondo. Non solo possiedono uno schieramento di politici e ricercatori che articolano la loro agenda e promuovono il loro consenso nella popolazione, ma utilizzano anche la loro massiccia influenza per andare ad influire sui media,  nell’industria, nella finanza e produrre un consenso internazionale.

Credere che questa oligarchia finanziaria/corporativa metta in disparte i propri interessi per supportare e promuovere gli interessi e i capricci del popolini sarebbe alquanto naive. Hanno più volte assicurato che non è importante, in qualsiasi paese ci si trova, da quale parte in guerra, il petrolio, la ricchezza e il potere continueranno a fluire perennemente nelle loro mani. Niente, rivendica meglio questa situazione, che il presidente degli Stati Uniti, che nonostante le belle parole fa gli stessi interessi che faceva Bush, oltre che alle stesse guerre.

Allo stesso modo, non importa quanto sia sanguinosa la tua rivoluzione, se l’equazione delle aziende rimane invariata, verrano fatti solamente i cambiamenti più superficiali, come è accaduto in Egitto con il tirapiedi dell’International Crisis Group Mohamed ElBaradei.

La rivoluzione vera e propria inizierà quando capiremo questa equazione,si deve cercare di rimuovere la nostra dipendenza dalle aziende sopra citate. L’oligarchia globale corporativa/finanziaria ha bisogno di noi, noi però non abbiamo bisogno di loro, l’indipendenza da loro è la chiave per la nostra libertà.

Per ulteriori informazioni in materia di economia alternativa, informati da solo:

The Lost Key to Real Revolution
Boycott the Globalists
Alternative Economics
Self-Sufficiency

Fonte

Rivoluzione Libica: Quello che non vi dicono

L’OPPOSIZIONE LIBICA MANOVRA LETTERALMENTE LE PROTESTE DA WASHINGTON

Da notare l’indirizzo web “EnoughGaddafi.com”. Il webmaster di EnoughGaddafi.com
è segnalato nella lista di Movements.org del Dipartimento di Stato come
il “Twitter” da seguire.

Quando il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, accusò gruppi dell’opposizione e stranieri di fomentare i disordini in Libia, fù uno dei rari momenti in cui la verità veniva espressa in tutta la sua interezza. Non sorprende che la BBC e il resto dei media di proprietà delle corporazioni abbiano fatto di tutto per screditare il suo discorso.

Sono state portate alla luce incredibili rivelazioni per quanto riguarda i disordini in Libia. Il leader del gruppo di opposizione della Libia organizza le proteste sia all’interno che all’esterno della Libia, attualmente si trova a Washington DC da quando lui e la sua organizzazione dirigono lo sconvolgimento e il pandemonio che sta investendo la nazione del Nord Africa.

Una intervista con Ibrahim Sahad del Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia (NFSL) su ABC Australia, tocca ogni punto delle discussioni portate avanti dai media mainstream corporativi dalla scorsa settimana, il tutto con la Casa Bianca e il Washington Monument che incombono sullo sfondo.

Sahad fa da eco alla chiamata dell’ International Crisis Group di Soros/Brzezinski per convocare Il consiglio di sicurezza per le nazioni unite e discutere su un intervento da attuare contro Gheddafi.

Sahad Ibrahim e il suo NFLS formarono la National Conference of the Libyan Opposition (NCLO) nel 2005 a Londra. Questo gruppo specifico ha cambiato il suo modo di apparire per non sembrare influenzato o sostenuto dagli Stati Uniti. Forse per cementare questa nozione, l‘Huffington Post ha messo in evidenza i documenti rilasciati dalla NCLO con una mossa stile Wikileaks che dimostravano il sostegno degli Stati Uniti a Gheddafi. Naturalmente, come per tutti i disordini in Medio Oriente, così anche per i fatti che vengono fuori scopriamo che ciò non servì ad evitare la confusione, bensì ad evitare la verità.

L’NCLO di Sahad iniziò con l’organizzare la “Giornata della Rabbia” del 17 Febbraio non appena l’Egitto cadde così l’apparato dei media avrebbe potuto spostarsi e spostare l’attenzione sulla Libia. Per comodità, i mezzi di comunicazione ebbero solo bisogno di spostarsi dal Cairo al confine occidentale dell’Egitto e aspettare che gli uomini di Sahad disposti sul territorio, garantissero loro una base operativa, presumibilmente nella città orientale libica di Bengasi. Gheddafi capisce a quanto pare il ruolo delle ONG e dei media stranieri, è per questo che non sono presenti per le strade delle città della Libia,  lo scoraggiante risultato è stato addirittura ammesso dagli stessi.

Si scopre che sia gli organi delle news di proprietà delle corporazioni e Movements.org del Dipartimento di Stato USA / finanziato anch’esso dalle corporazioni, ottengono i loro reportage interamente dalla NCLO di Sahad a Washington, la quale sostiene di garantire notizie fresche, di “prima mano” dalla Libia. Anche altri membri della NFSL uno dei quali a Dubai, stanno fornendo il loro supporto con queste informazioni di “prima mano”. Questi reportage sono diventati la base per le accuse di “genocidio”, la convocazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, le sanzioni economiche, le minacce dirette verso le forze di sicurezza libiche che tentano di reprimere i manifestanti, e la forzata no-flyzone imposta dalla NATO.

La National Endowment for Democracy infesta da neoconservatori e il suo esercito di ONG finanziate dagli USA ha recentemente rilasciato una dichiarazione ufficiale esortando gli Stati Uniti e l’Unione europea di affrontare il tema del “massacro” libico al Consiglio di sicurezza dell’ONU e al Consiglio dei Diritti Umani. Anche questa volta la BBC cade in fallo ammettendo che tali reportage sono “impossibili da verificare” sulla base di informazioni provenienti da Movements.org e dal leader dei manifestanti libici stanziato a Washington.

Va inoltre rilevato che un blogger libico stile Ghonim è stato segnalato da Movements.org società finanziata dagli USA come “utente Twitter da seguire”. Va sotto il nome di “EnoughGaddafi” ed è il webmaster di LibyaFeb17.com. Il lavoro di EnoughGaddafi può anche essere trovato archiviato sul sito della NFSL di Ibrahim Sahad (EnoughGaddafi.com è stato violato dagli hacker secondo Movements.org).

Ancora una volta ci viene detto che le proteste sono spontanee, ispirate dalle rivolte tunisine ed egiziane. Ancora una volta ci viene detto che è il desiderio dei giovani per la libertà e per la “democrazia”. Ma quando alziamo il velo, vediamo ancora una volta un altro vecchio di Washington che tira i fili, sistema la scena e manovra l’insieme.

Se sei religioso, prega per la gente per le strade della Libia, molti dei quali potrebbero essere semplicemente spazzati via in questa beffa crudele. Gli Stati Uniti e i loro tirapiedi non saranno scoraggiati se la loro trama non avrà buon fine. I fiumi di sangue che scorreranno garantiranno che non ci saranno risultati negativi.

E’ tempo di svegliarsi e capire come ci danno in pasto informazioni montate e false per farci assumere un determinato atteggiamento nei confronti di un argomento. L’imperialismo britannico/americano non si è mai fermato e stiamo assistendo in questi anni ad una sua ulteriore espansione in Africa e Medio Oriente. Spero che queste informazioni girino il più possibile così da avere uno spettro di 360 gradi su ciò che sta accadendo in queste zone del pianeta.

Fatelo per i libici, gli egiziani, i tunisini, e fatelo per voi stessi. L’incendio che sta consumando il Medio Oriente e il Nord Africa adesso, potrebbe presto divampare anche nel nostro mondo agiato.

