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Fukushima: Si trattò di sabotaggio?

L’ex analista dell’NSA, Jim Stone, sostiene che non ci fu nessun terremoto. Lo tsunami venne causato da bombe nucleari detonate in mare e le esplosioni avvenute a Fukushima furono provocate da mini – bombe atomiche nascoste in delle telecamere, installate da una società di sicurezza israeliana. Il movente: punire il Giappone per essersi offerto di arricchire l’uranio iraniano, allontanandosi così dal diktat degli Illuminati. L’articolo che seguirà esporrà una teoria sulla quale si potrà discutere, non ha le pretese di essere verità assoluta.

I due schemi di arma nucleare portatile mostrano una notevole somiglianza con le telecamere di sicurezza della Magna BSP. Anche nel caso di fusione del nocciolo, un reattore ad acqua bollente, non raggiunge uno stato critico e soprattutto non esplode come una testata nucleare, va semplicemente incontro al processo di meltdown. L’esplosione del reattore numero 3, che l’azienda Magna BSP ha “immortalato”, presenta palesi somiglianze ad un test atomico.
Quando confrontiamo il terremoto di magnitudo 6,8 che ha devastato Kobe, in Giappone, il 17 gennaio 1995, con quello di Fukushima, i dati sembrano non tornare. Una rapida ricerca su Google Immagini del terremoto di Kobe ci rivela come vennero pesantemente danneggiati gli edifici, i ponti, le autostrade sopraelevate e le altre infrastrutture. Il sisma di Fukushima, con magnitudo 9.0, ha colpito a circa 70 km dalle coste del Giappone, l’11 marzo 2011.

Il terremoto avrebbe innescato uno Tsunami con onde di 30 metri che andò ad abbattersi su ponti, case, strade e automobili prive di qualsiasi danno – su una popolazione che non venne avvisata dell’imminente tsunami in arrivo, perché non c’è stato alcun terremoto. Vennero presi completamente alla sprovvista. Eppure c’erano gli elicotteri in attesa e la gente in tutto il Giappone ha avuto modo di guardare l’arrivo dello tsunami in diretta tv.

Cosa diavolo è successo? Di solito, i giapponesi vengono avvertiti degli tsunami. Come mai l’11 marzo non vennero avvisati? Perché non ci furono danni strutturali, o motivi per sospettare l’arrivo di uno tsunami?

Il sisma non sarà sembrato nulla di speciale ad una nazione abituata ai terremoti. In un video filmato all’interno di una redazione di Tokyo, durante il terremoto, vengono mostrati i dipendenti che continuano tranquillamente a lavorare con i loro computer.

Una scossa di magnitudo 9,0 è 100 volte più forte di una da 6.8. Quella da 9,0 avrebbe dovuto devastare tutto nel raggio di 1.000 km. Saremo stati spettatori di una carneficina urbana, anche peggiore di quella sofferta dagli abitanti di Kobe.

Eppure il terremoto di Fukushima del 3/11/11 non ha causato il collasso di una singola struttura.

Fate a meno di credere a me. Guardatevi le riprese fatte dall’elicottero. Guardate le infrastrutture su cui lo tsunami si è abbattuto. Neppure un minimo danno. Il buon senso è sufficiente per potersi meravigliare.

Jim Stone ha analizzato i sismogrammi giapponesi. Dichiarando che non ci fu nessun terremoto da 9.0 e che l’epicentro non era in mare. Ci sono stati, invece, tre terremoti simultanei di minore intensità, tutti avvenuti sulla terra ferma.

Le autorità hanno mentito – costruendo a tavolino l’evento. Non è stato il terremoto a causare lo tsunami. Ci deve essere stato un altro motivo.

I REATTORI DISTRUTTI DA ARMI NUCLEARI

Si scopre che pure la spiegazione ufficiale per le esplosioni dei reattori di Fukushima fu un inganno creato ad arte. I muri di contenimento per l’energia nucleare sono molto spessi e solidi. Le esplosioni di idrogeno non avrebbero mai potuto distruggerli. Come riferimento storico, esplosioni di idrogeno si verificarono a Three Mile Island: non causarono danni strutturali e neppure eventuali lesioni al personale dello stabilimento.

Inoltre, il reattore quattro non conteneva carburante il giorno del sisma e non era quindi operativo – ma esplose comunque e venne completamente distrutto, seguendo la fine di tutti gli altri reattori. Il reattore 4 è come l’edificio 7 del World Trade Center – una impossibilità assoluta, una palese pistola fumante. Un reattore che non contiene carburante non può funzionare, un reattore non operativo non può esplodere a meno che qualcuno non lo faccia esplodere. La distruzione del reattore quattro non può che essere il risultato di un sabotaggio.

COINVOLGIMENTO ISRAELIANO

Nel febbraio 2010, il Giappone si offrì di arricchire l’uranio per l’Iran. Poco dopo, una ditta israeliana con il nome di Magna BSP, ottene un contratto per gestire i sistemi di sicurezza nell’impianto di Fukushima Daiichi. Installarono telecamere di grandi dimensioni fortemente somiglianti ad armi nucleari “gun-type”. Forti prove indicano che la ditta avrebbe introdotto il virus Stuxnet nella rete dell’impianto, un malware di fabbricazione israeliana che attacca gli impianti che hanno sistemi di controllo Siemens e che la stessa Israele utilizzò precedentemente per danneggiare il programma nucleare iraniano. La Magna BSP stabilì anche collegamenti a internet per lo scambio di dati all’interno del reattore, in palese violazione delle normative nucleari internazionali.

Tutti e dodici i membri del team di sicurezza tornarono in Israele una settimana prima del 11/3/11. All’indomani del disastro, gli israeliani monitorarono pubblicamente i nuclei dei reattori attraverso questi collegamenti illegali ai dati della centrale. Nessuno ha ancora sollevato questioni per questo comportamento illegittimo.

JIM STONE: PERSEGUITATO PER AVER RIVELATO LA VERITA’

Che cosa ha causato lo tsunami? Che cosa ha distrutto i reattori?

Jim Stone, utilizzando le sue affinate competenze (ex analista dell’NSA) e il suo background di ingegneria, ha concluso che fosse Israele il reale mandante del disastro di Fukushima Daiichi. Ora ne sta pagando il prezzo.

Stone ha dimostrato che non ci fu alcun terremoto di magnitudo 9.0 a causare lo tsunami. Quest’ultimo deve essere stato indotto artificialmente, forse da una bomba atomica posta nella Fossa della Giappone.

Si incolpa lo tsunami per le inondazioni avvenute nei reattori che hanno successivamente provocato le esplosioni. Stone, però, presenta prove convincenti che Israele abbia distrutto l’impianto di Fukushima Daiichi installandovi armi nucleari “gun type”, facendole passare come telecamere di sicurezza.

Stone dimostra che il virus Stuxnet ha continuato (e continua) a distorcere le letture dei sensori presenti a Fukushima.

A differenza di molti altri nel mondo dei “whistle blowers”, Stone basa le sue conclusioni su prove concrete e su una logica inattaccabile. Chiunque può visionare e criticare il suo lavoro.

Pubblicando il suo report e facendo diverse apparizioni radiofoniche per sostenerlo, Jim Stone è stato molestato, minacciato, detenuto illegalmente ed è attualmente in galera per delle false accuse.

Ho visto le reazioni al suo lavoro, in rete. Alcuni lo hanno diffamato.

Nessuno è ancora riuscito a confutare le sue teorie.

Le sue conclusioni hanno ramificazioni che fanno sembrare le tesi complottiste sull’11 settembre “poco incisive”.

Perché, questo silenzio sul lavoro di Stone anche da parte dei media alternativi?

Alcuni hanno espresso il sospetto che Stone non fosse chi diceva di essere. Questo è irrilevante. I fatti sono fatti. Il rapporto da lui stilato si basa su fatti ben provati.

Vi invito a consultare il report pubblicato da Stone. Ne vale la pena. Se poi sarete d’accordo su quanto dici, vi pregherei di diffondere ulteriormente questa notizia e “sciogliere” questo silenzio dei media alternativi.

Per concludere, non c’è mai stato un terremoto di magnitudo 9.0 l’11 marzo 2011, lo tsunami deve essere stato indotto artificialmente. Le esplosioni di idrogeno non hanno distrutto i muri di contenimento costituiti da diversi metri di cemento. La storia ufficiale è impossibile. Israele ha punito il Giappone, e gli agenti sionisti stanno ora cercando di distruggere Jim Stone, l’uomo che ha fatto luce sulla verità.

Il rapporto originale: www.jimstonefreelance.com/fukushima1.html

Intervista con immagini:

La guerra in Iran è solo questione di tempo

Due settimane fa, degli iraniani sono stati soccorsi dalla Marina degli Stati Uniti mentre la loro nave veniva dirottata da dei pirati. La settimana scorsa, l’esercito statunitense ha salvato una nave che stava affondando nel Golfo Persico. E’ un peccato che la buona volontà non sia suffiicente per fermare la prossima guerra all’Iran. Le notizie, in queste ultime settimane, sembrano dare un poderoso avvertimento sullo scoppio dell’imminente conflitto. L’Occidente, guidato dagli americani, sta imponendo maggiori sanzioni che andranno a colpire gli interessi finanziari e petroliferi iraniani. La tensione è aumentata dalla settimana in cui l’Iran ha sostenuto fermamente che il suo programma nucleare fosse unicamente rivolto alla produzione di energia. Le nuove sanzioni verranno messe in atto in circa sei mesi.

L’Iran ha minacciato di chiudere lo Stretto di Hormuz se le sanzioni venissero realmente imposte. L’Iran ha anche messo in guardia i produttori di petrolio del Golfo avvertendoli di non aumentare la produzione del greggio in caso di un embargo, che potrebbe rallentare o fermare totalmente l’export dalla regione. Gli Stati Uniti hanno messo in guardia l’Iran sul non bloccare questo stretto passaggio dal quale passa, ogni anno, il 40% del petrolio mondiale. Il Pentagono ha affermato categoricamente che questo non accadrà. Nel frattempo, gli USA hanno avvertito Israele di non attaccare l’Iran. Il Wall Street Journal riporta, in un articolo del week end appena trascorso, “I leader della difesa americani sono sempre più preoccupati dal fatto che Isrele stia per condurre, a dispetto delle loro obiezioni, una azione militare contro l’Iran,  intensificando la pianificazione di emergenza per salvaguardare le strutture degli Stati Uniti nella regione in caso di conflitto. Il segretario alla difesa del presidente Barack Obama, Leon Panetta e altri alti funzionari hanno consegnato una serie di messaggi privati ​​ai leader israeliani avvertendoli circa le conseguenze disastrose di un attacco. Gli Stati Uniti vogliono che Israele dia più tempo all’Iran, in modo che le sanzioni e le altre misure, intese a fiaccare ed eliminare gli sforzi del paese, verso la costruzione di armi atomiche, abbiano effetto.(Clicca qui per il report completo WSJ).

Gli alti funzionari del governo israeliano si sono sentiti frustrati dal fatto che gli Stati Uniti non agiscano più in fretta nell’intento di contrastare il programma nucleare iraniano. Reuters ha riferito ieri:”Moshe Yaalon,  il vice primo ministro, Israeliano ha comparato l’atteggiamento dell’amministrazione Obama a quella di Francia e Gran Bretagna, che, a quanto riferisce prendono molto più seriamente l’argomento, sostenendo la necessità di sanzioni immediate per l’Iran. Negli Stati Uniti, il Senato ha approvato una risoluzione, con una maggioranza di 100-a-uno, per imporre queste sanzioni, nonostante ciò nell’amministrazione americana permangono esitazioni per la paura dell’aumento dei prezzi del petrolio, considerando anche che siamo nell’anno delle elezioni. Tutto ciò è una delusione. ‘Yaalon su Radio Israele. “(Clicca qui per leggere la storia completa Reuters.)

Le tensioni sono ancora più bollenti dopo l’assassinio di un giovane scienziato nucleare iraniano a Teheran la scorsa settimana. Mostafa Ahmadi Roshan è stato ucciso da un’autobomba. Gli Stati Uniti dicono di non aveva niente a che fare con l’omicidio. Gli iraniani sospettano che l’attentato sia di matrice israeliana, anche se il paese non se ne è assunto la responsabilità (ancora). Non importa da dove provenisse, l’Iran è indignato da quello che in occidente verrebbe chiamato atto di terrorismo. Il New York Times della scorsa settimana: “L’Iran è furibondo nei confrondi di Israele e Stati Uniti dopo l’autobomba che ha ucciso uno scienziato nucleare a Teheran mercoledì, segnalando che il suo Corpo di Guardie Rivoluzionarie islamiche potrebbe cercar vendetta. La notizia della morte dello scienziato iraniano ha dominato i media nazionali, conditi anche da denunce al vetriolo sia verso Israele, visto che l’Iran vede il paese come il principale sospetto dell’attentato, sia verso gli Stati Uniti, dove gli alti funzionari hanno usato termini inadeguati per togliersi da ogni responsabilità. I funzionari israeliani, che considerano l’Iran come il nemico principale del loro paese, non hanno categoricamente negato il loro ruolo nell’omicidio, che entra a far parte di un contesto di crescente pressione nei confronti dell’Iran e del suo controverso programma nucleare. “(Clicca qui per leggere la storia completa NYT. )

La storia è confusa e i funzionari degli Stati Uniti di ieri e di oggi sembrano in disaccordo sul programma nucleare iraniano. Il segretario alla Difesa americano Leon Panetta, disse poco più di una settimana fa: “Stanno cercando di sviluppare un’arma nucleare? No. Ma sappiamo che stanno cercando di sviluppare un potenziale nucleare, ed è quello che ci interessa. “(Clicca qui per la storia completa.) John Bolton, ex ambasciatore USA alle Nazioni Unite, ha affermato, durante il fine settimana, che l’Iran potrebbe costruire una bomba atomica in “meno di un anno.” (Clicca qui per maggiori informazioni su questa storia.) Tutto questo si svolge sullo sfondo di un addensamento militare da parte degli Stati Uniti con un nuovo gruppo di portaerei dispiegate nel Mare Arabico e un’altro è in arrivo. (Clicca qui per maggiori informazioni su questa storia.) Che tutto questo faccia parte del piano per il Medio Oriente che il generale americano Wesley Clark (in pensione) descrisse nel marzo del 2007? Clark disse che l’esercito americano stavano progettando il crolloo sistematico di Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran. (Clicca per ascoltare il generale Clark per te.)

Piano o non piano, le tensioni stanno aumentando e non solo con l’Iran, ma anche con la Cina e la Russia. Entrambe sono alleate, ed entrambi i paesi hanno affermato che sarebbero venuti in soccorso dell”Iran, se attaccato. Proprio ieri, il vice primo ministro russo Dmitry Rogozin ha detto, “L’Iran è il nostro prossimo vicino, appena a sud del Caucaso. Se dovesse succedere qualcosa in Iran, se dovesse essere coinvolto in qualche difficolta politica o militare, questa sarebbe una diretta minaccia alla nostra sicurezza nazionale “. (Clicca qui per saperne di più su questa storia da Russia Today.) Attaccare l’Iran non sarà facile come attaccare l’Iraq, l’Afghanistan o la Libia. Quei paesi non avevano alleati, ma per l’Iran è diverso. Cina e Russia forniscono ingente forza militare. Se l’Iran venisse attaccato per non voler rinunciare al suo programma nucleare, in breve tempo tutto ciò si potrebbe trasformare in una terza Guerra Mondiale.