Partecipazioni societarie e sostenitori dell’agenda globalista anglo-americano:

CFR Corporate Membership
Chatham House Major Corporate Membership
Chatham House Standard Corporate Membership
International Crisis Group Supporters
Movements.org Supporters

 

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Rivoluzione egiziana: Quello che non vi dicono

 

Non c’è mai stata una “rivoluzione egiziana”, piuttosto un colpo di stato militare manovrato da dietro le quinte da una giunta di generali fantoccio della CIA, che evidentemente non hanno avuto successo nello spodestare Hosni Mubarak, se non grazie all’aiuto di pesanti ultimatum provenienti da Washington nella notte tra Giovedi, 10 febbraio e Venerdì 11 Febbraio 2011. Emergono crescenti evidenze che la minaccia in questione riguardasse il sequestro o il blocco del Canale di Suez, la via commerciale egiziana che trasporta oltre l’8% di tutto il commercio marittimo mondiale, via che fù nelle mire degli imperialisti già nel 1956, da cui sarebbero riusciti ad escludere fino ad oggi la Cina, l’Iran e la Russia. Per quanto riguarda Mubarak, ci sono forti indicazioni che sia stato rovesciato da Washington e da Londra, perché si oppose all’attuale piano USA-UK atto ad organizzare un blocco di stati sunniti arabi come l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Giordania e gli stati del Golfo – sotto la protezione nucleare degli Stati Uniti e spalla a spalla con Israele – ai fini di provocare confronti e guerre con l’Iran, la Siria, gli Hezbollah e i loro alleati sciiti e radicali.

Ciò significa che, con la caduta di Mubarak, il Medio Oriente ha fatto un grande passo in avanti sulla strada verso il conflitto totale. Per quanto riguarda la giunta, ha sciolto il parlamento, ha fatto a brandelli la Costituzione, e ha annunciato sei mesi di legge marziale.

Nei giorni successi alla caduta di Mubarak, il coro dei media controllati dagli inglesi e dagli americani scandì ossessivamente che questo “cambio” di regime nel mondo arabo era stato portato avanti unicamente dal popolo egiziano. In realtà, l’agitazione relativamente limitata del popolo era il fattore meno importante nell’operazione di rovesciamento di Mubarak. In quanto non vi era nessuna organizzazione di massa che avesse le capacità e il potere di prenderne il controllo, non vi era nessun programma di ricostruzione economica, di sviluppo e di riforme che sarebbe stato l’input per unire gli sforzi tra i vari settori della popolazione, l’Egitto è stato lasciato alla mercé delle rivoluzioni colorate standard della CIA / National Endowment for Democracy, presa del potere popolare o colpo di stato postmoderno che fosse. Secondo questa ricetta, la destabilizzazione è iniziata con il reclutamento dei giovani privilegiati della medio alta borghesia – quelli con l’accesso a Internet, a Google, a Facebook e a Twitter – a Tahrir Square, dove, nonostante il loro numero abbastanza ridotto in una città grande come il Cairo, hanno fornito un ottimo soggetto per la rete tv Al Jazeera, che serve spudoratamente come megafono demagogico dei servizi segreti britannici, gli ex detentori del potere in Egitto.

Il ruolo incendiario svolto da Al Jazeera si riflette anche nello strana politica del rischio calcolato attualmente in corso a Doha, nel Qatar, dove ha sede questa rete. Come Gamal Mubarak presumibilmente disse al senatore statunitense Joseph Lieberman nel febbraio del 2009, secondo un rapporto del Dipartimento di Stato trafugato da Wikileaks: “Purtroppo, il Qatar sta recitando il ruolo del “guastafeste” per ottenere un posto al tavolo….” Sono coordinati strettamente con la Siria e l’Iran, riferisce Gamal, “in un attacco orchestrato in Egitto e in altri paesi arabi moderati”. Lo sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani e il resto della famiglia reale Al Thani del Qatar potrebbero presto trovarsi spodestati dalla loro stessa trappola per la destabilizzazione della regione.

Successe allora che la ricca gioventù del Cairo riuscì ad organizzare una qualche sorta di presenza televisiva, permettendo agli agitatori e ai provocatori di Al Jazeera di sostenere che questi giovani pieni di speranze, anarchici e nichilisti rappresentassero l’incarnazione della volontà popolare di Jean-Jacques Rousseau e quindi che sarebbero stati i giudici in ultima istanza per tutte le decisioni politiche che riguarderanno il futuro dell’Egitto. A volte c’erano solo poche centinaia di giovani appassionati in piazza, ma per Al Jazeera rappresentavano l’oracolo supremo di ciò che l’Egitto voleva. L’Egitto ha più di 80 milioni di persone, nell’area metropolitana del Cairo abitano quasi 20 milioni, ma le forze anti-Mubarak stentano a superare le 50 000 unità – anche nei giorni scoppiettanti quando promisero la One Milion Man March o addirittura la Two Million Man March. Rispetto a Kiev, una città più piccola, durante novembre 2004, quello del Cairo è stato un tentativo velleitario.

Il branco in piazza era semplicemente un fatto costruito per la televisione, ed i suoi partecipanti – per quanto fosse stata diversa la loro intenzione soggettiva – sono stati ridotti a oggetti di scena, scenografie, comparse, o a riprese di rito. Odiavano Mubarak. Essi volevano spodestare il suo regime. Hanno rifiutato la gerarchia. Volevano trasparenza. Con un livello così patetico e primitivo di coscienza politica, la folla in piazza non avrebbe mai potuto sperare di determinare gli eventi della “rivoluzione”, è stata purtroppo costretta a diventare lo strumento di una forza organizzata che in realtà sapeva ciò che voleva – cioè la CIA.

La folla non era organizzata, ma c’erano le organizzazioni all’interno della folla. Una era chiamata il 6 April Movement, che si rivelò essere una clone o un’imitazione del veicolo originale delle rivoluzioni colorate, l’ Otpor! serbo del 1999-2000 che fù utilizzato dal National Endowment for Democracy per rovesciare Milosevic. A quanto pare anche la CIA sente la crisi riciclando il saluto del gruppo serbo direttamente per la rivoluzione egiziana. Altri aspetti della folla riflettono gli aspetti “riutilizzati” dalle precedenti rivoluzioni colorate – lo slogan tanto decantato “Game Over” era in realtà un residuo di un tentativo di destabilizzare il Tibet al servizio del Dalai Lama.

Quando la ricca gioventù ebbe la necessità di un rinforzo numerico, chiamarono la massoneria britannica che in questo caso veniva rappresentata dalla Fratellanza musulmana. L’Ikhwan fornì i giovani di grandi battaglioni, ma portò anche tensioni nelle pubbliche relazioni. Per neutralizzarle, venne messa in piedi una campagna di propaganda da un numero di affiliati della CIA, tra cui Bruce Riedel, per rassicurare il pubblico americano che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Va sottolineato che la destabilizzazione egiziana divennne violenta molto presto.Venerdì, 28 gennaio, i manifestanti bruciarono la sede del partito di Mubarak nel centro del Cairo. Non è noto se ci siano stati incidenti mortali in questa occasione. Altri manifestanti hanno sistematicamente bruciato stazioni di polizia. Diversi poliziotti sono stati linciati dalla folla. C’è stato anche un attacco armato nella sede del ministero dell’Interno, che è stato respinto dopo uno scontro a fuoco con la polizia in tenuta antisommossa. Questa violenza dagli splendenti eroi della democrazia non è stata riportata, nè tanto meno condannata, da Ban-ki Moon, dall’Unione europea, o dagli altri “guardiani della moralità” mondiale.

Gli anglo-americani evidentemente ritengono che l’attuale combinazione tra crisi economica mondiale o, se si vuole utilizzare un altro termire, depressione (completata da una aumento dei prezzi del cibo e del carburante, nonché dall’elevata disoccupazione), più la presenza di un sentimento di ribellione nei giovani di tutto il mondo arabo offra l’opportunità di rovesciare i governi come birilli, un po’ sul modello di quello che gli inglesi fecero durante la Santa Alleanza in Europa nel 1848, o di ciò che gli anglo-americani hanno fatto ai sovietici in Europa orientale nel 1989. Questa volta l’obiettivo è quello di rovesciare i trincerati governanti autoritari del mondo arabo, tra i quali Ben Ali della Tunisia, che è stato al potere per circa 23 anni, l’egiziano Mubarak (31 anni), seguito poi da Gheddafi (41 anni ), da Bouteflika dell’Algeria (12 anni), dalla dinastia Assad in Siria (circa 40 anni), da Saleh dello Yemen (21 anni), assieme alla Giordania, all’Arabia Saudita, al Marocco, e ad altre nazioni.

PERCHE’ LA CIA VUOLE SOVVERTIRE GLI ATTUALI REGNANTI ARABI?


L’obiettivo di queste operazioni è quello di rimuovere i governanti/fantoccio che sono stati al potere tanto a lungo da aver acquisito un notevole grado di autonomia nei confronti dei dettami imperiali provenienti da Washington e Londra, sono inoltre stati abituati ad agire come governanti nazionali, piuttosto che come i docili burattini che la CIA e il Dipartimento di Stato hanno sempre ricercato. Il giudizio di Washington è che questi governanti al potere da molte decadi non dipendano abbastanza dalla NATO, dal Fondo monetario internazionale, e così via. Washington e Londra hanno bisogno di burattini kamikaze, che saranno disposti a prendere decisioni di parte (Americana e Inglese) quando verrà il momento del confronto con l’Iran, la Cina e la Russia.

Una ipotesi statunitense per il futuro dell’Egitto è semplicemente una continuazione del regime esistente, in gran parte basato sull’esercito, sulla burocrazia statale, e sulle forze di sicurezza guidato da militari vestiti con abiti civili. Ma in questo caso i governanti sarebbero i Suliemans, i Tantawis, o gli Annans, o forse i Baradeis o i Moussas, tutti molto più deboli di Mubarak. Un’altra possibilità è un periodo di caos – come quello che sta succedendo proprio adesso in Tunisia – seguito da una presa del potere da parte della Fratellanza musulmana, che porti alla creazione di un califfato sunnita de facto sunnita al Cairo che gli Stati Uniti potrebbero utilizzare per sfidare (e consolidare) il califfato sciita de facto di Teheran. Entrambe le alternative potrebbero quindi essere utilizzate per sostenere la strategia di fondo di Usa e di Regno Unito per il Medio Oriente, che è quella di montare un blocco di paesi arabi e sunniti (in particolare Egitto, Arabia Saudita, Stati del Golfo, e Giordania) che, verrà utilizzato come fronte, con il supporto di Israele, contro il fronte Iraniano sciita, formata dalla Siria, dagli Hezbollah, da Hamas, e dalle varie forze radicali. Un’altra possibilità è che l’Egitto e gli altri paesi mediorientali semplicemente vengano lasciati sprofondare nel caos, lasciando agli imperialisti la possibilità di fare piazza pulita dei beni interessanti della zona , come i giacimenti di petrolio algerini o libici, o in Egitto il Canale di Suez.

Come una pre fabbricata, sintetica, rivoluzione colorata, l’esperimento in Egitto ha messo in mostra delle debolezze tecniche dal punto di vista del branding e del marketing, che sono fondamentali per un’operazione del genere. La rivoluzione non aveva un colore o un simbolismo accattivamente, come ad esempio l’arancione dell’Ucraina, le rose della Georgia, o i cedri del Libano. Non aveva uno slogan egemonico, come il georgiano “Enough!”, Il serbo “He’s finished!”, lo slogan dei robottini di Obama “Yes we can!”, O l’ucraino “It’s time!”. Non hanno un leader carismatico, un demagogo telegenico come nel caso del georgiano Saakashvili. Il regime di Mubarak li privò di Facebook e Twitter il 27 gennaio, dopo di che che Al Jazeera divenne il loro principale mezzo di comunicazione, fino a quando anche questo non venne spento.

Mubarak aveva i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. Il suo regime evidentemente sapeva che la tempesta era alle porte e prese l’elementare precauzione di spegnere rapidamente Internet. D’altro canto, il regime si dimostrò incapace di tenere fuori i corrispondenti televisivi stranieri che erano qualcosa più che agitatori. Essendo il più grande importatore mondiale di grano, proveniente per la maggior parte dagli Stati Uniti o dagli aiuti alimentari derivanti dai finanziamenti americani in base al trattato di Camp David, l’Egitto è esposto alla pericolosa vulnerabilità della dipendenza da cibo.

Le due debolezze più salienti di Mubarak, si possono notare confrontando la sua risposta alla vittoriosa resistenza del leader iraniano Ahmadinejad alla rivoluzione innestata dalla CIA tramite Twitter a Teheran nel giugno del 2009. Quando il NED ha scatenato le sue proteste, Ahmadinejad si è affrettato a mobilitare i Basij – contro le disperate casalinghe a nord di Theran e contro la gioventù borghese della CIA. Anche Mubarak possedeva un equivalente ai Basij nella forma dei cosiddetti Baltagies, ma non vennero utilizzati se non quando le sommosse erano cominciate da una settimana battendo la ritirata non appena i carri armati dell’esercito hanno iniziato a bombardarli. L’altra cosa che mancava a Mubarak era un importante sostegno internazionale. Quando gli angloamericani fecero la loro mossa contro Ahmadinejad, fù in grado di volare al vertice della Shanghai Cooperation Organization, dove incontrò Putin e altri, mettendo in mostra la falsità della linea di propaganda anglo-americana che lo aveva totalmente isolato. Mubarak, anche se ha ottenuto un certo sostegno da parte della Russia, da Berlusconi, e dall’OLP, non è stato in grado di sfruttare opzioni simili.

I manifestanti egiziani, certamente, hanno avuto buone motivazioni per lamentarsi – senza di esse non è possibile ribaltare un governo. I prezzi del cibo e i prezzi del carburante erano in rapido aumento, il sistema egiziano per i sussidi ai lavoratori a basso reddito era stato tagliato senza pietà negli ultimi anni sotto la pressione del FMI, anche se effettivamente rimaneva moderatamente elevato. I salari egiziani sono rimasti troppo bassi. La disoccupazione aveva raggiunto livelli molto alti, soprattutto tra i giovani con istruzione universitaria. Molti di questi problemi sono ovviamente di responsabilità di Wall Street, dei banchieri zombie di Londra e delle iene dei fondi azionari, ben al di là delle competenze del regime di Mubarak. Infine, un grosso peso ce lo ha avuto la repressione autoritaria ai sensi delle leggi di emergenza che Mubarak attuò nel 1981, sulla scia dell ‘assassinio del suo predecessore Anwar Sadat da parte di Regno Unito e Stati Uniti – con l’aiuto delle reti all’interno dei Fratelli Musulmani, uno dei quali guidato da Zawahiri, successivamente diventato il leggendario uomo destro di Osama bin Laden.

GIOVEDI’ 10 FEBBRAIO: MUBARAK SFIDA IL GOLPE DELLA CIA

Per molti giorni, il regime di Obama ha utilizzato tutti i suoi canali, anche i legami personali intessuti con gli ufficiali egiziani che avevano ricevuto la loro formazione negli Stati Uniti, per far abdicare Mubarak e arrivare così al cambiamento di regime. Il mattino di Giovedi 10 febbraio un ufficiale dell’esercito di alto rango ha visitato la folla in piazza Tahrir e ha promesso loro che prima di sera, tutti i loro desideri sarebbero stati soddisfatti. Un programma vasto, come avrebbe detto il Generale de Gaulle. E’ trapelato che il Consiglio Militare Supremo, che si riunisce molto raramente, si è ritrovato, in assenza di Mubarak e ha deliberato che per il dittatore il tempo era scaduto. Il dispaccio della Associated Press annunciò questi eventi, che furono largamente riportati dal giornale radio della CBS, che definì il fatto come un “golpe morbido.”: La Cnn utilizzò il gioviale “E ‘un colpo di stato!”. In un gesto di stupidità incredibile, il direttore della CIA Leon Panetta disse in una audizione della House Intelligence Committee che vi era una “alta probabilità” che Mubarak sarebbe caduto prima della fine della giornata. Panetta ha detto così al mondo che il vero autore del golpe non fù il popolo egiziano, in una sua qualsiasi forma, ma piuttosto le interferenze di Langley. L’irresponsabile, fatuo, e incompetente Obama, desideroso di raccogliere qualche buon parere dai liberali di sinistra, che avrebbe potuto usare in un secondo momento per coprire i bilanci disastrosi americani, babetta ofuscato: “Stiamo osservando un cambiamento storico”. Nel pomeriggio di Giovedi a Washington, ci si aspettava che Mubarak tenesse un discorso televisivo di un paio d’ore dove annunciasse le sue dimissioni ma non fù così.