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11 settembre: I media complici del falso attentato

Questo libro mostra come l’umanità sia sotto il costante attacco di banchieri ebrei cabalisti (massoni), dei loro alleati e dei loro gonzi. Inventano guerre per degradare, diseredare e alla fine distruggerci. Se daremo ascolto alle loro richieste per il conflitto, saremo complici della nostra stessa distruzione.

Edward Hendrie è un avvocato. Il suo libro, “9-11 – Enemies Foreign and Domestic” porta delle prove inconfutabili riguardo al fatto che l’11 settembre fu una madornale frode e un tradimento perpetrato contro il popolo americano. Chiaramente, un grande segmento della politica degli Stati Uniti, dei militari e dei media sono complici dell’omicidio di massa e dell’operazione di cover-up.

Il libro analizza con attenzione e scredita la versione ufficiale contestualizzando l’attacco nello scenario di numerose altre operazioni di false flag perpetrate dai sionisti ai danni degli Stati Uniti (Beirut Marine barracks, USS Liberty) progettate per cambiare le politiche degli Stati Uniti. Hendrie spiega efficacemente il più ampio contesto religioso, (cioè la vendetta Cabalista/talmudica ebraica contro l’umanità). Da tempo non leggevo un libro che esponesse così bene il controllo che i banchieri degli illuminati hanno sulle nostre vite.

Possiedono i mass media che rappresentano gran parte dei mezzi con il quale ci controllano. Hendrie mostra come i media svolsero la funzione di collaboratoti attivi nell’inganno dell’11 settembre. Come sospettavo, nessun aereo colpì le Torri Gemelle o il Pentagono. Le immagini aeree vennero generate a computer e sincronizzate con le esplosioni avvenute negli edifici.

Hendrie mostra come molti dei “testimoni oculari” fossero dipendenti delle reti tv e che i rapporti dei veri testimoni oculari che indicavano l’assenza di aerei vennero ignorate. La BBC, inoltre, riferì del crollo del WTC-7, un edificio di 47 piani, 20 minuti prima che il fatto avvenisse realmente. L’AP e la CNN prepararono le immagini del necrologio per i passeggeri degli aerei dell’11 settembre tre giorni prima che si verificasse l’attacco.

Hendrie mostra come le “news” sopprimano la verità e creino una realtà che segue il copione degli Illuminati.

La verità è, che le Torri Gemelle erano state progettate per resistere a urti di aerei di grandi dimensioni e che i presunti incendi innescati dal carburante degli aerei non avrebbero mai potuto raggiungere le temperature necessarie a fondere le travi di acciaio. Hendrie spiega il fatto che l’edificio e il suo contenuto siano diventati polvere in pochi secondi ad un’ “arma ad energia diretta” relativa alla tecnologia HAARP. Quest’arma riduce quasi tutto a livello molecolare. Scioglie automobili e schedari, alberi e carta, prendono fuoco.

Hendrie rivela che l’uragano di categoria tre “Erin”, con venti di 120 mph era a circa 200 miglia da New York al momento dell’attacco. Cita il fisico Dr. Judy Wood il quale teorizza che l’uragano “abbia agito come una enorme bobina di Tesla creando effetti di campo utilizzati da armi ad energia diretta durante gli attentati dell’11 settembre.”

Gli scopi dell’11 settembre furono quelli di creare uno Stato di polizia sionista e giustificare le guerre contro l’Iraq, l’Afghanistan e l’Iran. Hendrie crede che la guerra in Iraq sia stata fomentata dal fatto che Sadaam Hussein non commerciasse più il petrolio in dollari. A quanto pare, i banchieri hanno bisogno dei petrodollari per sostenere il crescente debito degli Stati Uniti.

Hendrie sostiene che nessun aereo si sia schiantato durante il finto attentato. L’autore ipotizza che i passeggeri dell’UA-93 siano stati scaricati a Cleveland e uccisi in una struttura della NASA presso l’aeroporto. I danni al Pentagono, che furono fatali per 125 persone, furono causati da esplosioni. L’attacco era mirato agli uffici dove dei contabili stavano indagando sulla scomparsa di $ 1,2 trilioni.

Osama bin Laden morì alla fine del 2001 della sindrome di Marfan. Il recente “assassinio” del Navy Seals è stato progettato per salvare Obama, assediato dai “birther” e da altre questioni.

CONCLUSIONE

Questo libro di 300 pagine è accuratamente documentato e pone il nostro “comune dilemma” in netto rilievo. Viviamo in un teatro dell’assurdo in cui dei psicopatici e i loro collaborari hanno preso il controllo.

Hendrie chiarisce che i banchieri ebrei cabalisti sono al centro della cospirazione e che il sionismo è il loro strumento più importante. Chiarisce inconfutabilmente che il Mossad abbia organizzato ed eseguito l’attentato. Alti esponenti dell’amministrazione Bush furono collaboratori attivi nel piano.

Chiaramente, i banchieri Illuminati dipendono dalla collaborazione di milioni di massoni e di altri non-ebrei disposti a vendere l’anima al diavolo, e a tradire il loro paese per mero guadagno personale.

L’11 settembre è un esempio perfetto di come i cabalisti pensino che le loro bugie siano la realtà. Ma la verità resta la verità.

I truthers possono sentirsi impotenti, ma stanno facendo tentennare gli Illuminati sul loro prossimo false flag attack. In questo senso, la gente come Edward Hendrie ci sta salvando dal disastro.

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Israele (Sionisti) vende 69 missili “patriot” alla Cina

Quando lo ho letto, stentavo a crederci. Incredibile! Qualsiasi persona con una mente critica e qualsiasi contribuente americano dovrebbero sentirsi furiosi per quello che è successo. Oltre che agli ovvi pericoli strategici, è stato un vero e proprio furto agli statunitensi che pagano le tasse. La storia è talmente scottante, che ovviamente non ne sentirete mai parlare dai media Usa controllati dalle elite sioniste (tantomeno in quelli europei).

Le autorità finlandesi, durante una perquisizione di routine, hanno scoperto una spedizione etichettata come “fuochi d’artificio” a bordo di una nave diretta a Shanghai, in Cina. Il carico conteneva 69 Super Missili Patriot statunitensi e 160 tonnellate di esplosivi di fascia alta, con materiali per creare ogni sorta di bomba, compresi i dispositivi di implosione al plutonio (Bomba Atomica).

Il porto da dove è partito il Cargo in Germania è abbastanza vicino all’aeroporto di Schipol in Olanda, dove il personale del comando di trasporto dell’US Air Force afferma che i trasferimenti di alta tecnologia verso Israele vengono sistematicamente inviati ad “impianti sicuri”. Presumibilmente, i Paesi Bassi e la Germania sono nazioni sovrane, la costante però è la stessa degli Stati Uniti: I ricchi ebrei (sionisti) pensano di poter fare quello che vogliono nei paesi occidentali.

Dalle indicazioni giunte su questo caso, non ci sono dubbi sul fatto che Israele stesse vendendo dei missili alla Cina. I Sionisti venderebbero le loro madri per guadagnarci un euro .

La realtà dei fatti per l’America è questa: Israele e i sionisti stanno dilaniando in lungo e in largo il paese. In realtà lo stanno già facendo da tempo.

Si suppone che nessun’altra nazione possa entrare in possesso di Patriots di questo livello (PAC3), ad eccezione della “piccola e assediata” Israele – da sempre ritratta mediaticamente “sotto assedio” (in realtà è più vero il contrario). La Cina poi è un paese con il quale l’America potrebbe avere seri problemi lungo la strada,  probabilmente in un futuro vicino, a causa di Iran e Taiwan. Agli avari, sionisti non importa nulla delle pugnalate alle spalle.

Quasi certamente, i cinesi stavano comprando queste armi da Israele. Le autorità cinesi hanno cercato di rivendicare il fatto che i missili fossero destinati alla Corea del Sud, tuttavia i funzionari del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti hanno confermato che la Corea del Sud non ha la tecnologia di difesa della Iron Dome, necessaria per lo sviluppo di queste armi. Oltre agli Usa, solo “l’alleato più fedele”, Israele, ha installato questo sistema.

Perchè poi, gli americani dovrebbero spedire missili Patriot alla Corea tramite un porto europeo, nascosti dall’etichetta “fuochi d’artificio”? (sembra umorismo ebreo pensandoci bene). Gli avrebbero inviati direttamente dall’America!

Israele sembra essere il secondo fornitore di hardware militare della Cina, dietro solo alla Russia. Divertente, come questo fatto schiacciante non venga mai evidenziato dai media controllati dai sionisti.

Approfondendo l’argomento si scopre, che l’intero carico di missili aveva un valore di 4 miliardi di dollari, un buon bottino dato che Israele gli ha ottenuti molto probabilmente a titolo gratuito. I contribuenti americani sono coloro che pagano per tutto questo..

Questa non è la prima volta che Israele agisce in questo modo. Negli anni ’60 i sionisti rubarono materiali fissili da NUMEC in Pennsylvania, proprio sotto gli occhi del FBI, a cui venne ordinato di non fare nulla (il proprietario dell’impianto era ebreo).  Questo aiutò Israele a costruire le sue prime bombe atomiche.

Vendettero anche la tecnologia dei Droni Predator e dei missili Python 3 (basati sui Sidewinder) alla Cina. Quest’ultima ha certamente svolto delle operazioni di “reverse engineering” su molte delle tecnologie vendutele da Israele. Ma ai sionisti non importa.

A quanto pare, hanno venduto loro anche i piani della 5a generazione degli F-22 Raptor, rubati questa volta dall’Ebreo “americano” Jonathan Pollard. Pollard si è anche scucito sul sistema di puntamento dell’ICBM e ha rivelato i nomi delle spie americane in Russia ai Sionisti;, che le hanno poi rivendute/regalate alla Russia in modo che gli ebrei – russi “vittimizzati” avrebbero potuto immigrare negli states negli anni ’80 (insieme con i criminali della Mafia Rossa che i russi non volevano). Grazie ai senatori ebrei e ai membri del Congresso a Capitol Hill, i contribuenti americani finiranno per pagare il piano per le pensioni russe che gli ebrei si lasciarono alle spalle. Decine di spie americane vennero uccise per mano del KGB, ma i sionisti si innervosiscono al pensiero di un “patriottico” (per Israele) Pollard che langue in una prigione Goyim.

Questa è solo una delle molte cose venute alla luce sul conto degli ebrei negli Stati Uniti e di Israele. Chissà quante altre scorrettezze sono state fatte all’America per mantenere la loro sacra “Israele”.

Con amici così, chi diavolo ha bisogno di nemici?

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11 settembre 2001 – 11 settembre 2011

10 anni sono passati da quel pomeriggio di mezza estate, in cui tutto cambiò. Per qualche ora siamo rimasti assorti davanti alla televisione, completamente concentrati sui fatti che stavano avvenendo negli Stati Uniti.

LA PERFEZIONE DEL PIANO

Se state pensando che questo sia l’ennesimo articolo sulle cospirazioni che girano attorno all’11 settembre vi sbagliate di grosso. A 10 anni di distanza finalmente, il quadro si fa completo. Vi siete mai chiesti, come mai la versione ufficiale crolli così facilmente di fronte alle teorie del complotto? Sembra che molti dettagli siano stati tralasciati, dando di conseguenza adito a speculazioni che molto spesso trovano certezza nelle analisi condotte da scienziati chimici e fisici.

A mio parere non esiste altra cospirazione così tanto condivisa dal pubblico, con una versione ufficiale tanto molle. Una fetta rilevante della popolazione sospetta o crede che il governo americano (o chi per esso) abbiano complottato in un auto attentato.

Ora i media ufficiali italiani e internazionali, stanno divulgando la “verità”, mettendo pesantemente in dubbio la versione ufficiale, cosa sta succedendo? Possibile che le elite mondiali così attente alla segretezza si siano fatte sfuggire decine e decine di dettagli, permettendo alle teorie del complotto di crescere fiorenti sino a schiacciare la versione ufficiale?

Bellissimo, ma illusorio. Siamo di fronte alle mosse finali della Grande Opera. L’11 settembre servì all’america per posticipare la crisi economica, dichiarando guerra ad un falso nemico, avviando una nuova epoca di colonialismo.  Servì in oltre per restringere le libertà dei cittadini americani e di riflesso anche quelle di tutti gli altri cittadini (Il sogno del wi fi gratuito in Italia…per dire). La barzelletta è andata avanti fino a questi ultimi mesi, in cui Obama si fà vanto di aver ucciso Bin Laden con foto ritoccate a computer, filmati inutili. Molti non avranno capito il perchè, ma è presto detto: instillare un sottile dubbio anche nelle menti più convinte, che verrà rafforzato a posteriori (rimando al video di rai 2 linkato prima). Stanno sfruttando ora le teorie della cospirazione da loro stessi alimentate. Hanno sfruttato la “falsa” verità, ora che il piano è concluso decidono di sfruttare la “vera” verità, affossando l’immagine degli Stati Uniti e alla fine concentrando l’odio verso il “vero” nemico….Israele.

Si può ben notare la perfezione del loro piano, da una parte la creazione di una verità ufficiale moscia, che ha messo dubbi a molti, che hanno continuato a scavare trovando facilmente la verità; dall’altra appunto lasciando tracce ben visibile della loro mano, in modo da creare due verità.

Probabilmente in un futuro non lontano vedremo i musulmani combattere al fianco dei cristiani contro il nemico comune, Israele.

IL PIANO DEGLI ILLUMINATI PER DISTRUGGERE ISRAELE E GLI EBREI DALL’INTERNO

Ecco alcuni capitoli di un libro che ha esposto per primo la cospirazione per distruggere Israele:

Quando gli affiliati ebrei del CFR hanno capito che non sarebbero stati in grado di fermare il sionismo e la creazione dello Stato di Israele, decidero di ‘unirsi ad esso,’ prendendone il controllo economico, e distruggendolo dall’interno.

Dobbiamo tanto al rabbino Marvin Antelman, il primo ebreo che cercò di decifrare il complotto messo in atto per distruggere gli ebrei e l’ebraismo, che, come tutti sappiamo, è tutt’ora a pieno regime.

Nel lontano 1974, prima ancora che si sentisse parlare di Illuminati o del Council on Foreign Relations (CFR), il rabbino Antelman pubblicò il suo libro “Eliminare gli “Oppiati” (aka illuminati) rendere pubblica la loro guerra segreta contro la religione, incentrata nella battaglia per distruggere l’ebraismo, con grandi implicazioni anche per il cristianesimo (The Opiate and exposed their covert war against religion, focusing on their battle plan to extinguish Judaism, but with great implications for Christianity as well).

Il libro è diventato un classico per i teorici della cospirazione. Sono state intessute lodi per la sua ricchezza di dettagli anche dai ricercatori che evidentemente non stimavano affatto gli ebrei. Il colpo da maestro fu quello di dimostrare che gli ebrei sono le vittime principali del Nuovo Ordine Mondiale, non i suoi leader/promulgatori. Tuttavia, ciò non significa che tra l’elite ebraica siano santi, anzi.