IL CONTRO GOLPE DI VENERDI’ 11 FEBBRAIO


L’autore dell’articolo ha commentato questi eventi in tempo reale, in un’intervista trasmessa nel programma radiofonico di Alex Jones. Appuntò il fatto che non fosse certo che Mubarak avrebbe lasciato il potere. Si stava prospettando uno scenario in cui vi era una crescente evidenza che erano in corso delle operazioni di “contro golpe” contro gli Stati Uniti. Dopo qualche ora dalla messa in onda della trasmissione, venne trasmessa dalla televisione di stato egiziana una dichiarazione registrata da Mubarak. Mentre la trasmissione televisiva andava in onda, le speranze di Langley, e del vecchio Executive Office Building vicino alla Casa Bianca (dove venne riportato che Samantha Power, facente parte del Consiglio di Sicurezza Nazionale svolse più volte un ruolo chiave nelle operazioni) vennero deluse, quando divenne chiaro dal tono di Mubarak, e poi dalla sua specificità, che avrebbe insistito nel rimanere in carica fino a quando il suo successore sarebbe stato regolarmente eletto alla fine di settembre o di ottobre.

OBAMA MASTICA LA POLVERE


Nel tardo pomeriggio di quello stesso Giovedi, non c’era felicità a fangolandia. Washington aveva buone ragioni per temere un crollo parziale dell’imperialismo degli Stati Uniti, il quale si sarebbe verificato se il modello attuale della rivoluzione colorata fosse diventato impraticabile a causa della crescente debolezza degli Stati Uniti. Già, la rivoluzione georgiana delle rose fù completamente offuscata dal suo leader, Saakashvili, che si è rivelato essere un guerrafondaio, un oppressore e un pazzo fascista. La rivoluzione arancione in Ucraina del 2004 fù completamente interrotta e poi ripresa con la cacciata dei suoi due cleptocrati più in vista, Timoshenko e Yushenko, il che significa tra le altre cose  che gli Stati Uniti non furono in grado di orchestrare una crisi del gas in Europa orientale, nell’inverno del 2010-11. La Rivoluzione dei Cedri in Libano nel 2005 era riuscita a cacciare le truppe siriane, ma non era stata in grado di spezzare il potere organizzato degli Hezbollah, l’ultimo governo libanese infatti è pesantemente sotto l’influenza degli Hezbollah più di tutti quelli precedenti. La Coup Twitter del giugno 2009 in Iran fù un fallimento. L’uso del potere morbido, la sovversione, e la destabilizzazione nella tradizione Carter-Brzezinski, furono sempre pilastri centrale della politica estera di Obama in contrasto all’accento belligerante dell’era Bush-Cheney. Data la crescente potenza militare di Iran e degli Hezbollah, di cui la sconfitta israeliana in Libano nell’estate del 2006 ne aveva fornito un assaggio, l’imperialismo anglo-americano rischiò di restare senza sia la sua opzione militare che senza la sua opzione sovversiva nel mezzo della depressione. Se ciò accadesse, cosa succederebbe? Probabilmente ci sarebbe un barlume di speranza che il Medio Oriente smettesse di giocare a fare la guerra con Usa e Israele, tornando al suo stato precedente e cioè risultando una potenza che ha contatti con la Cina, la Turchia , e forse anche con l’Europa, permettendo ai paesi della regione di affermare la loro indipendenza nazionale e il diritto ad un pieno sviluppo economico.

GAMAL MUBARAK E IL CONTRO GOLPE DI GIOVEDI’


Che cosa era realmente successo? Secondo i rapporti pubblicati, Mubarak registrò infatti un messaggio televisivo in cui rassegnò le sue dimissioni. Fù questo il nastro che gli americani e gli anglosassoni visionarono, e che fù alla base di gran parte delle loro speculazioni. Dopo che il nastro fù realizzato però, il figlio maggiore del desposta, Gamal Mubarak intervenne con suo padre, ristabilendo Mubarak nella sua posizione di potere.

Ecco un resoconto egiziano dell’intera vicenda: “Una accesa discussione scoppiò tra Alaa e Gamal Mubarak, i due figli dell’ex presidente egiziano, all’interno del palazzo presidenziale lo scorso Giovedi durante la registrazione dell’ultimo discorso del padre alla nazione, riporta il giornale egiziano di proprietà del governo al-Akhbar. Si pensò che Hosni Mubarak, annunciasse le sue dimissioni in un discorso inviato lui dai militari Giovedi, ma suo figlio Gamal e gli alti funzionari del suo entourage lo spinsero a proporre un discorso diverso in cui si sottolineava come sarebbe stato al potere almeno fino a settembre. Secondo il giornale, Gamal perse la pazienza dopo aver sentito la registrazione del discorso che il padre avrebbe dovuto consegnare quella notte e in cui stava per dichiarare le sue dimissioni. Secondo il rapporto, i funzionari americani erano a conoscenza di tale registrazione, ma non sapevano che Gamal aveva spinto il padre a disfarsene e a registrare un discorso diverso, consegnato quella stessa notte. Precedentemente quel giorno il presidente americano Barack Obama disse al pubblico del Michigan che “lì si sta facendo la storia” un segno che Mubarak si stava per dimettere. Ore dopo, il presidente Obama sentì qualcosa di sconcertante: Mubarak non aveva intenzione di abdicare. Obama a quanto pare non sapeva che il discorso di dimissioni di Mubarak fù scartato dal figlio di Mubarak stesso negli ultimi minuti prima delle riprese televisive.

Poi però, Venerdì, la situazione si invertì bruscamente. Secondo i rapporti, Mubarak venne invitato al Cairo in elicottero con destinazione la località di Sharm-el-Sheikh, all’estremità meridionale della penisola del Sinai. Dopo poco la televisione di stato egiziana annunciò che un importante messaggio riguardo la presidenza era imminente. Dunque il vice presidente Suleiman si presentò in televisione dichiarando le dimissioni di Mubarak e che lo stesso aveva trasferito il potere al Consiglio militare supremo – qualcosa che la Costituzione egiziana non gli permetterebbe di fare. Cosa è successo?

LA STORIA DI COPERTURA AMERICANA SULLA “DIPARTITA” DI MUBARAK


Le ragioni per l’improvvisa partenza di Mubarak costituiscono ormai un tema altamente esplosivo in sé. L’intelligence Usa si è affrettato a presentare un resoconto che ha ritratto il rovesciamento di Mubarak come un colpo di stato, opera degli ufficiali dell’esercito egiziano. Questo approccio è necessario per mascherare la natura imperialista del colpo di stato, e di mantenere viva l’illusione patetica che gli egiziani abbiano fatto “tutto da soli.”

Un riassunto dettagliato di queste favole è apparso come un articolo del Washington Post di Joby Warrick il 12 febbraio. Qui l’autore ripete almeno due volte che i pezzi grossi di Washington sono stati lasciati fuori per quanto riguarda gli eventi del Cairo, e non potevano che “apprendere” i progressi fatti dagli ufficiali dell’esercito egiziano. Si legge nell’articolo: “Mercoledì sul tardi, la CIA e i funzionari del Pentagono appresero del piano militare egiziano per spodestare il presidente egiziano Hosni Mubarak e privarlo quindi dei suoi poteri primari al fine di placare i disordini che avevano sconvolto il paese per più di due settimane… Le comunicazioni fra gli alti funzionari degli Stati Uniti e l’Egitto sono diventate sempre più sporadiche dall’inizio di questa settimana poichè i deputati di Mubarak lamentavano pubblicamente l’ingerenza statunitense negli affari del Cairo. Poi però l’intelligence statunitense e i funzionari militari di alto livello appresero i dettagli del piano da parte dei capi militari egiziani  – era una via di mezzo tra una dimissione negoziata e un colpo di stato soft – che aveva come scopo quello di diminuire o addirittura eliminare del tutto i poteri di Mubarak. Viene anche affermato che Mubarak deluse i suoi sostenitori soprattutto con il tono del suo intervento, che ha portato alla conclusione che fosse una situazione incorreggibile e che dovesse dimettersi: “Alla fine, dicono gli alti funzionari, gli sforzi di Mubarak gli hanno solo assicurato una partenza precipitosa e ignominiosa. Poche ore dopo il discorso, gli ufficiali dell’esercito egiziano di fronte al presidente screditato se ne uscirono con un ultimatum: O ti dimetti volontariamente, o ti faremo abbandonare il posto con la forza “.

Ma questa è pura finzione, dato che era chiaro al mondo intero che l’intelligence, a partire da Panetta capo della Cia, sono stati i principali promotori del colpo di stato egiziano. Il problema fù che gli ufficiali fantoccio degli Stati Uniti, anche operando dietro la cortina fumogena fornita dalla ricca gioventù borghese in piazza, semplicemente non hanno avuto la forza politica per cacciare Mubarak. Come ha sottolineato l’esperto italiano sul Medio Oriente, Franco Macchi la mattina del 13 febbraio: “In realtà, non credo che il generale Mohammed Hussein Tantawi e il suo Consiglio supremo avrebbero potuto costringere Mubarak a lasciare il suo posto. Ci hanno provato, come previsto da Washington, e per un pò non ci sono riusciti. Anche all’ultimo minuto l’idea di Mubarak era chiara: Non mi interessa, Resterò. Questo avrebbe provocato una divisione nell’esercito con i burattini della CIA che rischiavano l’isolamento e le rimostranze dell’altra parte dei militari. Non è chiaro anche a me quanto Tantawi sia in accordi con gli Stati Uniti (quanto possa contarci) e quanto lo stesso stia cercando di mediare per un compromesso. Tuttavia, l’elemento chiave è il tipo di decisioni e scelte di campo che si svilupperanno all’interno dell’esercito. Queste infatti è probabile che non rimangano lineari a lungo …. “In altre parole, i nuovi colonnelli nasseriano-nazionalisti potrebbero ben presto stancarsi di screditati burattini USA come Tantawi e mandarli a casa, con conseguenze incalcolabili per gli Stati Uniti.

IL TALLONE D’ACHILLE DELLA COPERTURA STATUNITENSE: IL COMUNICATO NUMERO 2 DEL CONSIGLIO MILITARE SUPREMO

L’ostacolo davvero insormontabile per la tesi di Joby Warrick, cioè quella di un colpo di stato timbrato Made in Egitto è il fatto, che Warrick non menziona mai, che una riunione del Consiglio militare supremo si è svolta nella mattinata di Venerdì da cui uscì l’approvazione del piano di Mubarak per una graduale transizione fino a settembre o ottobre sotto la supervisione del presidente in carica – tutto ciò è contenuto nel comunicato numero 2. I fatti principali sono stati segnalati da Press Trust of India in un dispaccio in cui si legge: “I militari egiziani si propongono oggi a difesa di un presidente sotto assedio chiedendo ai manifestanti di tornare a casa, assicurando loro elezioni libere ed eque in settembre e l’eliminazione della tanto odiata legge sull’emergenza, in una uscita che ha provocato delusione diffusa tra le persone che si sono impegnate a fare il loro lavoro durante la campagna anti Mubarak e volevano vederne la fine. Come il potente esercito si è inaspettatamente schierato dalla parte di Hosni Mubarak, decine di migliaia di persone arrabbiate si sono riunite di nuovo per le strade e hanno promesso di portare la protesta alle “soglie delle istituzioni politiche.” Il dispaccio continua: “Da quando Mubarak ha deluso le speranze di milioni di  suoi connazionali e le aspettative a livello mondiale, rifiutando di dimettersi, i militari del Consiglio del Comando Supremo si sono riuniti due volte in meno di 24 ore prima di annunciare di aver sostenuto la mossa di Mubarak e aver trasferito parte dei suoi poteri al vicepresidente Omar Suleiman. Le televisioni di Stato egiziane hanno interrotto i loro programmi per leggere il ‘comunicato numero 2’ del Consiglio nel quale si promise di revocare le leggi d’emergenza tanto criticate nel paese, senza però specificare una data esatta e dove si garantisce “elezioni libere ed eque a settembre” , come indicato da Mubarak. Purtroppo, in quello che sembrava essere un avvertimento per i manifestanti, che per 18 giorni hanno chiesto a Mubarak di dimettersi dopo tre decenni al potere, l’esercito ha anche chiesto loro di andare a casa e tornare al lavoro.”

Queste decisioni del Consiglio militare supremo sono state annunciate in televisione circa un’ora prima l’indicazione che Mubarak stesse per fare una dichiarazione importante. La teoria del colpo di stato degli Stati Uniti dovrà quindi spiegare perché, se i generali egiziani si sono messi contro Mubarak nella notte tra Giovedi e Venerdì, essi si sono riuniti ancora, nella mattinata di Venerdì, per proclamare e rendere noto a livello nazionale il loro continuo supporto al presidente in carica. Tutte le indicazioni portano a concludere che i generali egiziani, tra cui anche le marionette della CIA, sono rimasti sorpresi come il resto del mondo, quando Mubarak annunciò le sue dimissioni. I militari avevano dimostrato di essere incapaci di imporre con la forza questa decisione. Ci deve quindi essere stata qualche forza esterna che agì direttamente su Mubarak e lo indusse a rassegnare le proprie dimissioni di sua “spontanea” volontà. Data l’attuale natura degli affari mondiali, la forza esterna in questione non poteva che essere gli Stati Uniti, forse con qualche aiuto da parte degli inglesi.

LA VERITA’: LE MINACCE USA A MUBARAK


Domanda, “Come avrebbe fatto il regime di Obama a schiacciare Mubarak?” è già possibile rispondere. Data la rabbia di Obama per la polvere mangiata, l’intero settore della Cia più altri organi competenti avrebbero potuto scatenare la loro furia contro il presidente egiziano e la sua famiglia, compresa sua moglie Suzanne, i suoi figli Alaa e Gamal, sua nipote, e altri parenti all’interno dell’Egitto o all’estero. Possiamo solo pensare agli infiniti modi in cui gli Usa si sarebbero potuti vendicare: torture, rapimenti, consegne di pacchi, procedimenti penali, la confisca dei beni, e così via. “Al Qaeda” avrebbere potuto licenziare la famiglia Mubarak, ecc ecc.
Sono state forse altre le minacce che avrebbero potuto far breccia in un capo di stato così orgoglioso, autocrate nazionalista e patriarca come Mubarak. La più ovvia di queste, per la quale abbiamo anche qualche prova, è la minaccia di avere gli Stati Uniti in lotta per il Canale di Suez, una delle più grandi ricchezze nazionali egiziane.