Dopo 28 anni, il rabbino Antelman pubblicò il secondo volume de “Eliminare gli Oppiati”.

Nel nuovo volume, il rabbino Antelman segnala le varie “tracce”: Si comincia con il falso messia dell’ebraismo del XVII secolo, Shabbetai Tzvi. Aveva convinto, forse, la metà degli ebrei del mondo che fosse il vero Messia e un vasto movimento sabbatiano promosse le sue ambizioni messianiche. Tuttavia, i turchi ottomani avevano una visione diversa e sotto minaccia di morte, lo convinsero con successo a ritrattare.

Dato il fatto che la maggior parte degli ebrei ne era a conoscenza, questo segnò la fine del movimento sabbatiano. Ma il rabbino Antelman dimostrò che i suoi seguaci più ardenti (del movimento sabbatiano) mantennerò vivo il movimento in Turchia attraverso i secoli, con il prezioso aiuto il secolo successivo di un certo Jacob Frank, che reintrodusse il sabbatianesimo in Europa, e da qui lo esportò in America e ad Israele. Il rabbino Antelman fa riferimento ai credenti odierni come “satanici frankisti sabbatiani”.

Satanici, perché il rabbino Antelman accusò Shabbetai Tzvi di promuovere un ideologia anti-giudaica, un’inversione della religione voluta da dio. Così, mentre lo scopo, del vero giudaismo è la sopravvivenza del suo popolo, l’obiettivo del sabbatianesimo è l’eliminazione del giudaismo.

Secondo il rabbino Antelman però, i seguaci di Tzvi portarono i perversi insegnamenti del loro maestro più lontano di quanto quest’ultimo avesse mai osato desiderare.

“I culti sabbatiani sono ben documentati nell’Enciclopedia Judaica e negli scritti di illustri accademici israeliani tra cui i compianti Prof. Y. Tishbi, Yehuda Katz Liebes e Yaacov. In poche parole, questi gruppi praticavano l’incesto, l’adulterio e l’omosessualità. Hanno cospirato con gli Illuminati con gli obiettivi di distruggere tutte le religioni e fondere tutte le nazioni in una sola. ” pp 256

“Gershon Scholem tracciò le pratiche incestuose dei sabbatiani come quelli dell’adorazione della Madre Terra”. pp 123

Di conseguenza, nel prossimo ‘olocausto’ in programma, gli ebrei religiosi e i cosiddetti cristiani fondamentalisti sono in cima alla lista. “Pp 208

Secondo la cronologia del rabbino Antelman, nel 1770, Jacob Frank fece un patto con Adam Weishaupt, un ebreo gesuita, che riguardava l’arruolare i suoi sabbatiani nel gruppo degli Illuminati di Weishaupt. Durante la Rivoluzione francese, furono scoperti documenti che dimostravano il piano degli Illuminati atto a distruggere le basi della civiltà europea, della famiglia, della religione, dei diritti e della morale, attraverso le rivoluzioni. L’organizzazione di Weishaupt venne ufficialmente bandita in tutta Europa, così decisero di infiltrarsi nella massoneria relativamente benigna e instillare le idee “illuminate” dall’interno. Il piano funzionò e come osserva il rabbino Antelman:

“Anche se gli Illuminati tentarono di sovvertire la Massoneria, si dovrebbe considerare che la massoneria è di per sé è sospetta, nonostante le buone persone che entrano nelle sue fila. I massoni di grado inferiore sono stati indotti a credere che i simboli dell’arte muratoria fossero collegati con il Tempio di Salomone. Molti massoni ebraici pensano erroneamente che vi sia una sorta di elemento o tradizione ebraica nella Massoneria proprio per questo motivo. Se avessero saputo la verità gli si sarebbero rizzati i capelli. In effetti, la Massoneria sostiene i concetti di conquista islamica del giudaismo e della sua distruzione come insegnato nella Corano, a tutt’oggi la Cupola della Roccia è un simbolo perenne della distruzione del Tempio “. pp 121

“Per questo motivo, gli Illuminati preferirono sovvertire i tanto odiati gruppi massonici, perché gran parte dei rituali massonici si trasmette di generazione in generazione, fornendo un veicolo per trasmettere una torah antinomica del male nel corso dei secoli.” pp 89

La ricerca del rabbino Antelman fornisce un’ampia evidenza che su larga scala il sabbatianesimo è stato introdotto al posto del giudaismo attraverso i movimenti riformisti e conservatori e attraverso organizzazioni come l’American Jewish Congress guidata da un traditore piuttosto eclatante,  il capo dell’esecutivo del CFR, Henry Seigman, il World Jewish Congress, fondato dalla famiglia Bronfman, membri del CFR e dal Bnai Brith, che inizialmente fu un ramo della Massoneria, sconosciuto alla maggior parte dei membri, potrebbe esserlo ancora. Ciò che fomenta la rabbia del rabbino Antelman sono i traditori all’intero del popolo israeliano, più che i loro superiori gentili”:

“Fino a quando non apparve la prima traduzione completa in inglese del Talmud redatta da Socino Press (1935-1952), una traduzione non-completa di ML Rodkinson era l’unica esistente. La maggior parte degli studiosi che utilizzarono le sue opere non erano a conoscenza del fatto che era un personaggio sinistro il cui obiettivo primario, negli sforzi di traduzione in inglese delle parti del Talmud, era quello di disinformare e fomentare ulteriormente gli attacchi antisemiti attraverso una attenta distorsione di alcune parole selezionate e con errori di traduzione dei passaggi talmudici. ” pp 131

“Considerate Stephen Wise, capo dei riformisti negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Mentre in Europa avveniva il massacro, Wise era più interessato ad autogratificarsi. Wise era sia un comunista che un sabbatiano. Che era Comunista è attestato da Maurice Malkin, un membro del partito comunista che tornò al giudaismo, nel suo libro Return To My Father’s House. Wise era un sabbatiano, come dimostrato nel libro di Helen Raelinson  Stranger At The Party. Il libro è la cronaca di un incontro sessuale con il cosiddetto rabbino Wise, descrive come Wise avesse fatto sesso con lei, nel suo ufficio, sul suo tavolo delle conferenze, e che citò il versetto dei salmi che i sabbatiani pronunciano quando impegnati in rapporti sessuali “. pp 217

“Tra i campi di concentramento nazisti europei vi era il ‘Country Club’ di Theresienstadt. Qui venne rinchiuso il cosiddetto rabbino capo della comunità ebraica europea,’ Leo Baeck”. Quello che in realtà faceva a Theresienstadt era presidiare come Leader Sabbatiano la distruzione degli ebrei europei, che il professor Gershom Scholem e altri studiosi dimostrarono essere un progetto sabbatiano “. pp 222

“Quelli ideologicamente di sinistra in Israele non possono sopportare una Israele forte, perché significherebbe che stanno aiutando Dio.. Diventando così partner nella propria auto-distruzione. Quando, nella storia un paese ha, non solo acconsentito a cedere il suo territorio ai nemici, ma gli ha anche armati, causando la morte dei propri civili e soldati, come ha fatto il governo dei Rabbini? ” pp 168

Il CFR e il Nuovo Ordine Mondiale

“Questa lettera, a mio parere, è probabilmente il documento più importante che collega gli Illuminati sabbatiani, i Narodnicks, dopo la prima guerra mondiale internazionalisti come il CFR, i nazisti e il governo Istituzione mondiale delle Nazioni Unite”. pp 43

“Di tutte le società e culti gnostici, quelli che hanno posto la più grande minaccia al cristianesimo e all’ebraismo, e hanno influenzato in maggior misura il corso degli eventi della storia contemporanea sono i cospiratori sabbatiani e Illuminati/CFR”. pp 82

“Le Nazioni Unite mostrano riflessi di gnosticismo millenaio, e hanno dimostrato più e più volte di essere uno dei più grandi nemici del popolo ebraico e dello Stato di Israele. La maggior parte dei diplomatici delle Nazioni Unite oggi sono in realtà uniti da concetti gnostici”. pp 91

“La World Peace Foundation è semplicemente una manifestazione Bostoniana della mano del CFR, che a sua volta incarna gli impegni del suo fondatore Colonel House all’Illuminismo gnostico e al socialismo, da cui crebbero le Nazioni Unite.” pp 116

“Prominente tra il gruppo è la filiale londinese affiliata alla banca Morgan di New York, conosciuta come Morgan Grenfell & Co. E’ stato poco dopo la guerra dello Yom Kippur che Morgan Grenfell & Co. organizzarono un finanziamento di 3 miliardi di dollari per rifornire la Siria e l’Egitto con armamenti “. pp 113

“Non dobbiamo inoltre dimenticare che il professor Anthony Sutton documentò molto bene nel suo libro Wall Street And The Rise Of Hitler, come i radicali socialisti, membri del Council On Foreign Relations – il cui acronimo CFR sta per Carnegie, Ford e Rockefeller – appoggiarono sempre Hitler. Uno dei fondatori del CFR, John D. Rockefeller inviò il suo migliore uomo per le pubbliche relazioni, Ivy Lee, per contribuire a migliorare l’immagine di Hitler. ” pp 216

“L’elite CFR non è, dunque, preoccupata per il futuro, dal momento che lo controlla su scala globale.” pp 241

“Il CFR finanziò Hamas, attraverso i loro fondi e i fondi delle Nazioni Unite ottenuti dai contribuenti americani”. pp 248

“Il CFR sta orchestrando niente meno che la completa distruzione del popolo ebraico; raffigurando gli ebrei religiosi negativamente nei mezzi di informazione, promulgando l’aborto semplice, la pansessualità, distruggendo le leggi morali, per giungere alla fine, all’obiettivo di distruggere Israele … L’Harry S. Truman Peace Institute dell’Università Ebraica è il posto dove i terroristi dell’OLP si incontrano regolarmente con gli attivisti del CFR per fare il lavoro sporco di smantellamento dello Stato di Israele “.
pp 244

Da chi siamo realmente governati?

Questo è il tuo vero governo, un governo che trascende qualsiasi organo elettivo, che permea ogni partito politico, che sancisce ogni posizione ed aspetto del cittadino medio americano o europeo. In tempi in cui la “sinistra” americana supporta due guerre di matrice “Neo-Conservatrice”, facendone iniziare un’altra sulla base delle stesse bugie, promossa dagli stessi media che ci hanno venduto la bugia delle armi di distruzione di massa in Iraq, il mondo non si può permettere il lusso della scelta, certo, c’è sempre la dissonanza cognitiva, forse però, prima di arrivare a tanto, bisogna realizzare che c’è qualcosa che non va.

Ciò che non va, è un sistema completamente controllato da un oligarchia finanziario/aziendale con imperi finanziari, industriali e mediatici, capillarmente insediati in tutto il mondo. Se non ci rendiamo conto di essere impotenti e dipendenti da queste imprese che regolano ogni aspetto della nostra nazione politicamente e ogni aspetto della nostra vita personalmente, nulla potrà mai cambiare.

L’elenco che segue, per quanto ampio, non è completo. Tuttavia, dopo questi esempi, dovrebbe diventare evidente un modello in cui gli stessi nomi e le stesse società si ripetono. Dovrebbe essere ovvio per i lettori quanto pericolosamente invasive sono diventate queste aziende, nella nostra vita quotidiana. Infine, risulta chiaro come il piano sarebbe quello di eliminare dalle nostre vite, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità, queste corporazioni, con ogni mezzo possibile.

GRUPPO DI CRISI INTERNAZIONALE

www.crisisgroup.org

Curriculum: Mentre l’International Crisis Group (ICG) afferma di essere “impegnato a prevenire e risolvere conflitti mortali”, la realtà è che sono impegnati a offrire soluzioni, predisposte con largo anticipo, a problemi che essi stessi hanno creato, al fine di perpetuare la propria agenda.

Nessun luogo lo può testimoniare meglio della Thailandia a cui si è aggiunto più recentemente l’Egitto.Il membro dell’ICG, Kenneth Adelman ha sostenuto da sempre il primo ministro della Thailandia, Thaksin Shinwatra, un ex consigliere del gruppo Carlyle, che si piazzò letteralmente davanti alla CFR a New York alla vigilia della sua cacciata dal potere nel 2006 durante un colpo di stato militare. Dal 2006, l’ingerenza di Thaksin in Thailandia è stata sostenuto da un collega della Carlyle, James Baker e dal suo studio legale Baker Botts, dal consigliere del Belfer Center, Robert Blackwill della Barbour Griffith & Rogers, e adesso da Robert Amsterdam della Amsterdam & Peroff, un membro di spicco della Chatham House.

Con la Thailandia ormai impantanata in un tumulto politico guidato da Thaksin Shinwatra e dalla sua “rivoluzione colorata” delle camice rosse, l’ICG è pronta a sfornare “soluzioni” immediate. Tali soluzioni generalmente comprendono, il legare le mani al governo tailandese, con argomenti che cercheranno di fermare l’abuso dei diritti umani di Thaksin, nella speranza di permettere alla rivoluzione finanziata dai globalisti di ritornare sotto controllo.

I disordini in Egitto, naturalmente, sono stati interamente provocati dal membro dell’ICG Mohamed ElBaradei e dal suo “April 6 Youth Movement”, finanziato, supportato e “reclutato” interamente dal Dipartimento di Stato americano coordinato poi da Wael Ghonim della Google. Mentre l’agitazione venne dipinta come spontanea, alimentata dalla precedente rivolta tunisina, ElBaradei e Ghonim, e il loro movimento giovanile erano in Egitto dal 2010 impegnati ad assemblare il loro “Fronte Nazionale per il Cambiamento” e porre le basi per la rivolta del 25 gennaio 2011.

George Soros, membro dell’ICG, andò poi a finanziare le ONG egiziane che erano al lavoro per riscrivere la costituzione egiziana dopo che il front-man ElBaradei ebbe successo nel rimuovere Hosni Mubarak. Questa costituzione finanziata da Soros e il servile governo che ne consegue rappresenta il modo in cui l’ICG intende “risolvere” la crisi che proprio ElBaradei ha contribuito a creare.

Membri del Consiglio di rilievo dell’ICG:

George Soros
Kenneth Adelman
Samuel Berger
Wesley Clark
Mohamed ElBaradei
Carla Hills

Consiglieri importanti dell’ICG:

Richard Armitage
Zbigniew Brzezinski
Stanley Fischer
Shimon Peres
Surin Pitsuwan
Fidel V. Ramos

Multinazionali e fondazioni che supportano l’ICG:

Carnegie Corporation di New York
Hunt Alternative Fund
Open Society Institute
Rockefeller Brothers Fund
Morgan Stanley
Gruppo Deutsche Bank
Soros Fund Management LLC
McKinsey & Company
Chevron
Shell

BROOKINGS INSTITUTE

www.brookings.edu

Curriculum: All’interno della libreria del Brookings Institute, troverete i progetti per quasi tutti i conflitti avvenuti in Occidente nel recente passato. La cosa strana è che, mentre il pubblico sembra pensare che queste crisi nascano all’improvviso, quelli che seguono gli studi aziendali e le pubblicazioni finanziate dalla Brookings può vedere queste crisi arrivare con anni di anticipo. I suddetti sono conflitti premeditati, pianificati meticolosamente per permettere a delle soluzioni altrettanto premeditate e pianificate di entrare in azione.