PROVE DELLE MINACCE USA PER IL CONTROLLO DEL CANALE DI SUEZ

In termini di mentalità imperialista, non molto è cambiato dal 1956, quando il primo ministro britannico Anthony Eden si infastidiva alla sola vista del colonnello Amal Abd-el Nasser, il galante leader egiziano che con successo aveva nazionalizzato il canale di Suez sfidando gli inglesi e i francesi. Quando gli imperialisti guardarono oltre il bordo settentrionale dell’Africa, videro ricchezze come il petrolio algerino e libico, ma soprattutto il Canale di Suez, uno dei classici punti di strozzatura navale del mondo, attraverso il quale, al momento, passa l’8% del commercio marittimo mondiale. Gli angloamericani sono profondamente consapevoli delle possibilità infinite che una tale posizione avrebbe nei confronti di paesi come l’Iran, la Cina e la Russia, posizione la quale potrebbe essere riguadagnata dagli attuali imperialisti. Se venisse trovato qualche pretesto per impedire  l’accesso alle navi cinesi dal Canale di Suez, il commercio della Cina con l’intera Europa sarebbe gravemente perturbato. Tuttavia, al fine di rendere l’espropio del canale di Suez una operazione politicamente accettabile, è necessario che l’Egitto scenda nel caos. Questa infatti potrebbe essere una delle motivazioni degli eventi attualmente in corso. Se avviene un crollo negli stati nazionali, allora l’impero americano/inglese sarà libero di intervenire e cogliere ciò che vuole da questi paesi.

In ogni caso, la destabilizzazione egiziana iniziata nei primi mesi del 2011 è già stata inequivocabilmente accompagnata da una serie di atti minacciosi nei confronti del Canale di Suez. Non appena Mubarak ha lasciato l’incarico di capo di stato il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha iniziato a parlare della minaccia intollerabile per il suo paese rappresentata dal presunto, imminente, passaggio di due navi militari iraniane attraverso il canale di Suez. In un rapporto si legge: ‘Il ministro degli esteri israeliano ha affermato che l’Iran, Mercoledì, procederà con l’invio di due navi da guerra attraverso il Canale di Suez per la prima volta dopo anni, definendolo una “provocazione”, senza però portare alcuna prova. Le autorità egiziane che gestiscono il canale hanno negato. Il Ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman disse che la navi avrebbero attraversato il canale sul tardi, Mercoledì, in rotta verso la Siria. Non è riuscito a produrre alcuna prova di ciò e non ha voluto dire da chi ha ricevuto queste informazioni. “Questa è una provocazione che dimostra che l’audacia e l’insolenza iraniana sono in aumento”, disse in un comunicato. L’ente egiziano che gestisce il canale di Suez ha negato la veridicità di questa informazione. La retorica di Lieberman non conobbe limiti: ‘”Questa è una provocazione che dimostra che la fiducia in sé e l’insolenza degli iraniani stanno crescendo di giorno in giorno” disse. “Questo accade dopo la visita del presidente iraniano nel sud del Libano e le sue dichiarazioni aggressive verso Israele.” ‘

Washington era più che disposta a prendere la questione molto seriamente: il portavoce del Dipartimento di Stato americano PJ Crowley dichiarò: “Staremo a guardare per vedere che cosa [le presunti navi da guerra iraniane] faranno». Crowley ha confermato che stava parlando delle stesse navi che avevano sconvolto il ministro degli esteri Israeliano.

5 FEBBRAIO: METANODOTTO GIORDANO/ISRAEL/EGIZIANO BOMBARDATO, ACCUSATA AL QAEDA

Le questioni sul Canale di Suez e sulla sua sicurezza furono sollevate già più volte nelle settimane precedenti, durante tutto il tempo della crisi egiziana. Questo problema emerse durante la prima settimana di febbraio, quando una misteriosa bomba colpì il gasdotto che attraversa la penisola del Sinai e che trasporta gas naturale dall’Egitto in Israele e in Giordania. Del bombardamento furono presto accusati i terroristi , in particolare Hamas e un ramo di Al Qaeda. Il sito Debkafile, che riflette presumibilmente il punto di vista della comunità dell’intelligence israeliana (mossad), si è espresso in questo modo: “Gli aggiornamenti dell’Intelligence Israeliana rivelano che Hamas intende attuare il suo attacco al metanodotto egiziano, Sabato 5 febbraio, al quale seguiranno attacchi di più vasta scala contro Israele, usando il Sinai come piattaforma di lancio. Dal momento che la rivolta è iniziata in Egitto due settimane fa, più di 1.000 uomini armati di Hamas si sono infiltrati nel Sinai del Nord dalla Striscia di Gaza e hanno preso il controllo della regione. Vennero seguiti anche da cellule di Al-Qaeda che vennero riassegnati dall’Iraq alla Striscia di Gaza. Hamas ha istituito un centro di comando nel nord del Sinai per coordinare le sue operazioni con i Fratelli Musulmani al Cairo …. Le fonti militari del sito Debkafile dicono che Hamas e Mumtaz Durmush, capo del Jaish al-Islam (Esercito dell’Islam), legato ad Al Qaeda, aveva raggiunto un accordo per Hamas facendo trasferire gli islamici del Sinai e fornendo loro le armi e gli esplosivi per attaccare le pattuglie israeliane lungo il confine egiziano e le forze di sicurezza egiziane lì piazzate.

Un altro sito ha commentato l’importanza strategica di questo gasdotto: “Sabato 5 febbraio, un’esplosione ha tagliato fuori una linea di distribuzione di gas naturale nella regione del Sinai. Il gasdotto trasporta gas a Israele e alla Giordania. Originariamente, i funzionari di governo stabilirono che l’esplosione era attribuibile ad un incidente, tuttavia, le nuove fonti dell’intelligence segnalano che l’incidente potrebbe essere stato pianificato come un attacco terroristico. Le guardie in servizio per proteggere il gasdotto sono convinti di essere stati catturati da quattro uomini armati e mascherati che hanno fatto esplodere intenzionalmente il gasdotto a distanza tagliando le forniture di gas ai paesi vicini. Israele dipende dal gas naturale egiziano per più del cinquanta percento del fabbisogno di energia elettrica, la Giordania in risposta ha, per il momento, convertito le sue centrali elettriche per funzionare con gasolio e riserve di petrolio. I funzionari egiziani affermano che la linea del gas verrà riparata e sarà operativa entro una settimana. Le implicazioni della sicurezza nei disordini egiziani sono gravi, soprattutto alla luce di questo attacco terroristico.

Possiamo già immaginare i titoli: “Obama ordina ai Marines di controllare il canale di Suez per fermare il dominio di al Qaeda su una delle più vitali vie marittime del mondo”. Una grande strategia per le prossime elezioni primarie, potrebbe immaginare Obama.

LA TASK FORCE KEARSARGE NEL CANALE DI SUEZ E IL GRANDE LAGO AMARO


Una possibilità concreta per gli Stati Uniti di inizare un qualche tipo di operazione sul Canale di Suez venne rappresentato dalla task force americana Kearsarge, la quale venne ufficialmente rappresentata come aiuto all’evacuazione dei cittadini statunitensi nel caso in cui la situazione politica in Egitto si fosse ulteriormente deteriorata. Secondo un resoconto: “La USS Kearsarge Expeditionary Strike Group ha accelerato la sua marcia verso il canale di Suez, sta attendendo ora nuove istruzioni nel Grande Lago Amaro nel Canale di Suez vicino a Ismailia, questo ben spiega la funzione specifica di questa unità che è quella di trasportare attrezzature e marines che saranno poi destinati allo sbarco sulla spiaggia e alle operazioni di distribuzione del territorio…. La missione principale della Kearsarge USS è il dislocamento, lo sbarco e il supporto di una forza di Marine in tutto il mondo. La suite di armamenti della Kearsarge include il sistema di difesa missilisto, Sea Sparrow della NATO, il Rolling Airframe Missile (RAM) del sistema di difesa, la “falange” un sistema di armamenti per il combattimento a breve distanza, mitragliatori da 25mm e  il sistema di protezione contro i missili anti nave,  contro i mezzi aerei e quelli di superficie. La USS Kearsarge trasporta anche carroarmati, camion, artiglieria e il completo appoggio logistico necessario per condurre un assalto. La domanda è: Quali sono le intenzioni del governo degli Stati Uniti e dei militari, dato che migliaia di Marines sono attualmente in mare aperto e potrebbero in ogni istante essere lanciata all’attacco? E’ una campagna militare bellicosa? Oppure se non lo è potrebbe servire come rifugio per certe persone che dovranno essere evacuate dal paese? “Durante la fase di crisi, la USS Kearsarge, è stata vicina nell’essere un vettore d’attacco per gli Stati Uniti.