Le operazioni in corso contro l’Iran, assieme alle rivoluzioni colorare sostenute dagli Usa, i terroristi supportati e addestrati dagli Usa in Iran, e le sanzioni paralizzanti erano tutte descritte nei minimi dettagli in un rapporto del Brookings Institute, “Quale via migliore per la Persia?” La più recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 1973 sulla Libia assomiglia stranamente al rapporto di Kenneth Pollack del 9 marzo 2011  intitolato “Le reali opzioni militari in Libia.”

Consiglieri di spicco della Brookings:

Dominic Barton: McKinsey & Company, Inc.
Alan R. Batkin: Eton Park Capital Management
Richard C. Blum: Blum Capital Partners, LP
Abby Joseph Cohen: Goldman, Sachs & Co.
Suzanne Nora Johnson: Goldman Sachs Group, Inc.
Richard A. Kimball Jr.: Goldman, Sachs & Co.
Tracy R. Wolstencroft: Goldman, Sachs & Co.
Paolo Desmarais Jr.: Power Corporation of Canada
Kenneth M. Duberstein: Il Duberstein Group, Inc.
Benjamin R. Jacobs: JBG Companies
Nemir Kirdar: Investcorp
Klaus Kleinfeld: Alcoa, Inc.
Philip H. Knight: Nike, Inc.
David M. Rubenstein: co-fondatore di The Carlyle Group
Sheryl Sandberg K.: Facebook
Larry D. Thompson: PepsiCo, Inc.
Michael L. Tipsord: State Farm Insurance Companies
Andrew H. Tisch: Loews Corporation

Alcuni Esperti del Brookings
(Clicca sui nomi per visualizzare un elenco di scritti recenti.)

Kenneth Pollack
Daniel L. Byman
Martin Indyk
Suzanne Maloney
Michael E. O’Hanlon
Bruce Riedel
Shadi Hamid

Supporto corporativo:

Fondazioni e governi

Ford Foundation
Bill & Melinda Gates Foundation
La Fondazione Rockefeller
Governo degli Emirati Arabi Uniti
Carnegie Corporation di New York
Rockefeller Brothers Fund

Banche e finanza

Bank of America
Citi
Goldman Sachs
H & R Block
Kohlberg Kravis Roberts & Co.
Jacob Rothschild
Nathaniel Rothschild
Standard Chartered Bank
Temasek Holdings Limited
Visa Inc.

Produttori di petrolio

Exxon Mobil Corporation
Chevron
Shell Oil Company

Complesso Militare Industriale e Industria

Daimler
General Dynamics Corporation
Lockheed Martin Corporation
Northrop Grumman Corporation
Siemens Corporation
The Boeing Company
General Electric Company
Westinghouse Electric Corporation
Raytheon Co.
Hitachi, Ltd.
Toyota

Telecomunicazioni e tecnologia

AT & T
Google Corporation
Hewlett-Packard
Microsoft Corporation
Panasonic Corporation
Verizon Communications
Xerox Corporation
Skype

Media

McKinsey & Company, Inc.
News Corporation (Fox News)

Beni di consumo e farmaceutici

GlaxoSmithKline
Target
PepsiCo, Inc.
Coca-Cola Company

COUNCIL ON FOREIGN RELATIONS

www.cfr.org

Curriculum: Sarebbe più facile elencare i politici che non fanno parte di questo gruppo in quanto la maggior parte di essi, assieme ai loro consiglieri e tutti quelli che realmente contano sono membri del CFR. Molti dei libri, degli articoli delle riviste e dei giornali che leggiamo sono scritti da membri del CFR, similmente ai membri del Brookings Institute dettano, parola per parola, opinioni e punti di vista che promuovo la loro agenda del giorno.

Un buon esempio delle ali più attivi del CFR può essere illustrato al meglio prendendo in caso gli eventi dell’anno scorso e più precisamente la bufala della moschea costruita a “Ground Zero”, dove i membri del CFR sia quelli di destra che quelli di sinistra hanno finto un acceso dibattito sulla cosiddetta Cordoba House che si trova vicino ai 3 edifici abbattuti del World Trade Center. In realtà, la Cordoba House venne istituita dal compagno membro del CFR Feisal Abdul Rauf, che a sua volta venne finanziato dal braccio economico della CFR compresa la Carnegie Corporation di New York, presieduta dal capo della commissione del 9 / 11 Thomas Kean, e da varie fondazioni Rockefeller.

Supporto corporativo della CFR:

Banking & Finance

Bank of America Merrill Lynch
Goldman Sachs Group, Inc.
JPMorgan Chase & Co
American Express
Barclays Capital
Citi
Morgan Stanley
Blackstone Group L.P.
Deutsche Bank AG
New York Life International, Inc.
Prudential Financial
Standard & Poor’s
Rothschild North America, Inc.
Visa Inc.
Soros Fund Management
Standard Chartered Bank
Bank of New York Mellon Corporation
Veritas Capital LLC
Kohlberg Kravis Roberts & Co.
Moody’s Investors Service

Multinazionali del petrolio

Chevron Corporation
Exxon Mobil Corporation
BP p.l.c.
Shell Oil Company
Hess Corporation
ConocoPhillips Company
TOTAL S.A.
Marathon Oil Company
Aramco Services Company

Complessi militari e industriali

Lockheed Martin Corporation
Airbus Americas, Inc.
Boeing Company
DynCorp International
General Electric Company
Northrop Grumman
Raytheon Company
Hitachi, Ltd.
Caterpillar
BASF Corporation
Alcoa, Inc.

Pubbliche relazioni, lobbisti e studi legali

McKinsey & Company, Inc.
Omnicom Group Inc.
BGR Group

Editori e case editrici

Bloomberg
Economist Intelligence Unit
News Corporation (Fox News)
Thomson Reuters
Time Warner Inc.
McGraw-Hill Companies

Beni di consumo

Walmart
Nike, Inc.
Coca-Cola Company
PepsiCo, Inc.
HP
Toyota Motor North America, Inc.
Volkswagen Group of America, Inc.
De Beers

Telecomunicazioni e tecnologia

AT & T
Google, Inc.
IBM Corporation
Microsoft Corporation
Sony Corporation of America
Xerox Corporation
Verizon Communications

L’industria farmaceutica

GlaxoSmithKline
Merck & Co., Inc.
Pfizer Inc.

 

CHATHAM HOUSE

www.chathamhouse.org.uk

Curriculum: La Chatham House inglese, come il CFR e l’Istituto Brookings in America, è composta da membri importanti ed è coinvolta in attività di gestione, pianificazione, coordinazionione e realizzazione dell’agenda collettiva dei membri che la compongono.

I singoli membri che popolano le file dei consiglieri anziani sono costituite dai fondatori, dagli amministratori delegati e dai presidenti di appartenenza delle imprese che compongono la Camera di Chatham. Gli esperti della Chatham vengono generalmente pescati dal mondo accademico e le loro “recenti pubblicazioni” vengono generalmente utilizzate internamente al circolo. Che gli esperti della Chatham House stiano presentando delle domande a delle riviste mediche è particolarmente allarmante considerando che GlaxoSmithKline e Merck sono entrambi membri della Chatham House.

Membri notevoli della ChatHam House:

Amsterdam & Peroff
BBC
Bloomberg
Coca-Cola Gran Bretagna
Economista
GlaxoSmithKline
Goldman Sachs International
HSBC Holdings plc
Lockheed Martin UK
Merck & Co Inc
Mitsubishi Corporation
Morgan Stanley
Royal Bank of Scotland
Saudi Petroleum Overseas Ltd
Standard Bank London Limited
Standard Chartered Bank
Tesco
Thomson Reuter
United States of America Embassy
Vodafone Group

Normali membri della ChatHam:

Amnesty International
BASF
Boeing UK
CBS News
Daily Mail and General Trust plc
De Beers Group Services UK Ltd
G3 Good Governance Group
Google
Guardian
Hess Ltd
Lloyd’s di Londra
McGraw-Hill Companies
Prudential plc
Telegraph Media Group
Times Newspapers Ltd
World Bank Group

Supporto corporativo:

British Petroleum
Chevron Ltd
Deutsche Bank
Exxon Mobil Corporation
Royal Shell olandese
Statoil
Toshiba Corporation
Total Holdings UK Ltd
Unilever plc

CONCLUSIONE

Queste organizzazioni rappresentano gli interessi collettivi delle più grandi aziende al mondo. Non solo possiedono uno schieramento di politici e ricercatori che articolano la loro agenda e promuovono il loro consenso nella popolazione, ma utilizzano anche la loro massiccia influenza per andare ad influire sui media,  nell’industria, nella finanza e produrre un consenso internazionale.

Credere che questa oligarchia finanziaria/corporativa metta in disparte i propri interessi per supportare e promuovere gli interessi e i capricci del popolini sarebbe alquanto naive. Hanno più volte assicurato che non è importante, in qualsiasi paese ci si trova, da quale parte in guerra, il petrolio, la ricchezza e il potere continueranno a fluire perennemente nelle loro mani. Niente, rivendica meglio questa situazione, che il presidente degli Stati Uniti, che nonostante le belle parole fa gli stessi interessi che faceva Bush, oltre che alle stesse guerre.

Allo stesso modo, non importa quanto sia sanguinosa la tua rivoluzione, se l’equazione delle aziende rimane invariata, verrano fatti solamente i cambiamenti più superficiali, come è accaduto in Egitto con il tirapiedi dell’International Crisis Group Mohamed ElBaradei.

La rivoluzione vera e propria inizierà quando capiremo questa equazione,si deve cercare di rimuovere la nostra dipendenza dalle aziende sopra citate. L’oligarchia globale corporativa/finanziaria ha bisogno di noi, noi però non abbiamo bisogno di loro, l’indipendenza da loro è la chiave per la nostra libertà.

Per ulteriori informazioni in materia di economia alternativa, informati da solo:

The Lost Key to Real Revolution
Boycott the Globalists
Alternative Economics
Self-Sufficiency

Fonte

Egitto: Usa collusi con la caduta di Mubarak, la prova “virtuale”

Il 12 gennaio 2009, il sottosegretario per la Diplomazia Pubblica e gli Affari Pubblici James K. Glassman si è iscritto ad un gruppo di blogger politici egiziani presso la newsletter virtuale della American University del Cairo. E’ questa la pistola fumante “virtuale” che indica la collusione americana nella successiva cacciata di Hosni Mubarak?

Meno di due mesi prima, Glassman e Jared Cohen furono i tramiti dello staff del Policy Planning del Segretario Clinton che consegnarono le registrazioni di un breafing all’alleanza del Dipartimento di Stato, assieme all’appoggio di una decina di aziende del settore privato, tra cui Facebook, Google, MTV, AT & T, Howcast, Access 360 Media, per formare l’Alliance for Youth Movements (AYM). Durante il briefing, Glassman aprì una importante parentesi sul 6 April Youth Movement, affermando che alcuni dei suoi membri sarebbero stati presenti all’inaugarazione del primo Vertice della gioventù AYM a New York dal 3 al 5 dicembre. Alla domanda sul “rischio di scatenare qualcosa che poi si sarebbe ritorta contro, soprattutto nei confronti degli alleati”, Glassman rispose così: “Siamo molto favorevoli ai gruppi pro-democrazia che si stanno sviluppando in tutto il mondo. A volte però questo, ci mette in disaccordo con alcuni governi. ”

Quando viene messo sotto pressione dal giornalista, Glassman spiega: “Ora dobbiamo lavorare con i governi. Mi lasci dire un’ultima cosa, c’è una differenza tra il livello operativo e livello pubblico, cioè tra quello che facciamo nella diplomazia pubblica e ciò che avviene spesso nella diplomazia ufficiale. La nostra opera di comunicazione e coinvolgimento, avvviene a livello del pubblico, non a quello dei funzionari. Vien da se, la probabilità che alcuni di questi governi non siamo molto felici, delle iniziative che stiamo conducendo, ma questo è quello che facciamo nella diplomazia pubblica “.

Dopo che Jared Cohen sottolineò che le organizzazioni che stanno formando online “un nuovo tipo di organizzazione della società civile” che porterà alla fine ad una “trasformazione”, Glassman riconobbe che il governo degli Stati Uniti ha “avuto relazioni con queste organizzazioni della società civile per un lungo periodo, in posti come l’Egitto “.

Come quando Al Jazeera rivelò il dietro le quinte del colpo di stato egiziano non violento, nel quale il 6 April Youth Movement protetto dal Dipartimento di Stato ha effettivamente svolto un ruolo cruciale in questa “trasformazione”, organizzando e dirigendo le proteste che hanno rovesciato l’ex alleato americano, Mubarak . I leader del movimento ricevettero istruzioni dal Centre for Applied Nonviolent Action and Strategies (CANVAS) con sede a Belgrado, che opera in stretta collaborazione con l’International Center for Nonviolent Conflict (ICNC). L’ICNC è stato fondato e finanziato interamente da Peter Ackerman, che ha presieduto la Freedom House tra il 2005 e il 2009. La Freedom House è finanziata in parte dal National Endowment for Democracy (NED), un gruppo neoconservatore guidato da specialisti in cambio regime sponsorizzato dal governo degli Stati Uniti.

Il 19 aprile 2010, Ackerman partecipò ad un evento dal titolo “Cyber-Dissidents and Political Change” promosso dal George W. Bush Istitute, guidato da Glassman dal 3 settembre 2009. “Ispirato da presidente e dall’impegno incrollabile della signora Bush di garantire a tutti la libertà,” il sito Internet riporta, “Il Bush Institute lavora per incoraggiare i dissidenti e i difensori della libertà, la creazione di una potente rete per il sostegno morale e l’istruzione.” Tra i cyber-dissidenti che hanno partecipato al convegno di Dallas c’erano Rodrigo Diamanti dal Venezuela; Arash Kamangir, provenienta dall’Iran; Oleg Kozlovsky, dalla Russia, Ernesto Hernández Busto, da Cuba (ma vive a Barcellona), Isaac Mao, dalla Cina, e Ahed Alhendi, dalla Siria. Chiaramente, alcune persone, agli occhi di Mr. e Mrs. Bush, sono viste come più meritevoli di altri.

Nel 2007, Glassman è diventato presidente del Broadcasting Board of Governors (BBG), una agenzia governativa degli Stati Uniti che trasmette la propaganda al pubblico d’oltremare attraverso la Voice of America, la Radio Free Europe / Radio Liberty, la Middle East Broadcasting Networks (Alhurra TV e Radio Sawa), Radio Free Asia e la Office of Cuba Broadcasting (Radio e TV Marti). Norman J. Pattiz, il “padre fondatore” di Radio Sawa, che è sempre più popolare in Egitto, è al fianco della BBG. Pattiz è anche nel consiglio nazionale della Israel Policy Forum, che è “impegnata a mantenere una relazione forte e duratura tra USA e Israele e di portare avanti gli interessi comuni degli Stati Uniti e dello Stato di Israele.” Il consiglio consultivo Israeliano è formato da personaggi di rilievo sia nell’area militare che nell’area dell’Intelligence, in particolare David Kimche, che una volta venne descritto come la “spia leader di Israele e aspirante capo del Mossad.” Secondo un profilo del Washington Report, “L’uomo con la valigia’, soprannome dato dai colleghi di Kimche, compare in un paese africano un giorno o due prima di un grosso colpo di stato, per poi andarsene via una settimana più tardi quando il nuovo regime ha stabilmente messo radici, spesso con l’aiuto di squadre di sicurezza Israeliane. ”

Prima del suo coinvolgimento nella “promozione della democrazia“, Glassman era un sostenitore dell’American Enterprise Institute, il mulino propagandistico neoconservatore che ha premuto sul concetto di “guerra globale al terrore” in primo luogo per far avanzare gli interessi nazionali di Israele. Mentre era lì, fondò il The American, una rivista rivolta agli imprenditori e ne fù suo editore capo nel periodo 2005-2007.

Fonte

Rivoluzione egiziana: Quello che non vi dicono

 

Non c’è mai stata una “rivoluzione egiziana”, piuttosto un colpo di stato militare manovrato da dietro le quinte da una giunta di generali fantoccio della CIA, che evidentemente non hanno avuto successo nello spodestare Hosni Mubarak, se non grazie all’aiuto di pesanti ultimatum provenienti da Washington nella notte tra Giovedi, 10 febbraio e Venerdì 11 Febbraio 2011. Emergono crescenti evidenze che la minaccia in questione riguardasse il sequestro o il blocco del Canale di Suez, la via commerciale egiziana che trasporta oltre l’8% di tutto il commercio marittimo mondiale, via che fù nelle mire degli imperialisti già nel 1956, da cui sarebbero riusciti ad escludere fino ad oggi la Cina, l’Iran e la Russia. Per quanto riguarda Mubarak, ci sono forti indicazioni che sia stato rovesciato da Washington e da Londra, perché si oppose all’attuale piano USA-UK atto ad organizzare un blocco di stati sunniti arabi come l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Giordania e gli stati del Golfo – sotto la protezione nucleare degli Stati Uniti e spalla a spalla con Israele – ai fini di provocare confronti e guerre con l’Iran, la Siria, gli Hezbollah e i loro alleati sciiti e radicali.

Ciò significa che, con la caduta di Mubarak, il Medio Oriente ha fatto un grande passo in avanti sulla strada verso il conflitto totale. Per quanto riguarda la giunta, ha sciolto il parlamento, ha fatto a brandelli la Costituzione, e ha annunciato sei mesi di legge marziale.

Nei giorni successi alla caduta di Mubarak, il coro dei media controllati dagli inglesi e dagli americani scandì ossessivamente che questo “cambio” di regime nel mondo arabo era stato portato avanti unicamente dal popolo egiziano. In realtà, l’agitazione relativamente limitata del popolo era il fattore meno importante nell’operazione di rovesciamento di Mubarak. In quanto non vi era nessuna organizzazione di massa che avesse le capacità e il potere di prenderne il controllo, non vi era nessun programma di ricostruzione economica, di sviluppo e di riforme che sarebbe stato l’input per unire gli sforzi tra i vari settori della popolazione, l’Egitto è stato lasciato alla mercé delle rivoluzioni colorate standard della CIA / National Endowment for Democracy, presa del potere popolare o colpo di stato postmoderno che fosse. Secondo questa ricetta, la destabilizzazione è iniziata con il reclutamento dei giovani privilegiati della medio alta borghesia – quelli con l’accesso a Internet, a Google, a Facebook e a Twitter – a Tahrir Square, dove, nonostante il loro numero abbastanza ridotto in una città grande come il Cairo, hanno fornito un ottimo soggetto per la rete tv Al Jazeera, che serve spudoratamente come megafono demagogico dei servizi segreti britannici, gli ex detentori del potere in Egitto.

Il ruolo incendiario svolto da Al Jazeera si riflette anche nello strana politica del rischio calcolato attualmente in corso a Doha, nel Qatar, dove ha sede questa rete. Come Gamal Mubarak presumibilmente disse al senatore statunitense Joseph Lieberman nel febbraio del 2009, secondo un rapporto del Dipartimento di Stato trafugato da Wikileaks: “Purtroppo, il Qatar sta recitando il ruolo del “guastafeste” per ottenere un posto al tavolo….” Sono coordinati strettamente con la Siria e l’Iran, riferisce Gamal, “in un attacco orchestrato in Egitto e in altri paesi arabi moderati”. Lo sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani e il resto della famiglia reale Al Thani del Qatar potrebbero presto trovarsi spodestati dalla loro stessa trappola per la destabilizzazione della regione.

Successe allora che la ricca gioventù del Cairo riuscì ad organizzare una qualche sorta di presenza televisiva, permettendo agli agitatori e ai provocatori di Al Jazeera di sostenere che questi giovani pieni di speranze, anarchici e nichilisti rappresentassero l’incarnazione della volontà popolare di Jean-Jacques Rousseau e quindi che sarebbero stati i giudici in ultima istanza per tutte le decisioni politiche che riguarderanno il futuro dell’Egitto. A volte c’erano solo poche centinaia di giovani appassionati in piazza, ma per Al Jazeera rappresentavano l’oracolo supremo di ciò che l’Egitto voleva. L’Egitto ha più di 80 milioni di persone, nell’area metropolitana del Cairo abitano quasi 20 milioni, ma le forze anti-Mubarak stentano a superare le 50 000 unità – anche nei giorni scoppiettanti quando promisero la One Milion Man March o addirittura la Two Million Man March. Rispetto a Kiev, una città più piccola, durante novembre 2004, quello del Cairo è stato un tentativo velleitario.

Il branco in piazza era semplicemente un fatto costruito per la televisione, ed i suoi partecipanti – per quanto fosse stata diversa la loro intenzione soggettiva – sono stati ridotti a oggetti di scena, scenografie, comparse, o a riprese di rito. Odiavano Mubarak. Essi volevano spodestare il suo regime. Hanno rifiutato la gerarchia. Volevano trasparenza. Con un livello così patetico e primitivo di coscienza politica, la folla in piazza non avrebbe mai potuto sperare di determinare gli eventi della “rivoluzione”, è stata purtroppo costretta a diventare lo strumento di una forza organizzata che in realtà sapeva ciò che voleva – cioè la CIA.

La folla non era organizzata, ma c’erano le organizzazioni all’interno della folla. Una era chiamata il 6 April Movement, che si rivelò essere una clone o un’imitazione del veicolo originale delle rivoluzioni colorate, l’ Otpor! serbo del 1999-2000 che fù utilizzato dal National Endowment for Democracy per rovesciare Milosevic. A quanto pare anche la CIA sente la crisi riciclando il saluto del gruppo serbo direttamente per la rivoluzione egiziana. Altri aspetti della folla riflettono gli aspetti “riutilizzati” dalle precedenti rivoluzioni colorate – lo slogan tanto decantato “Game Over” era in realtà un residuo di un tentativo di destabilizzare il Tibet al servizio del Dalai Lama.

Quando la ricca gioventù ebbe la necessità di un rinforzo numerico, chiamarono la massoneria britannica che in questo caso veniva rappresentata dalla Fratellanza musulmana. L’Ikhwan fornì i giovani di grandi battaglioni, ma portò anche tensioni nelle pubbliche relazioni. Per neutralizzarle, venne messa in piedi una campagna di propaganda da un numero di affiliati della CIA, tra cui Bruce Riedel, per rassicurare il pubblico americano che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Va sottolineato che la destabilizzazione egiziana divennne violenta molto presto.Venerdì, 28 gennaio, i manifestanti bruciarono la sede del partito di Mubarak nel centro del Cairo. Non è noto se ci siano stati incidenti mortali in questa occasione. Altri manifestanti hanno sistematicamente bruciato stazioni di polizia. Diversi poliziotti sono stati linciati dalla folla. C’è stato anche un attacco armato nella sede del ministero dell’Interno, che è stato respinto dopo uno scontro a fuoco con la polizia in tenuta antisommossa. Questa violenza dagli splendenti eroi della democrazia non è stata riportata, nè tanto meno condannata, da Ban-ki Moon, dall’Unione europea, o dagli altri “guardiani della moralità” mondiale.

Gli anglo-americani evidentemente ritengono che l’attuale combinazione tra crisi economica mondiale o, se si vuole utilizzare un altro termire, depressione (completata da una aumento dei prezzi del cibo e del carburante, nonché dall’elevata disoccupazione), più la presenza di un sentimento di ribellione nei giovani di tutto il mondo arabo offra l’opportunità di rovesciare i governi come birilli, un po’ sul modello di quello che gli inglesi fecero durante la Santa Alleanza in Europa nel 1848, o di ciò che gli anglo-americani hanno fatto ai sovietici in Europa orientale nel 1989. Questa volta l’obiettivo è quello di rovesciare i trincerati governanti autoritari del mondo arabo, tra i quali Ben Ali della Tunisia, che è stato al potere per circa 23 anni, l’egiziano Mubarak (31 anni), seguito poi da Gheddafi (41 anni ), da Bouteflika dell’Algeria (12 anni), dalla dinastia Assad in Siria (circa 40 anni), da Saleh dello Yemen (21 anni), assieme alla Giordania, all’Arabia Saudita, al Marocco, e ad altre nazioni.

PERCHE’ LA CIA VUOLE SOVVERTIRE GLI ATTUALI REGNANTI ARABI?


L’obiettivo di queste operazioni è quello di rimuovere i governanti/fantoccio che sono stati al potere tanto a lungo da aver acquisito un notevole grado di autonomia nei confronti dei dettami imperiali provenienti da Washington e Londra, sono inoltre stati abituati ad agire come governanti nazionali, piuttosto che come i docili burattini che la CIA e il Dipartimento di Stato hanno sempre ricercato. Il giudizio di Washington è che questi governanti al potere da molte decadi non dipendano abbastanza dalla NATO, dal Fondo monetario internazionale, e così via. Washington e Londra hanno bisogno di burattini kamikaze, che saranno disposti a prendere decisioni di parte (Americana e Inglese) quando verrà il momento del confronto con l’Iran, la Cina e la Russia.

Una ipotesi statunitense per il futuro dell’Egitto è semplicemente una continuazione del regime esistente, in gran parte basato sull’esercito, sulla burocrazia statale, e sulle forze di sicurezza guidato da militari vestiti con abiti civili. Ma in questo caso i governanti sarebbero i Suliemans, i Tantawis, o gli Annans, o forse i Baradeis o i Moussas, tutti molto più deboli di Mubarak. Un’altra possibilità è un periodo di caos – come quello che sta succedendo proprio adesso in Tunisia – seguito da una presa del potere da parte della Fratellanza musulmana, che porti alla creazione di un califfato sunnita de facto sunnita al Cairo che gli Stati Uniti potrebbero utilizzare per sfidare (e consolidare) il califfato sciita de facto di Teheran. Entrambe le alternative potrebbero quindi essere utilizzate per sostenere la strategia di fondo di Usa e di Regno Unito per il Medio Oriente, che è quella di montare un blocco di paesi arabi e sunniti (in particolare Egitto, Arabia Saudita, Stati del Golfo, e Giordania) che, verrà utilizzato come fronte, con il supporto di Israele, contro il fronte Iraniano sciita, formata dalla Siria, dagli Hezbollah, da Hamas, e dalle varie forze radicali. Un’altra possibilità è che l’Egitto e gli altri paesi mediorientali semplicemente vengano lasciati sprofondare nel caos, lasciando agli imperialisti la possibilità di fare piazza pulita dei beni interessanti della zona , come i giacimenti di petrolio algerini o libici, o in Egitto il Canale di Suez.

Come una pre fabbricata, sintetica, rivoluzione colorata, l’esperimento in Egitto ha messo in mostra delle debolezze tecniche dal punto di vista del branding e del marketing, che sono fondamentali per un’operazione del genere. La rivoluzione non aveva un colore o un simbolismo accattivamente, come ad esempio l’arancione dell’Ucraina, le rose della Georgia, o i cedri del Libano. Non aveva uno slogan egemonico, come il georgiano “Enough!”, Il serbo “He’s finished!”, lo slogan dei robottini di Obama “Yes we can!”, O l’ucraino “It’s time!”. Non hanno un leader carismatico, un demagogo telegenico come nel caso del georgiano Saakashvili. Il regime di Mubarak li privò di Facebook e Twitter il 27 gennaio, dopo di che che Al Jazeera divenne il loro principale mezzo di comunicazione, fino a quando anche questo non venne spento.

Mubarak aveva i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. Il suo regime evidentemente sapeva che la tempesta era alle porte e prese l’elementare precauzione di spegnere rapidamente Internet. D’altro canto, il regime si dimostrò incapace di tenere fuori i corrispondenti televisivi stranieri che erano qualcosa più che agitatori. Essendo il più grande importatore mondiale di grano, proveniente per la maggior parte dagli Stati Uniti o dagli aiuti alimentari derivanti dai finanziamenti americani in base al trattato di Camp David, l’Egitto è esposto alla pericolosa vulnerabilità della dipendenza da cibo.

Le due debolezze più salienti di Mubarak, si possono notare confrontando la sua risposta alla vittoriosa resistenza del leader iraniano Ahmadinejad alla rivoluzione innestata dalla CIA tramite Twitter a Teheran nel giugno del 2009. Quando il NED ha scatenato le sue proteste, Ahmadinejad si è affrettato a mobilitare i Basij – contro le disperate casalinghe a nord di Theran e contro la gioventù borghese della CIA. Anche Mubarak possedeva un equivalente ai Basij nella forma dei cosiddetti Baltagies, ma non vennero utilizzati se non quando le sommosse erano cominciate da una settimana battendo la ritirata non appena i carri armati dell’esercito hanno iniziato a bombardarli. L’altra cosa che mancava a Mubarak era un importante sostegno internazionale. Quando gli angloamericani fecero la loro mossa contro Ahmadinejad, fù in grado di volare al vertice della Shanghai Cooperation Organization, dove incontrò Putin e altri, mettendo in mostra la falsità della linea di propaganda anglo-americana che lo aveva totalmente isolato. Mubarak, anche se ha ottenuto un certo sostegno da parte della Russia, da Berlusconi, e dall’OLP, non è stato in grado di sfruttare opzioni simili.

I manifestanti egiziani, certamente, hanno avuto buone motivazioni per lamentarsi – senza di esse non è possibile ribaltare un governo. I prezzi del cibo e i prezzi del carburante erano in rapido aumento, il sistema egiziano per i sussidi ai lavoratori a basso reddito era stato tagliato senza pietà negli ultimi anni sotto la pressione del FMI, anche se effettivamente rimaneva moderatamente elevato. I salari egiziani sono rimasti troppo bassi. La disoccupazione aveva raggiunto livelli molto alti, soprattutto tra i giovani con istruzione universitaria. Molti di questi problemi sono ovviamente di responsabilità di Wall Street, dei banchieri zombie di Londra e delle iene dei fondi azionari, ben al di là delle competenze del regime di Mubarak. Infine, un grosso peso ce lo ha avuto la repressione autoritaria ai sensi delle leggi di emergenza che Mubarak attuò nel 1981, sulla scia dell ‘assassinio del suo predecessore Anwar Sadat da parte di Regno Unito e Stati Uniti – con l’aiuto delle reti all’interno dei Fratelli Musulmani, uno dei quali guidato da Zawahiri, successivamente diventato il leggendario uomo destro di Osama bin Laden.