L’11 febbraio, altri rapporti suggerirono che, in collaborazione con le mosse degli Stati Uniti, gli israeliani cercarono di ristabilire le loro posizioni nel cosiddetto assedio del corridoio di Filadelfia nel Sinai tra la Striscia di Gaza e l’Egitto: “Le fonti dei media egiziani hanno confermato attraverso dei rapporti delle agenzie dell’intelligence israeliana che gli Stati Uniti spostarono alcune delle loro forze navali della Quinta Flotta più vicino al Canale di Suez. Si temette che la situazione in Egitto avrebbe potuto andare fuori controllo e minacciare la navigazione nel Canale. Il giornale egiziano Al Masri Al Yawm riportò che il personale della forza navale ammontava a 850 marines. Presero una posizione strategica nei pressi di Ismailia, con facile accesso al cuore dello stato egiziano e alla penisola del Sinai. Il giornale cita fonti israeliane per quanto riguarda il posizionamento delle truppe americane, operazione avvenuta dopo la dichiarazione del vice presidente Omer Suleiman che l’Egitto doveva affrontare una scelta tra un colpo di Stato o il dialogo. Al Masri Al Yawm riferisce anche di un recente rapporto pubblicato dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, in cui gli ufficiali delle Forze di difesa Israeliane facevano pressioni per la rioccupazione del corridoio di Philadelphia che si trova tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, nel caso che il regime di Mubarak fosse crollato completamente. Per il critico italiano Bernardino Ferrero, la conclusione fù chiara:” Mubarak lascerà, ma gli Stati Uniti resteranno nel canale di Suez “.

UNO SCENARIO DI CHAOS E CONFUSIONE, COME NEL 1956

Quando gli inglesi e i francesi si ripresero il canale di Suez nel 1956, uno dei loro principali argomenti di propaganda fù che i primitivi egiziani erano troppo arretrati per gestire una questione tanto complessa come l’autorità sul Canale di Suez. Pertanto, i colonialisti europei stavano riaffermando il loro controllo nel pubblico interesse del mondo. Questa di certo fù una sciocchezza, ma tali argomenti sembra che stiano per venire riproposti nell’attuale scenario.

Un pretesto che i neo-imperialisti potrebbero utilizzare è quello dello sciopero dei lavoratori del canale di Suez, che venne puntualmente riportato da Bloomberg news l’8 febbraio. I pedaggi non venivano raccolti, e la manutenzione costante necessaria al funzionamento del canale a quanto pare non sembra esserci. I lavoratori della Suez Canal Co. iniziarono quel giorno un sit-in, come riportato nella versione online dal quotidiano Al-Ahram, senza segnalare la fonte di tale notizia. I 6.000 lavoratori provengono da Suez, Port Said e Ismailia, riferisce sempre Al-Ahram …. Il canale ha la capacità di gestire 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno, mentre quello dell’adiacente gasdotto è di 2,3 milioni di barili, secondo Goldman Sachs Group Inc.
Pochi giorni dopo, cominciarono le rivolte, con la polizia che andò a scontrarsi contro i manifestanti: ” I manifestanti egiziani nella cittadina a nord del Sinai di El-Arish hanno avuto un conflitto a fuoco con la polizia e vennero scagliate bottiglie di molotov contro una stazione di polizia, a quanto riferiscono i testimoni. Circa 1.000 manifestanti sono usciti da un gruppo più grande e si sono diretti verso una stazione di polizia, facendo esplodere bombe e incendiando macchine dei poliziotti. ” Dobbiamo anche ricordare che in Egitto, il 2011 iniziò con l’attentato omicida in una chiesa cristiana copta.

ISRAELE SOSTIENE CHE IL FRONTE DEL SINAI E’ SCOPERTO


Contemporaneamente a questi eventi, Debkafile ha riassunto i rapporti della stampa israeliana secondo la quale tre decenni di pace nella penisola del Sinai secondo gli accordi di Camp David avevano cullato il comando israeliano elevandolo ad un falso senso di sicurezza, portandoli a trascurare ciò che Debka chiama il fronte del Sinai: “Trentadue anni di pace con l’Egitto hanno lasciato Israele militarmente impreparata per l’ignoto e inaspettato nel loro lungo confine meridionale di 270 chilometri: l’attuale generazione di combattenti israeliani e comandanti non ha alcuna esperienza di combattimento nel deserto, la “corazza” israeliana è fatta su misura per funzionare contro i suoi fronti più ostili: Iran, Libano, Hezbollah e la Siria, ma l’intelligence ha poche informazioni a riguardo dell’esercito egiziano e dei suoi comandanti e, soprattutto, nessun indizio sulle intenzioni dei nuovi governanti ‘per quanto riguarda le future relazioni tra Cairo e Israele e la sicurezza sul loro confine nel Sinai. Le Forze di Difesa israeliane sono addestrate ed equipaggiate per affrontare l’Iran e la lotta sul terreno montuoso del Libano e della Siria. Dopo aver firmato la pace con l’Egitto nel 1979, Israele ha demolito le brigate da combattimento addestrate per la guerra nel deserto, la cui ultima battaglia fu combattuta nella guerra del 1973, da cui ha interroto le ostilità militari e il controllo dell’intelligence militare egiziana. L’alto comando israeliano conosce di conseguenza poco o nulla sugli eventuali comandanti sul campo, che potrebbero guidare le truppe egiziane se venissero distribuiti nel deserto del Sinai. ” molto qui è frutto della fantasia, ma lo scopo dell’articolo è abbastanza evidente.

Franco Macchi riassumere le situazioni fin qui elencante come segue: “In primo luogo, il sabotaggio dell’oleodotto (proprio all’inizio della ‘rivoluzione’ in piazza Tahrir), in secondo luogo, la scenata esagerata di Israele sul fatto che una fonte vitale di energia fosse stata messa in pericolo, creando un problema di sicurezza nazionale, in terzo luogo, gli attacchi di tipo militare nelle caserme dei soldiati egiziani e i soldati nel Sinai, in quarto luogo, la rivolta definita ‘incontrollabile’ delle tribù beduine del Sinai. Il quinto, lo sciopero dei lavoratori del canale di Suez da cui Macchi trae una conclusione : “Il pericolo di uno scenario di Chaos e di perdita di controllo da parte del governo egiziano’ sarebbe un plausibile prestesto per un intervento militare, una spada di Damocle che pesa sopra la testa dell’Egitto dall’inizio della crisi.”

Sulla base delle prove circostanziali, possiamo avanzare l’ipotesi che uno degli elementi che indussero Mubarak a dimettersi da presidente d’Egitto fù la minaccia da parte degli Stati Uniti di togliere agli egiziani il controllo del Canale di Suez, in tutto o in parte.

PERCHE’ GLI USA HANNO SCARICATO MUBARAK?

Dobbiamo ora esaminare nel dettaglio le ragioni specifiche per cui gli Stati Uniti hanno scelto di scaricare Mubarak e perché proprio adesso. Il modello generale che emerge da questa indagine è quella di un Mubarak sempre più apertamente ostile alla direzione generale della politica statunitense, soprattutto sulla questione centrale dello stabilire se l’Egitto, lo stato chiave tra quelli arabi sunniti, avesse dovuto partecipare all’alleanza pianificata dal Dipartimento di Stato contro l’Iran e i suoi alleati. Nessuno sapeva meglio di Mubarak che la divisione degli arabi negli ultimi tre decenni, aveva portato ad un fronte di radicali, da un lato, e un blocco di arabi moderati, dall’altro, che ha ridotto questi Stati alla condizione di pedine sacrificabili. Ci sono segnali che indicano che stava facendo qualcosa per risolvere la questione.