GIOVEDI’ 10 FEBBRAIO: MUBARAK SFIDA IL GOLPE DELLA CIA

Per molti giorni, il regime di Obama ha utilizzato tutti i suoi canali, anche i legami personali intessuti con gli ufficiali egiziani che avevano ricevuto la loro formazione negli Stati Uniti, per far abdicare Mubarak e arrivare così al cambiamento di regime. Il mattino di Giovedi 10 febbraio un ufficiale dell’esercito di alto rango ha visitato la folla in piazza Tahrir e ha promesso loro che prima di sera, tutti i loro desideri sarebbero stati soddisfatti. Un programma vasto, come avrebbe detto il Generale de Gaulle. E’ trapelato che il Consiglio Militare Supremo, che si riunisce molto raramente, si è ritrovato, in assenza di Mubarak e ha deliberato che per il dittatore il tempo era scaduto. Il dispaccio della Associated Press annunciò questi eventi, che furono largamente riportati dal giornale radio della CBS, che definì il fatto come un “golpe morbido.”: La Cnn utilizzò il gioviale “E ‘un colpo di stato!”. In un gesto di stupidità incredibile, il direttore della CIA Leon Panetta disse in una audizione della House Intelligence Committee che vi era una “alta probabilità” che Mubarak sarebbe caduto prima della fine della giornata. Panetta ha detto così al mondo che il vero autore del golpe non fù il popolo egiziano, in una sua qualsiasi forma, ma piuttosto le interferenze di Langley. L’irresponsabile, fatuo, e incompetente Obama, desideroso di raccogliere qualche buon parere dai liberali di sinistra, che avrebbe potuto usare in un secondo momento per coprire i bilanci disastrosi americani, babetta ofuscato: “Stiamo osservando un cambiamento storico”. Nel pomeriggio di Giovedi a Washington, ci si aspettava che Mubarak tenesse un discorso televisivo di un paio d’ore dove annunciasse le sue dimissioni ma non fù così.

IL CONTRO GOLPE DI VENERDI’ 11 FEBBRAIO


L’autore dell’articolo ha commentato questi eventi in tempo reale, in un’intervista trasmessa nel programma radiofonico di Alex Jones. Appuntò il fatto che non fosse certo che Mubarak avrebbe lasciato il potere. Si stava prospettando uno scenario in cui vi era una crescente evidenza che erano in corso delle operazioni di “contro golpe” contro gli Stati Uniti. Dopo qualche ora dalla messa in onda della trasmissione, venne trasmessa dalla televisione di stato egiziana una dichiarazione registrata da Mubarak. Mentre la trasmissione televisiva andava in onda, le speranze di Langley, e del vecchio Executive Office Building vicino alla Casa Bianca (dove venne riportato che Samantha Power, facente parte del Consiglio di Sicurezza Nazionale svolse più volte un ruolo chiave nelle operazioni) vennero deluse, quando divenne chiaro dal tono di Mubarak, e poi dalla sua specificità, che avrebbe insistito nel rimanere in carica fino a quando il suo successore sarebbe stato regolarmente eletto alla fine di settembre o di ottobre.

OBAMA MASTICA LA POLVERE


Nel tardo pomeriggio di quello stesso Giovedi, non c’era felicità a fangolandia. Washington aveva buone ragioni per temere un crollo parziale dell’imperialismo degli Stati Uniti, il quale si sarebbe verificato se il modello attuale della rivoluzione colorata fosse diventato impraticabile a causa della crescente debolezza degli Stati Uniti. Già, la rivoluzione georgiana delle rose fù completamente offuscata dal suo leader, Saakashvili, che si è rivelato essere un guerrafondaio, un oppressore e un pazzo fascista. La rivoluzione arancione in Ucraina del 2004 fù completamente interrotta e poi ripresa con la cacciata dei suoi due cleptocrati più in vista, Timoshenko e Yushenko, il che significa tra le altre cose  che gli Stati Uniti non furono in grado di orchestrare una crisi del gas in Europa orientale, nell’inverno del 2010-11. La Rivoluzione dei Cedri in Libano nel 2005 era riuscita a cacciare le truppe siriane, ma non era stata in grado di spezzare il potere organizzato degli Hezbollah, l’ultimo governo libanese infatti è pesantemente sotto l’influenza degli Hezbollah più di tutti quelli precedenti. La Coup Twitter del giugno 2009 in Iran fù un fallimento. L’uso del potere morbido, la sovversione, e la destabilizzazione nella tradizione Carter-Brzezinski, furono sempre pilastri centrale della politica estera di Obama in contrasto all’accento belligerante dell’era Bush-Cheney. Data la crescente potenza militare di Iran e degli Hezbollah, di cui la sconfitta israeliana in Libano nell’estate del 2006 ne aveva fornito un assaggio, l’imperialismo anglo-americano rischiò di restare senza sia la sua opzione militare che senza la sua opzione sovversiva nel mezzo della depressione. Se ciò accadesse, cosa succederebbe? Probabilmente ci sarebbe un barlume di speranza che il Medio Oriente smettesse di giocare a fare la guerra con Usa e Israele, tornando al suo stato precedente e cioè risultando una potenza che ha contatti con la Cina, la Turchia , e forse anche con l’Europa, permettendo ai paesi della regione di affermare la loro indipendenza nazionale e il diritto ad un pieno sviluppo economico.

GAMAL MUBARAK E IL CONTRO GOLPE DI GIOVEDI’


Che cosa era realmente successo? Secondo i rapporti pubblicati, Mubarak registrò infatti un messaggio televisivo in cui rassegnò le sue dimissioni. Fù questo il nastro che gli americani e gli anglosassoni visionarono, e che fù alla base di gran parte delle loro speculazioni. Dopo che il nastro fù realizzato però, il figlio maggiore del desposta, Gamal Mubarak intervenne con suo padre, ristabilendo Mubarak nella sua posizione di potere.

Ecco un resoconto egiziano dell’intera vicenda: “Una accesa discussione scoppiò tra Alaa e Gamal Mubarak, i due figli dell’ex presidente egiziano, all’interno del palazzo presidenziale lo scorso Giovedi durante la registrazione dell’ultimo discorso del padre alla nazione, riporta il giornale egiziano di proprietà del governo al-Akhbar. Si pensò che Hosni Mubarak, annunciasse le sue dimissioni in un discorso inviato lui dai militari Giovedi, ma suo figlio Gamal e gli alti funzionari del suo entourage lo spinsero a proporre un discorso diverso in cui si sottolineava come sarebbe stato al potere almeno fino a settembre. Secondo il giornale, Gamal perse la pazienza dopo aver sentito la registrazione del discorso che il padre avrebbe dovuto consegnare quella notte e in cui stava per dichiarare le sue dimissioni. Secondo il rapporto, i funzionari americani erano a conoscenza di tale registrazione, ma non sapevano che Gamal aveva spinto il padre a disfarsene e a registrare un discorso diverso, consegnato quella stessa notte. Precedentemente quel giorno il presidente americano Barack Obama disse al pubblico del Michigan che “lì si sta facendo la storia” un segno che Mubarak si stava per dimettere. Ore dopo, il presidente Obama sentì qualcosa di sconcertante: Mubarak non aveva intenzione di abdicare. Obama a quanto pare non sapeva che il discorso di dimissioni di Mubarak fù scartato dal figlio di Mubarak stesso negli ultimi minuti prima delle riprese televisive.

Poi però, Venerdì, la situazione si invertì bruscamente. Secondo i rapporti, Mubarak venne invitato al Cairo in elicottero con destinazione la località di Sharm-el-Sheikh, all’estremità meridionale della penisola del Sinai. Dopo poco la televisione di stato egiziana annunciò che un importante messaggio riguardo la presidenza era imminente. Dunque il vice presidente Suleiman si presentò in televisione dichiarando le dimissioni di Mubarak e che lo stesso aveva trasferito il potere al Consiglio militare supremo – qualcosa che la Costituzione egiziana non gli permetterebbe di fare. Cosa è successo?

LA STORIA DI COPERTURA AMERICANA SULLA “DIPARTITA” DI MUBARAK


Le ragioni per l’improvvisa partenza di Mubarak costituiscono ormai un tema altamente esplosivo in sé. L’intelligence Usa si è affrettato a presentare un resoconto che ha ritratto il rovesciamento di Mubarak come un colpo di stato, opera degli ufficiali dell’esercito egiziano. Questo approccio è necessario per mascherare la natura imperialista del colpo di stato, e di mantenere viva l’illusione patetica che gli egiziani abbiano fatto “tutto da soli.”

Un riassunto dettagliato di queste favole è apparso come un articolo del Washington Post di Joby Warrick il 12 febbraio. Qui l’autore ripete almeno due volte che i pezzi grossi di Washington sono stati lasciati fuori per quanto riguarda gli eventi del Cairo, e non potevano che “apprendere” i progressi fatti dagli ufficiali dell’esercito egiziano. Si legge nell’articolo: “Mercoledì sul tardi, la CIA e i funzionari del Pentagono appresero del piano militare egiziano per spodestare il presidente egiziano Hosni Mubarak e privarlo quindi dei suoi poteri primari al fine di placare i disordini che avevano sconvolto il paese per più di due settimane… Le comunicazioni fra gli alti funzionari degli Stati Uniti e l’Egitto sono diventate sempre più sporadiche dall’inizio di questa settimana poichè i deputati di Mubarak lamentavano pubblicamente l’ingerenza statunitense negli affari del Cairo. Poi però l’intelligence statunitense e i funzionari militari di alto livello appresero i dettagli del piano da parte dei capi militari egiziani  – era una via di mezzo tra una dimissione negoziata e un colpo di stato soft – che aveva come scopo quello di diminuire o addirittura eliminare del tutto i poteri di Mubarak. Viene anche affermato che Mubarak deluse i suoi sostenitori soprattutto con il tono del suo intervento, che ha portato alla conclusione che fosse una situazione incorreggibile e che dovesse dimettersi: “Alla fine, dicono gli alti funzionari, gli sforzi di Mubarak gli hanno solo assicurato una partenza precipitosa e ignominiosa. Poche ore dopo il discorso, gli ufficiali dell’esercito egiziano di fronte al presidente screditato se ne uscirono con un ultimatum: O ti dimetti volontariamente, o ti faremo abbandonare il posto con la forza “.

Ma questa è pura finzione, dato che era chiaro al mondo intero che l’intelligence, a partire da Panetta capo della Cia, sono stati i principali promotori del colpo di stato egiziano. Il problema fù che gli ufficiali fantoccio degli Stati Uniti, anche operando dietro la cortina fumogena fornita dalla ricca gioventù borghese in piazza, semplicemente non hanno avuto la forza politica per cacciare Mubarak. Come ha sottolineato l’esperto italiano sul Medio Oriente, Franco Macchi la mattina del 13 febbraio: “In realtà, non credo che il generale Mohammed Hussein Tantawi e il suo Consiglio supremo avrebbero potuto costringere Mubarak a lasciare il suo posto. Ci hanno provato, come previsto da Washington, e per un pò non ci sono riusciti. Anche all’ultimo minuto l’idea di Mubarak era chiara: Non mi interessa, Resterò. Questo avrebbe provocato una divisione nell’esercito con i burattini della CIA che rischiavano l’isolamento e le rimostranze dell’altra parte dei militari. Non è chiaro anche a me quanto Tantawi sia in accordi con gli Stati Uniti (quanto possa contarci) e quanto lo stesso stia cercando di mediare per un compromesso. Tuttavia, l’elemento chiave è il tipo di decisioni e scelte di campo che si svilupperanno all’interno dell’esercito. Queste infatti è probabile che non rimangano lineari a lungo …. “In altre parole, i nuovi colonnelli nasseriano-nazionalisti potrebbero ben presto stancarsi di screditati burattini USA come Tantawi e mandarli a casa, con conseguenze incalcolabili per gli Stati Uniti.

IL TALLONE D’ACHILLE DELLA COPERTURA STATUNITENSE: IL COMUNICATO NUMERO 2 DEL CONSIGLIO MILITARE SUPREMO

L’ostacolo davvero insormontabile per la tesi di Joby Warrick, cioè quella di un colpo di stato timbrato Made in Egitto è il fatto, che Warrick non menziona mai, che una riunione del Consiglio militare supremo si è svolta nella mattinata di Venerdì da cui uscì l’approvazione del piano di Mubarak per una graduale transizione fino a settembre o ottobre sotto la supervisione del presidente in carica – tutto ciò è contenuto nel comunicato numero 2. I fatti principali sono stati segnalati da Press Trust of India in un dispaccio in cui si legge: “I militari egiziani si propongono oggi a difesa di un presidente sotto assedio chiedendo ai manifestanti di tornare a casa, assicurando loro elezioni libere ed eque in settembre e l’eliminazione della tanto odiata legge sull’emergenza, in una uscita che ha provocato delusione diffusa tra le persone che si sono impegnate a fare il loro lavoro durante la campagna anti Mubarak e volevano vederne la fine. Come il potente esercito si è inaspettatamente schierato dalla parte di Hosni Mubarak, decine di migliaia di persone arrabbiate si sono riunite di nuovo per le strade e hanno promesso di portare la protesta alle “soglie delle istituzioni politiche.” Il dispaccio continua: “Da quando Mubarak ha deluso le speranze di milioni di  suoi connazionali e le aspettative a livello mondiale, rifiutando di dimettersi, i militari del Consiglio del Comando Supremo si sono riuniti due volte in meno di 24 ore prima di annunciare di aver sostenuto la mossa di Mubarak e aver trasferito parte dei suoi poteri al vicepresidente Omar Suleiman. Le televisioni di Stato egiziane hanno interrotto i loro programmi per leggere il ‘comunicato numero 2’ del Consiglio nel quale si promise di revocare le leggi d’emergenza tanto criticate nel paese, senza però specificare una data esatta e dove si garantisce “elezioni libere ed eque a settembre” , come indicato da Mubarak. Purtroppo, in quello che sembrava essere un avvertimento per i manifestanti, che per 18 giorni hanno chiesto a Mubarak di dimettersi dopo tre decenni al potere, l’esercito ha anche chiesto loro di andare a casa e tornare al lavoro.”

Queste decisioni del Consiglio militare supremo sono state annunciate in televisione circa un’ora prima l’indicazione che Mubarak stesse per fare una dichiarazione importante. La teoria del colpo di stato degli Stati Uniti dovrà quindi spiegare perché, se i generali egiziani si sono messi contro Mubarak nella notte tra Giovedi e Venerdì, essi si sono riuniti ancora, nella mattinata di Venerdì, per proclamare e rendere noto a livello nazionale il loro continuo supporto al presidente in carica. Tutte le indicazioni portano a concludere che i generali egiziani, tra cui anche le marionette della CIA, sono rimasti sorpresi come il resto del mondo, quando Mubarak annunciò le sue dimissioni. I militari avevano dimostrato di essere incapaci di imporre con la forza questa decisione. Ci deve quindi essere stata qualche forza esterna che agì direttamente su Mubarak e lo indusse a rassegnare le proprie dimissioni di sua “spontanea” volontà. Data l’attuale natura degli affari mondiali, la forza esterna in questione non poteva che essere gli Stati Uniti, forse con qualche aiuto da parte degli inglesi.

LA VERITA’: LE MINACCE USA A MUBARAK


Domanda, “Come avrebbe fatto il regime di Obama a schiacciare Mubarak?” è già possibile rispondere. Data la rabbia di Obama per la polvere mangiata, l’intero settore della Cia più altri organi competenti avrebbero potuto scatenare la loro furia contro il presidente egiziano e la sua famiglia, compresa sua moglie Suzanne, i suoi figli Alaa e Gamal, sua nipote, e altri parenti all’interno dell’Egitto o all’estero. Possiamo solo pensare agli infiniti modi in cui gli Usa si sarebbero potuti vendicare: torture, rapimenti, consegne di pacchi, procedimenti penali, la confisca dei beni, e così via. “Al Qaeda” avrebbere potuto licenziare la famiglia Mubarak, ecc ecc.
Sono state forse altre le minacce che avrebbero potuto far breccia in un capo di stato così orgoglioso, autocrate nazionalista e patriarca come Mubarak. La più ovvia di queste, per la quale abbiamo anche qualche prova, è la minaccia di avere gli Stati Uniti in lotta per il Canale di Suez, una delle più grandi ricchezze nazionali egiziane.

PROVE DELLE MINACCE USA PER IL CONTROLLO DEL CANALE DI SUEZ

In termini di mentalità imperialista, non molto è cambiato dal 1956, quando il primo ministro britannico Anthony Eden si infastidiva alla sola vista del colonnello Amal Abd-el Nasser, il galante leader egiziano che con successo aveva nazionalizzato il canale di Suez sfidando gli inglesi e i francesi. Quando gli imperialisti guardarono oltre il bordo settentrionale dell’Africa, videro ricchezze come il petrolio algerino e libico, ma soprattutto il Canale di Suez, uno dei classici punti di strozzatura navale del mondo, attraverso il quale, al momento, passa l’8% del commercio marittimo mondiale. Gli angloamericani sono profondamente consapevoli delle possibilità infinite che una tale posizione avrebbe nei confronti di paesi come l’Iran, la Cina e la Russia, posizione la quale potrebbe essere riguadagnata dagli attuali imperialisti. Se venisse trovato qualche pretesto per impedire  l’accesso alle navi cinesi dal Canale di Suez, il commercio della Cina con l’intera Europa sarebbe gravemente perturbato. Tuttavia, al fine di rendere l’espropio del canale di Suez una operazione politicamente accettabile, è necessario che l’Egitto scenda nel caos. Questa infatti potrebbe essere una delle motivazioni degli eventi attualmente in corso. Se avviene un crollo negli stati nazionali, allora l’impero americano/inglese sarà libero di intervenire e cogliere ciò che vuole da questi paesi.

In ogni caso, la destabilizzazione egiziana iniziata nei primi mesi del 2011 è già stata inequivocabilmente accompagnata da una serie di atti minacciosi nei confronti del Canale di Suez. Non appena Mubarak ha lasciato l’incarico di capo di stato il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha iniziato a parlare della minaccia intollerabile per il suo paese rappresentata dal presunto, imminente, passaggio di due navi militari iraniane attraverso il canale di Suez. In un rapporto si legge: ‘Il ministro degli esteri israeliano ha affermato che l’Iran, Mercoledì, procederà con l’invio di due navi da guerra attraverso il Canale di Suez per la prima volta dopo anni, definendolo una “provocazione”, senza però portare alcuna prova. Le autorità egiziane che gestiscono il canale hanno negato. Il Ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman disse che la navi avrebbero attraversato il canale sul tardi, Mercoledì, in rotta verso la Siria. Non è riuscito a produrre alcuna prova di ciò e non ha voluto dire da chi ha ricevuto queste informazioni. “Questa è una provocazione che dimostra che l’audacia e l’insolenza iraniana sono in aumento”, disse in un comunicato. L’ente egiziano che gestisce il canale di Suez ha negato la veridicità di questa informazione. La retorica di Lieberman non conobbe limiti: ‘”Questa è una provocazione che dimostra che la fiducia in sé e l’insolenza degli iraniani stanno crescendo di giorno in giorno” disse. “Questo accade dopo la visita del presidente iraniano nel sud del Libano e le sue dichiarazioni aggressive verso Israele.” ‘

Washington era più che disposta a prendere la questione molto seriamente: il portavoce del Dipartimento di Stato americano PJ Crowley dichiarò: “Staremo a guardare per vedere che cosa [le presunti navi da guerra iraniane] faranno». Crowley ha confermato che stava parlando delle stesse navi che avevano sconvolto il ministro degli esteri Israeliano.

5 FEBBRAIO: METANODOTTO GIORDANO/ISRAEL/EGIZIANO BOMBARDATO, ACCUSATA AL QAEDA

Le questioni sul Canale di Suez e sulla sua sicurezza furono sollevate già più volte nelle settimane precedenti, durante tutto il tempo della crisi egiziana. Questo problema emerse durante la prima settimana di febbraio, quando una misteriosa bomba colpì il gasdotto che attraversa la penisola del Sinai e che trasporta gas naturale dall’Egitto in Israele e in Giordania. Del bombardamento furono presto accusati i terroristi , in particolare Hamas e un ramo di Al Qaeda. Il sito Debkafile, che riflette presumibilmente il punto di vista della comunità dell’intelligence israeliana (mossad), si è espresso in questo modo: “Gli aggiornamenti dell’Intelligence Israeliana rivelano che Hamas intende attuare il suo attacco al metanodotto egiziano, Sabato 5 febbraio, al quale seguiranno attacchi di più vasta scala contro Israele, usando il Sinai come piattaforma di lancio. Dal momento che la rivolta è iniziata in Egitto due settimane fa, più di 1.000 uomini armati di Hamas si sono infiltrati nel Sinai del Nord dalla Striscia di Gaza e hanno preso il controllo della regione. Vennero seguiti anche da cellule di Al-Qaeda che vennero riassegnati dall’Iraq alla Striscia di Gaza. Hamas ha istituito un centro di comando nel nord del Sinai per coordinare le sue operazioni con i Fratelli Musulmani al Cairo …. Le fonti militari del sito Debkafile dicono che Hamas e Mumtaz Durmush, capo del Jaish al-Islam (Esercito dell’Islam), legato ad Al Qaeda, aveva raggiunto un accordo per Hamas facendo trasferire gli islamici del Sinai e fornendo loro le armi e gli esplosivi per attaccare le pattuglie israeliane lungo il confine egiziano e le forze di sicurezza egiziane lì piazzate.

Un altro sito ha commentato l’importanza strategica di questo gasdotto: “Sabato 5 febbraio, un’esplosione ha tagliato fuori una linea di distribuzione di gas naturale nella regione del Sinai. Il gasdotto trasporta gas a Israele e alla Giordania. Originariamente, i funzionari di governo stabilirono che l’esplosione era attribuibile ad un incidente, tuttavia, le nuove fonti dell’intelligence segnalano che l’incidente potrebbe essere stato pianificato come un attacco terroristico. Le guardie in servizio per proteggere il gasdotto sono convinti di essere stati catturati da quattro uomini armati e mascherati che hanno fatto esplodere intenzionalmente il gasdotto a distanza tagliando le forniture di gas ai paesi vicini. Israele dipende dal gas naturale egiziano per più del cinquanta percento del fabbisogno di energia elettrica, la Giordania in risposta ha, per il momento, convertito le sue centrali elettriche per funzionare con gasolio e riserve di petrolio. I funzionari egiziani affermano che la linea del gas verrà riparata e sarà operativa entro una settimana. Le implicazioni della sicurezza nei disordini egiziani sono gravi, soprattutto alla luce di questo attacco terroristico.

Possiamo già immaginare i titoli: “Obama ordina ai Marines di controllare il canale di Suez per fermare il dominio di al Qaeda su una delle più vitali vie marittime del mondo”. Una grande strategia per le prossime elezioni primarie, potrebbe immaginare Obama.

LA TASK FORCE KEARSARGE NEL CANALE DI SUEZ E IL GRANDE LAGO AMARO


Una possibilità concreta per gli Stati Uniti di inizare un qualche tipo di operazione sul Canale di Suez venne rappresentato dalla task force americana Kearsarge, la quale venne ufficialmente rappresentata come aiuto all’evacuazione dei cittadini statunitensi nel caso in cui la situazione politica in Egitto si fosse ulteriormente deteriorata. Secondo un resoconto: “La USS Kearsarge Expeditionary Strike Group ha accelerato la sua marcia verso il canale di Suez, sta attendendo ora nuove istruzioni nel Grande Lago Amaro nel Canale di Suez vicino a Ismailia, questo ben spiega la funzione specifica di questa unità che è quella di trasportare attrezzature e marines che saranno poi destinati allo sbarco sulla spiaggia e alle operazioni di distribuzione del territorio…. La missione principale della Kearsarge USS è il dislocamento, lo sbarco e il supporto di una forza di Marine in tutto il mondo. La suite di armamenti della Kearsarge include il sistema di difesa missilisto, Sea Sparrow della NATO, il Rolling Airframe Missile (RAM) del sistema di difesa, la “falange” un sistema di armamenti per il combattimento a breve distanza, mitragliatori da 25mm e  il sistema di protezione contro i missili anti nave,  contro i mezzi aerei e quelli di superficie. La USS Kearsarge trasporta anche carroarmati, camion, artiglieria e il completo appoggio logistico necessario per condurre un assalto. La domanda è: Quali sono le intenzioni del governo degli Stati Uniti e dei militari, dato che migliaia di Marines sono attualmente in mare aperto e potrebbero in ogni istante essere lanciata all’attacco? E’ una campagna militare bellicosa? Oppure se non lo è potrebbe servire come rifugio per certe persone che dovranno essere evacuate dal paese? “Durante la fase di crisi, la USS Kearsarge, è stata vicina nell’essere un vettore d’attacco per gli Stati Uniti.

L’11 febbraio, altri rapporti suggerirono che, in collaborazione con le mosse degli Stati Uniti, gli israeliani cercarono di ristabilire le loro posizioni nel cosiddetto assedio del corridoio di Filadelfia nel Sinai tra la Striscia di Gaza e l’Egitto: “Le fonti dei media egiziani hanno confermato attraverso dei rapporti delle agenzie dell’intelligence israeliana che gli Stati Uniti spostarono alcune delle loro forze navali della Quinta Flotta più vicino al Canale di Suez. Si temette che la situazione in Egitto avrebbe potuto andare fuori controllo e minacciare la navigazione nel Canale. Il giornale egiziano Al Masri Al Yawm riportò che il personale della forza navale ammontava a 850 marines. Presero una posizione strategica nei pressi di Ismailia, con facile accesso al cuore dello stato egiziano e alla penisola del Sinai. Il giornale cita fonti israeliane per quanto riguarda il posizionamento delle truppe americane, operazione avvenuta dopo la dichiarazione del vice presidente Omer Suleiman che l’Egitto doveva affrontare una scelta tra un colpo di Stato o il dialogo. Al Masri Al Yawm riferisce anche di un recente rapporto pubblicato dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, in cui gli ufficiali delle Forze di difesa Israeliane facevano pressioni per la rioccupazione del corridoio di Philadelphia che si trova tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, nel caso che il regime di Mubarak fosse crollato completamente. Per il critico italiano Bernardino Ferrero, la conclusione fù chiara:” Mubarak lascerà, ma gli Stati Uniti resteranno nel canale di Suez “.

UNO SCENARIO DI CHAOS E CONFUSIONE, COME NEL 1956

Quando gli inglesi e i francesi si ripresero il canale di Suez nel 1956, uno dei loro principali argomenti di propaganda fù che i primitivi egiziani erano troppo arretrati per gestire una questione tanto complessa come l’autorità sul Canale di Suez. Pertanto, i colonialisti europei stavano riaffermando il loro controllo nel pubblico interesse del mondo. Questa di certo fù una sciocchezza, ma tali argomenti sembra che stiano per venire riproposti nell’attuale scenario.

Un pretesto che i neo-imperialisti potrebbero utilizzare è quello dello sciopero dei lavoratori del canale di Suez, che venne puntualmente riportato da Bloomberg news l’8 febbraio. I pedaggi non venivano raccolti, e la manutenzione costante necessaria al funzionamento del canale a quanto pare non sembra esserci. I lavoratori della Suez Canal Co. iniziarono quel giorno un sit-in, come riportato nella versione online dal quotidiano Al-Ahram, senza segnalare la fonte di tale notizia. I 6.000 lavoratori provengono da Suez, Port Said e Ismailia, riferisce sempre Al-Ahram …. Il canale ha la capacità di gestire 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno, mentre quello dell’adiacente gasdotto è di 2,3 milioni di barili, secondo Goldman Sachs Group Inc.
Pochi giorni dopo, cominciarono le rivolte, con la polizia che andò a scontrarsi contro i manifestanti: ” I manifestanti egiziani nella cittadina a nord del Sinai di El-Arish hanno avuto un conflitto a fuoco con la polizia e vennero scagliate bottiglie di molotov contro una stazione di polizia, a quanto riferiscono i testimoni. Circa 1.000 manifestanti sono usciti da un gruppo più grande e si sono diretti verso una stazione di polizia, facendo esplodere bombe e incendiando macchine dei poliziotti. ” Dobbiamo anche ricordare che in Egitto, il 2011 iniziò con l’attentato omicida in una chiesa cristiana copta.

ISRAELE SOSTIENE CHE IL FRONTE DEL SINAI E’ SCOPERTO


Contemporaneamente a questi eventi, Debkafile ha riassunto i rapporti della stampa israeliana secondo la quale tre decenni di pace nella penisola del Sinai secondo gli accordi di Camp David avevano cullato il comando israeliano elevandolo ad un falso senso di sicurezza, portandoli a trascurare ciò che Debka chiama il fronte del Sinai: “Trentadue anni di pace con l’Egitto hanno lasciato Israele militarmente impreparata per l’ignoto e inaspettato nel loro lungo confine meridionale di 270 chilometri: l’attuale generazione di combattenti israeliani e comandanti non ha alcuna esperienza di combattimento nel deserto, la “corazza” israeliana è fatta su misura per funzionare contro i suoi fronti più ostili: Iran, Libano, Hezbollah e la Siria, ma l’intelligence ha poche informazioni a riguardo dell’esercito egiziano e dei suoi comandanti e, soprattutto, nessun indizio sulle intenzioni dei nuovi governanti ‘per quanto riguarda le future relazioni tra Cairo e Israele e la sicurezza sul loro confine nel Sinai. Le Forze di Difesa israeliane sono addestrate ed equipaggiate per affrontare l’Iran e la lotta sul terreno montuoso del Libano e della Siria. Dopo aver firmato la pace con l’Egitto nel 1979, Israele ha demolito le brigate da combattimento addestrate per la guerra nel deserto, la cui ultima battaglia fu combattuta nella guerra del 1973, da cui ha interroto le ostilità militari e il controllo dell’intelligence militare egiziana. L’alto comando israeliano conosce di conseguenza poco o nulla sugli eventuali comandanti sul campo, che potrebbero guidare le truppe egiziane se venissero distribuiti nel deserto del Sinai. ” molto qui è frutto della fantasia, ma lo scopo dell’articolo è abbastanza evidente.