LIBANO: MUBARAK SI OPPONE FERMAMENTE AL COMPLOTTO DI OBAMA E DELLA CLINTON NEI CONFRONTI DEGLI HEZBOLLAH


L’ultima conversazione conosciuta tra Obama e Mubarak prima della crisi esplosa in Egitto sembra aver avuto luogo il 19 gennaio. Secondo le letture, Obama ha chiamato Mubarak per ringraziarlo per il sostegno egiziano nella politica degli Stati Uniti verso il Libano. Meno di una settimana prima che iniziasse la rivolta, troviamo questo dispaccio di una agenzia di stampa: ‘Il presidente Barack Obama ha parlato con il Presidente egiziano Hosni Mubarak, Martedì, circa il desiderio degli Stati Uniti di tenere le acque calme in Tunisia e lo ha ringraziato per il sostegno dell’Egitto al tribunale dell’Onu istituito per giudicare gli assassini dello statista libanese Rafik al-Hariri …. Obama ha ringraziato Mubarak per il sostegno egiziano del tribunale “, che sta tentando di porre fine all’era dell’impunità degli assassini politici in Libano e ottenere giustizia per il popolo libanese”.

Ciò che rende la tattica di Obama così incredibile è che Mubarak fù uno degli avversari principali di tutta la corte dell’ONU che accusava il regime degli Hezbollah, chiaramente perché l’intera faccenda non era altro che una ricetta per riavviare la guerra civile libanese, e quindi molto probabilmente una guerra nazionale. Mubarak non volle prendere parte alla politica di Obama e quest’ultimo deve averlo capito. Questa incongrua telefonata assume quindi il carattere di una qualche forma di avvertimento obliquo al presidente egiziano per fermare il sabotaggio di una delle principali mosse per la destabilizzazione dell’intera regione.

MUBARAK: L’IRAN UNA PARTE DELLA SOLUZIONE

L’idea preferita su questo tema di Mubarak è che l’intero Libano abbia un futuro indipendente che non abbia quindi il peso incombente di complotti da parte delle Nazioni Unite. Ecco come Mubarak ha espresso il suo dissenso lo scorso ottobre: ‘Il presidente egiziano Hosni Mubarak disse che un verdetto contro un alto funzionario degli Hezbollah potrebbe pregiudicare la sicurezza interna del Libano e ha aggiunto “Il destino del consenso e della convivenza libanese non deve dipendere da questo atto d’accusa indipendentemente dal suo contenuto “. Mubarak ha anche avvertito che la pace in Medio Oriente “non può permettersi un nuovo fallimento.” ” Inoltre, non può permettersi l’escalation di violenza e diterrorismo che andrebbe a crearsi nella regione se crollassero i negoziati “, ha detto. Mubarak pensa che ogni progresso sulla pista israelo-palestinese possa aprire la strada a simili progressi e ad accordi su entrambi i binari, libanese e siriano. “L’Iran”potrebbe diventare parte della soluzione per la crisi in Medio Oriente, piuttosto che essere una delle cause. “‘

Iran una parte della soluzione in Medio Oriente! L’Iran avrebbe dovuto essere totalmente isolato, ed è il principale obiettivo degli Stati Uniti! Un discorso che suona come eretico, l’esatto opposto del sermone così stridente predicato da Hillary Clinton durante tutto il 2010.

MUBARAK RIFIUTA LO SCUDO ATOMICO PROPOSTO DAGLI USA, GLI STATI UNITI CRITICANO L’ALLEANZA TRA ISRAELE E SUNNITI ARABI CONTRO L’IRAN

Come già osservato, la principale mossa diplomatica del primo anno dell’amministrazione Obama è stata la creazione di un blocco arabo-sunnita incentrato sull’Egitto, insieme con Israele, sotto la protezione dell’ombrello nucleare degli Stati Uniti, ai fini del confronto regionale e di una possibile guerra contro l’Iran, la Siria, gli Hezbollah, e dei loro alleati. Uno dei sottoprodotti di tale regime sarebbe stata un’alleanza militare forzata tra Egitto, Arabia Saudita e Israele  contro i musulmani dell’Iran. La prima guerra del Golfo aveva mostrato l’avversione che hanno i leader arabi a partecipare spalla a spalla agli Israeliani durante le imprese militari, che dovevano tra l’altro stare fuori dal Kuwait. Tuttavia, l’alleanza con Israele fù esattamente quello che Obama e Hillary Clinton esigevano. L’Arabia Saudita, che non aveva relazioni diplomatiche con Israele, sarebbe stata molto probabilmente costretta ad aprirle. Per quanto riguarda l’Egitto, anche se il trattato di pace di Camp David con Israele è in vigore da tre decenni, vi sono ancora molti aspetti delle relazioni bilaterali tra Egitto e Israele, che sono ben lungi dall’essere normalizzati. Mubarak non aveva alcuna intenzione di consentire che tale normalizzazione fosse automatica, e, naturalmente, non volle che l’Egitto diventasse carne da cannone nel tentativo degli Stati Uniti di dividersi e spartirsi l’Iran.

Il piano dell'”ombrello nucleare” avrebbe anche richiesto la creazione di basi militari USA in Egitto, Mubarak si è  sempre opposto. Ci sono circa 500 militari statunitensi in Egitto, ma questi sono stanziati nel deserto del Sinai come parte della Forza multinazionale, insieme a truppe di altri 10 paesi nel quadro della sorveglianza del confine Israele-Egitto sotto i termini del trattato di pace di Camp David del 26 marzo 1979. Mubarak non ha mai voluto le basi USA in Egitto. Ha inoltre sistematicamente respinto tutte le richieste da parte degli Stati Uniti per fornire forze militari egiziane per la guerra in Afghanistan.

Ecco come venne formulata la proposta per l'”ombrello nucleare” nell’estate del 2009: ‘Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton è apparso Mercoledì per delineare come gli Stati Uniti potrebbero far fronte a un Iran nucleare – armando i suoi vicini e con l’estensione di una “difesa ad ombrello” nella regione.

Mubarak si oppose con veemenza a questa strategia, come possiamo vedere dal tono del rapporto pubblicato tramite uno dei documenti semi-ufficiali al Cairo, e reso disponibile attraverso l’israeliana Ynet: ‘Il quotidiano Al-Gumhoria dice il presidente egiziano contesta fortemente la porposta americana per Israele, cioè di creare per gli Stati arabi un ombrello nucleare contro gli attacchi dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno offerto ad Israele, Egitto e ai Paesi del Golfo Persico di far parte di un ombrello nucleare contro un attacco iraniano, come riferito dal giornale egiziano Gumhoria. In accordo con l’idea americana, gli israeliani e gli americani sarebbero stati impiegati in quei paesi arabi, in preparazione ad una risposta di qualsiasi pericolo l’Iran potesse rappresentare. Tutti sanno, l’editore ha scritto, che tali basi sarebbero state utilizzate per dichiarare guerra all’Iran se il dialogo diplomatico americano con Teheran americano fosse destinato a fallire ‘.

Secondo il riassunto Ynet ‘, “L’ombrello di difesa americano di cui Israele farà parte mira a consentire a quest’ultima di approfittarsene dei paesi del Golfo’ di fiducia, essere protetta e sfruttare la ricchezza economica dei paesi produttori di petrolio. Questa normalizzazione è indiretta e una tangente nascosta a Israele. “Secondo l’editore,” L’unico a rivelare questo piano satanico è stato il presidente Hosni Mubarak, che fù molto fermo nella sua risposta. Egli ha sottolineato che l’Egitto non supporta la normalizzazione con Israele libera, indipendentemente dalle sue ragioni. “Secondo l’editoriale, il Cairo è contro all’alleanza per la difesa, anche se Israele non facesse parte di essa. Alcuni giorni fa, il redattore del giornale ha scritto, più di 200 membri repubblicani e democratici del Congresso inviarono una lettera al re saudita Abdullah, esprimendo il loro disappunto per la sua incapacità di accettare la chiamata del presidente Obama a fare passi in avanti verso la normalizzazione di Israele.

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