Franco Macchi riassumere le situazioni fin qui elencante come segue: “In primo luogo, il sabotaggio dell’oleodotto (proprio all’inizio della ‘rivoluzione’ in piazza Tahrir), in secondo luogo, la scenata esagerata di Israele sul fatto che una fonte vitale di energia fosse stata messa in pericolo, creando un problema di sicurezza nazionale, in terzo luogo, gli attacchi di tipo militare nelle caserme dei soldiati egiziani e i soldati nel Sinai, in quarto luogo, la rivolta definita ‘incontrollabile’ delle tribù beduine del Sinai. Il quinto, lo sciopero dei lavoratori del canale di Suez da cui Macchi trae una conclusione : “Il pericolo di uno scenario di Chaos e di perdita di controllo da parte del governo egiziano’ sarebbe un plausibile prestesto per un intervento militare, una spada di Damocle che pesa sopra la testa dell’Egitto dall’inizio della crisi.”

Sulla base delle prove circostanziali, possiamo avanzare l’ipotesi che uno degli elementi che indussero Mubarak a dimettersi da presidente d’Egitto fù la minaccia da parte degli Stati Uniti di togliere agli egiziani il controllo del Canale di Suez, in tutto o in parte.

PERCHE’ GLI USA HANNO SCARICATO MUBARAK?

Dobbiamo ora esaminare nel dettaglio le ragioni specifiche per cui gli Stati Uniti hanno scelto di scaricare Mubarak e perché proprio adesso. Il modello generale che emerge da questa indagine è quella di un Mubarak sempre più apertamente ostile alla direzione generale della politica statunitense, soprattutto sulla questione centrale dello stabilire se l’Egitto, lo stato chiave tra quelli arabi sunniti, avesse dovuto partecipare all’alleanza pianificata dal Dipartimento di Stato contro l’Iran e i suoi alleati. Nessuno sapeva meglio di Mubarak che la divisione degli arabi negli ultimi tre decenni, aveva portato ad un fronte di radicali, da un lato, e un blocco di arabi moderati, dall’altro, che ha ridotto questi Stati alla condizione di pedine sacrificabili. Ci sono segnali che indicano che stava facendo qualcosa per risolvere la questione.

LIBANO: MUBARAK SI OPPONE FERMAMENTE AL COMPLOTTO DI OBAMA E DELLA CLINTON NEI CONFRONTI DEGLI HEZBOLLAH


L’ultima conversazione conosciuta tra Obama e Mubarak prima della crisi esplosa in Egitto sembra aver avuto luogo il 19 gennaio. Secondo le letture, Obama ha chiamato Mubarak per ringraziarlo per il sostegno egiziano nella politica degli Stati Uniti verso il Libano. Meno di una settimana prima che iniziasse la rivolta, troviamo questo dispaccio di una agenzia di stampa: ‘Il presidente Barack Obama ha parlato con il Presidente egiziano Hosni Mubarak, Martedì, circa il desiderio degli Stati Uniti di tenere le acque calme in Tunisia e lo ha ringraziato per il sostegno dell’Egitto al tribunale dell’Onu istituito per giudicare gli assassini dello statista libanese Rafik al-Hariri …. Obama ha ringraziato Mubarak per il sostegno egiziano del tribunale “, che sta tentando di porre fine all’era dell’impunità degli assassini politici in Libano e ottenere giustizia per il popolo libanese”.

Ciò che rende la tattica di Obama così incredibile è che Mubarak fù uno degli avversari principali di tutta la corte dell’ONU che accusava il regime degli Hezbollah, chiaramente perché l’intera faccenda non era altro che una ricetta per riavviare la guerra civile libanese, e quindi molto probabilmente una guerra nazionale. Mubarak non volle prendere parte alla politica di Obama e quest’ultimo deve averlo capito. Questa incongrua telefonata assume quindi il carattere di una qualche forma di avvertimento obliquo al presidente egiziano per fermare il sabotaggio di una delle principali mosse per la destabilizzazione dell’intera regione.

MUBARAK: L’IRAN UNA PARTE DELLA SOLUZIONE

L’idea preferita su questo tema di Mubarak è che l’intero Libano abbia un futuro indipendente che non abbia quindi il peso incombente di complotti da parte delle Nazioni Unite. Ecco come Mubarak ha espresso il suo dissenso lo scorso ottobre: ‘Il presidente egiziano Hosni Mubarak disse che un verdetto contro un alto funzionario degli Hezbollah potrebbe pregiudicare la sicurezza interna del Libano e ha aggiunto “Il destino del consenso e della convivenza libanese non deve dipendere da questo atto d’accusa indipendentemente dal suo contenuto “. Mubarak ha anche avvertito che la pace in Medio Oriente “non può permettersi un nuovo fallimento.” ” Inoltre, non può permettersi l’escalation di violenza e diterrorismo che andrebbe a crearsi nella regione se crollassero i negoziati “, ha detto. Mubarak pensa che ogni progresso sulla pista israelo-palestinese possa aprire la strada a simili progressi e ad accordi su entrambi i binari, libanese e siriano. “L’Iran”potrebbe diventare parte della soluzione per la crisi in Medio Oriente, piuttosto che essere una delle cause. “‘

Iran una parte della soluzione in Medio Oriente! L’Iran avrebbe dovuto essere totalmente isolato, ed è il principale obiettivo degli Stati Uniti! Un discorso che suona come eretico, l’esatto opposto del sermone così stridente predicato da Hillary Clinton durante tutto il 2010.

MUBARAK RIFIUTA LO SCUDO ATOMICO PROPOSTO DAGLI USA, GLI STATI UNITI CRITICANO L’ALLEANZA TRA ISRAELE E SUNNITI ARABI CONTRO L’IRAN

Come già osservato, la principale mossa diplomatica del primo anno dell’amministrazione Obama è stata la creazione di un blocco arabo-sunnita incentrato sull’Egitto, insieme con Israele, sotto la protezione dell’ombrello nucleare degli Stati Uniti, ai fini del confronto regionale e di una possibile guerra contro l’Iran, la Siria, gli Hezbollah, e dei loro alleati. Uno dei sottoprodotti di tale regime sarebbe stata un’alleanza militare forzata tra Egitto, Arabia Saudita e Israele  contro i musulmani dell’Iran. La prima guerra del Golfo aveva mostrato l’avversione che hanno i leader arabi a partecipare spalla a spalla agli Israeliani durante le imprese militari, che dovevano tra l’altro stare fuori dal Kuwait. Tuttavia, l’alleanza con Israele fù esattamente quello che Obama e Hillary Clinton esigevano. L’Arabia Saudita, che non aveva relazioni diplomatiche con Israele, sarebbe stata molto probabilmente costretta ad aprirle. Per quanto riguarda l’Egitto, anche se il trattato di pace di Camp David con Israele è in vigore da tre decenni, vi sono ancora molti aspetti delle relazioni bilaterali tra Egitto e Israele, che sono ben lungi dall’essere normalizzati. Mubarak non aveva alcuna intenzione di consentire che tale normalizzazione fosse automatica, e, naturalmente, non volle che l’Egitto diventasse carne da cannone nel tentativo degli Stati Uniti di dividersi e spartirsi l’Iran.

Il piano dell'”ombrello nucleare” avrebbe anche richiesto la creazione di basi militari USA in Egitto, Mubarak si è  sempre opposto. Ci sono circa 500 militari statunitensi in Egitto, ma questi sono stanziati nel deserto del Sinai come parte della Forza multinazionale, insieme a truppe di altri 10 paesi nel quadro della sorveglianza del confine Israele-Egitto sotto i termini del trattato di pace di Camp David del 26 marzo 1979. Mubarak non ha mai voluto le basi USA in Egitto. Ha inoltre sistematicamente respinto tutte le richieste da parte degli Stati Uniti per fornire forze militari egiziane per la guerra in Afghanistan.

Ecco come venne formulata la proposta per l'”ombrello nucleare” nell’estate del 2009: ‘Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton è apparso Mercoledì per delineare come gli Stati Uniti potrebbero far fronte a un Iran nucleare – armando i suoi vicini e con l’estensione di una “difesa ad ombrello” nella regione.

Mubarak si oppose con veemenza a questa strategia, come possiamo vedere dal tono del rapporto pubblicato tramite uno dei documenti semi-ufficiali al Cairo, e reso disponibile attraverso l’israeliana Ynet: ‘Il quotidiano Al-Gumhoria dice il presidente egiziano contesta fortemente la porposta americana per Israele, cioè di creare per gli Stati arabi un ombrello nucleare contro gli attacchi dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno offerto ad Israele, Egitto e ai Paesi del Golfo Persico di far parte di un ombrello nucleare contro un attacco iraniano, come riferito dal giornale egiziano Gumhoria. In accordo con l’idea americana, gli israeliani e gli americani sarebbero stati impiegati in quei paesi arabi, in preparazione ad una risposta di qualsiasi pericolo l’Iran potesse rappresentare. Tutti sanno, l’editore ha scritto, che tali basi sarebbero state utilizzate per dichiarare guerra all’Iran se il dialogo diplomatico americano con Teheran americano fosse destinato a fallire ‘.

Secondo il riassunto Ynet ‘, “L’ombrello di difesa americano di cui Israele farà parte mira a consentire a quest’ultima di approfittarsene dei paesi del Golfo’ di fiducia, essere protetta e sfruttare la ricchezza economica dei paesi produttori di petrolio. Questa normalizzazione è indiretta e una tangente nascosta a Israele. “Secondo l’editore,” L’unico a rivelare questo piano satanico è stato il presidente Hosni Mubarak, che fù molto fermo nella sua risposta. Egli ha sottolineato che l’Egitto non supporta la normalizzazione con Israele libera, indipendentemente dalle sue ragioni. “Secondo l’editoriale, il Cairo è contro all’alleanza per la difesa, anche se Israele non facesse parte di essa. Alcuni giorni fa, il redattore del giornale ha scritto, più di 200 membri repubblicani e democratici del Congresso inviarono una lettera al re saudita Abdullah, esprimendo il loro disappunto per la sua incapacità di accettare la chiamata del presidente Obama a fare passi in avanti verso la normalizzazione di Israele.

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Stuxnet: Un video sottolinea il successo isreaeliano

Un nasto è stato visionato alla festa di pensionamento del capo delle Forze di Difesa di Israele e sembra ancora una volta dimostrare che vi sia lo zampino israeliano dietro Stuxnet e quindi sui danni provocati al programma nucleare iraniano.

Il video che mostra i successi operativi del tenente generale Gabi Ashkenazi include anche riferimenti a Stuxnet, un virus informatico che l’anno scorso ha danneggiatto il sito di arricchimento nucleare di Natanz.

Anche se ufficialmente Israele non ha accettato la responsabilità per l’attacco via Stuxnet, le prove di suo ruolo attivo nell’intera operazione si hanno da quando sono iniziate le prime avvisaglie e cioè a luglio. Il virus, che non ha precedenti in quanto a complessità, è stato progettato per infiltrarsi nei sistemi di controllo a Natanz e di nascosto fare delle rettiffiche errate alle centrifughe che le avrebbero poi danneggiate.

I ricercatori della sicurezza dicono che i vari fattori della cyber minaccia, tra cui la complessità del suo funzionamento tendono con forza ad indicarne come fonte Israele. E’ un fatto che un impianto speciale è stato istituito con la cooperazione americana, nel deserto israeliano, per testare l’arma.

Subito dopo la sezione di Stuxnet, il video del Ten. Gen. Ashkenazi include un omaggio a Meir Dagan, che era a capo del servizio segreto del Mossad israeliano durante quasi la totalità del tempo in cui il Ten. Gen. Ashkenazi è stato responsabile della IDF.

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Gli esperti dell’ONU si discostano dalla versione ufficiale dell’11 settembre

NAZIONI UNITE – Gli Stati Uniti Martedì hanno chiesto il licenziamento di un esperto per i diritti umani delle Nazioni Unite per i commenti “negativi”, riguardo la questione 11 settembre, secondo lui essa sarebbe frutto di un complotto e non l’attentato di terroristi appartenenti ad una fantomatica associazione.
Il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha condannato i commenti di Richard Falk, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi, come “un affronto” alle vittime degli attacchi “terroristici” di Al Qaeda a New York e Washington.
L’ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Susan Rice, ha giudicato il punto di vista di Falk  “spregevole e profondamente offensivo” (Mi ricorda qualche politico italiano che chiama in trasmissioni tv) dicendo di aver richiesto il suo licenziamento.
Falk ha scritto nel suo blog personale, l’11 gennaio, che ci sono “vuoti goffi e contraddizioni nelle spiegazioni ufficiali” portate per giustificare gli attacchi dei jet dirottati che si schiantarono contro il World Trade Center a New York e contro il Pentagono a Washington.
Sostiene che ci sia stata “un’apparente cover-up” da parte del governo degli Stati Uniti sulla sua reale conoscenza degli attacchi orditi da Bin Laden.
Falk continua dicendo che i media statunitensi “non sono stati disposti a riconoscere i dubbi ben evidenziati nella versione ufficiale degli eventi: Un’operazione di Al-Qaeda di cui l’intelligence Usa non era a conoscenza”

Chi è il vero terrorista?

L’ambasciatrice statunitense dice di essere “scioccata” e vuole unirsi ad altri colleghi per licenziare Falk.
“Il signor Falk approva le storielle dei teorici del complotto che sostengono che gli attacchi terroristici dell 11 Settembre 2001, siano stati perpetrati e quindi coperti dal governo Usa e dai media”, ha detto in un comunicato.

“I commenti del signor Falk sono spregevoli e profondamente offensivi, e li condanno in maniera assoluta. Sono portavoce di una grande protesta a nome degli Stati Uniti”.
“A mio parere, l’ultimo commento del signor Falk è stato talmente nocivo che dovrebbe essere finalmente chiaro a tutti che non è più adeguato a ricoprire il posto che occupa alle Nazioni Unite”, ha detto la Rice.
“Gli Stati Uniti sono profondamente impegnati nella causa dei diritti umani e riteniamo che questo impegno sarà tanto più efficace se il signor Falk si farà da parte assieme al baldacchino di insensatezze che ha deciso di creare.”

I funzionari delle Nazioni Unite ha detto che Falk non è stato richiamato da Ban, ma dalla sede di Ginevra del consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite. Il Consiglio deciderà il futuro di Falk.
Parlando a Ginevra, il leader delle Nazioni Unite ha espresso lo shock per i commenti di Falk.
“Voglio dirvi chiaramente e direttamente che condanno questo tipo di retorica incendiaria…E ‘assurdo…Un affronto alla memoria delle oltre 3.000 persone che morirono in quel tragico attentato,” ha detto Ban.

“Vorrei far notare che Stati Uniti e molti altri diplomatici sono usciti dall’aula in segno di protesta, nel settembre 2010 quando il presidente iraniano, Ahmadinejad, fece osservazioni simili davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.”
Il leader iraniano mise in dubbio le cause degli attentati dell’11 settembre, nel suo discorso all’Assemblea Generale lo scorso anno.